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Il governo crede nell’atomo: al via la piattaforma per il nucleare

 

Dopo un’estate al mare torna il tormentonenucleare. Il vicepremier Matteo Salvini, un mese fa, aveva già annunciato la personale volontà di riproporre un referendum italiano sul nucleare di nuova generazione e rilanciare l’energia atomica nel nostro Paese. Ora, dalForum Ambrosetti di Cernobbio,sia il ministro dei Trasporti che quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica,Gilberto Pichetto Fratin, vanno nella stessa direzione parlando di necessità di“riportare il nucleare in Italia”e Fratin ha spiegato che il21 settembre ci sarà una prima convocazione al Ministero fra istituzioni e imprese durante la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”. Da quando l’Ue ha inserito nella suatassonomia verdeil nucleare, l’idea di riproporre anche nello Stivale questa importante fonte di energia considerata dall’Europa “a basse emissioni” è stata proposta e annunciata a più riprese da esponenti dell’attuale governo. Gli ostacoli a un ritorno del nucleare sono molti: abrogato con due referendum in passato, il sistema dell’energia atomica su cui puntano oggi i ministri è quello diquarta generazione, fatta di reattori più piccoli e un minor numero di scorie da smaltire ma questa tecnologia a parte alcuni reattori in fase sperimentale, come in Cina,non è però oggi in funzione nel mondo. Mentre alcuni Paesi come la Germania hanno rinunciato nel tempo alle loro centrali, altri reattori (non di quarta generazione) sono stati completati negli ultimi mesi in diversi Paesi: nella maggior parte dei casi però,dalla Finlandia alla Francia passando anche per gli Usa, sono stati “consegnati” con anni di ritardo e costi miliardariestremamente elevati e in eccesso rispetto a quelli previsti inizialmente. Proprio tempistiche (si parla di 15 anni per quelle attuali di terza generazione) e costi, referendum e possibili opposizioni (è di questi giorni la polemica sulle acque di Fukushima sversate nell’oceano 12 anni dopo l’incidente), unite al fatto chel’Italia ancora non ha un Deposito nazionale per le scorie nucleari, sono tutti fattori che allontanano la possibilità di avere, al contrario di quanto sostiene Salvini,“centrali operative in 10 anni”. Eppure il governo, fiducioso come dice il vicepremier di vederle in funzione fra una decina d’anni, tira dritto sulla possibilità del nucleare tanto che sono già in corso i primi confronti conl’Ansaldo Nucleare Spa. Fratin ha detto che l’idea di una piattaforma «si tratta di una scelta di rendere palese quello che deve essere un impegno dello Stato sulla ricerca, la sperimentazione e l’implementazione della conoscenza che abbiamo già nel settore del nucleare e coinvolge molti attori pubblici che hanno mantenuto questa conoscenza a partire daEneae le nostre grandi imprese». Salvini ribadisce invece che «siamo tra i pochissimi Paesi al mondo ad aver detto di no, ma io ritengo che l’Italia debba, entro quest’anno, riavviare la propria partecipazione al nucleare. L’Italia non se ne può chiamare fuori – ha aggiunto – conto che entro il 2023 questo governo abbia la forza di spiegare agli italiani perché, nel nome della neutralità tecnologica, non possiamo dire di no a nessuna fonte energetica. Nell’arco di 10 anni sono convinto che questo governo potrà inaugurare la prima produzione derivante dal nucleare». Il ministro dell’Ambiente, che a Cernobbioha parlato anche di fusione, crede infine come il vicepremier nelle opportunità date dalla fissione e cita gli small reactor. «Siamo impegnati sulla fusione nella sperimentazione con diversi accordi a livello internazionale e poniamo il massimo della attenzione alla fissione di quarta generazione, che significa anche la valutazione degli small reactor che nell’arco di dieci anni potranno essere una opportunità per il Paese», ha concluso.

Redazione

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