Ilsenoè uno tra gli elementi principali dell’identità femminile e non è un caso che quellonudosia brandito come simbolo da chi vorrebbe velare e ingabbiare le donne. Recentementea farne uno strumento di lotta sono state lecantanti spagnole, chehanno iniziato a scoprirlo durante le loro performance. L’ultima in ordine di tempo è stataEva Amaral, che sul palco del festivalSonoramaprima di iniziare a cantareRevoluciónsi è tolta il top rossodi paillettes e lo ha gettato sul pavimento, rivendicando l’appartenenza a un movimento che attraverso il corpo femminile punta adifendere i diritti delle donne,a superare glistereotipi legati alla nudità femminilee ad affermare il pienocontrollo sui corpi. «Questo è per Rocío, per Rigoberta, per Zahara, per Miren, per Bebe, per tutti noi -ha detto, elencando i nomi delle collegheche, prima di lei, avevano deciso di scoprirsi il seno in pubblico e che, per questo, erano state censurate e fermate dalle forze dell’ordine. A giugno, a esempio,la polizia ha interrotto il concerto di Rocío Saizdurante ilPridea Murcia, dopo che la cantante si era tolta la parte sopra dell’abito per eseguire la canzoneComo yo te Amo. Un gesto parte della sua performance da oltre 10 anni e che nessuno prima di quel momento aveva mai pensato di fermare. Alla fine la polizia ha fatto marcia indietro, scusandosi per l’incidente e aprendo un’indagine interna per far luce sull’accaduto ma, al di là della pubblica ammenda, molti hanno preso quell’episodio come un segnale tutt’altro che incoraggiante per le donne. L’aria di repressione d’altra parte era aleggiava da tempo. L’anno scorsoRigoberta Bandini, popolare per aver scritto l’ode alla maternitàAy Mamá(divenuta una sorta di inno femminista spagnolo grazie al testo che recita “Non so perché le nostre tette siano così spaventose” e “Un seno che sporge, in stile Delacroix”),si era scoperta ilsenoa un concerto. Anche in quel caso, oltre agli elogi, non mancarono lefrizionie qualche critica. Le stesse che travolseroBebe, che nel 2011 fu derisa per aver mostrato un seno in un concerto a Logroño; eZahara, la cui locandina dell’album che la ritraeva nelle vesti di Maria di Nazareth sotto la scrittaPuta(puttana), fu censurata perché gruppi cattolici la ritenevano un’offesa alla religione. Amalè molto popolare in Spagna e per questoil suo gesto non è passato inosservato. Oltre a riempire giornali e siti web, di lei si è occupata anche la politica, con le esponenti progressiste e femministe che hanno applaudito al gesto. A esporsi pubblicamente sono statela vicepremier Yolanda Díaz, che l’ha ringraziata per «rappresentare tutte le donne del Paese e difendere i diritti che oggi sono minacciati»; e la ministra per l’uguaglianzaIrene Montero, che ha ritwittato una sua foto con le parole “per la dignità della nostra fragilità, della nostra forza”. Per la giornalistaNuria Varela, autrice del libroFemminismo per principiantie coinvolta nella creazione del primo Ministero per l’uguaglianza del Paese nel 2008, il gesto di Amaral ricopre un’importanza enorme, visto chenegli ultimi anni i tentativi di minare ai diritti delle donne sono stati diversi.«C’è la sensazione che stiamo tornando a cose che pensavamo di aver superato» ha sottolineato, facendo riferimento principalmente alle azioni portate avanti dalpartito di estrema destraVoxche, oltre ad avere una visione estremamente patriarcale della società e della famiglia, ha fatto rimuovere un murales a Madrid che celebrava una serie di figure femminili, da Nina Simone a Frida Kahlo, perché giudicato un’opera d’arte troppo politica. «Il messaggio di Amaral è che abbiamo lavorato duro per le nostre libertà e siamo stanche di doverle riconquistare ogni 10 minuti. Sembra che i nostri corpi non ci appartengano ancora, nonostante tante lotte», ha dichiarato Varela Ilcorpo delle donnecontinua dunque a essere uncampo di battagliae non è la prima volta cheil seno viene usato come strumento di lotta politicae liberazione sessuale e sociale. Lo hanno fatto semprein Spagna le donne negli anni ‘70 e ‘80, durante la transizione dalla dittatura alla democrazia, e lo fa costantemente il collettivo internazionaleFemen, le cui attiviste si mostrano spesso a petto nudo per manifestare contro le violenze sulle donne e le disparità di genere. Nel 2019, ha scelto questa modalità di protesta anchela cantante cilena Mon Laferte, che sfilando sul red carpet delLatin Grammy Awardsdi Las Vegas si è aperta la giacca mostrando il seno a fotografi, cameraman e presenti per denunciare le violenze e torture subite dalle donne del suo Paese durante le manifestazioni antigovernative in corso. A seguito degli ultimi fatti, nonostante gli apprezzamenti dei movimenti femministi spagnoli e di una fetta di politica progressista, non sono mancate le critica dichi sostiene che questi gesti altro non siano che esibizionismo, che non spostino niente nella partita per l’affermazione dei diritti delle donne e che non ci sianulla di femminista nell’esporre la nudità. Tra chi appoggia l’operato delle cantanti e chi lo condanna, un’unica certezza sembra però granitica:il corpo delle donne resta un terreno di dibattito, di opinioni (spesso non richieste), di giudizi. Il contrario di ciò che si vorrebbe e la dimostrazione che non si debba arretrare.
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