“Chi commenta lacagnetta di mia figlia?”. “Scambio foto titktok denudate”. “Chi vuole vedereuna 06 in mutandine che si sculaccia?”. “Scambiofidanapoletana”. “Mostromilf mia mogliesud Sardegna 45 enne magari qualcuno la riconosce ho solo foto in intimo”. “Chi vuole commentareuna foto di mia madre da giovane nudafatta per un calendario semi-amatoriale? Materiale rarissimo, cimelio di famiglia”. Questa galleria degli orrori non sono commenti di “mostri”. Sono mariti, padri, fratelli, fidanzati, cugini, amiciche si raggruppano in chatTelegramnate con il solo scopo di scambiarsi immagini e video di persone non consenzienti, a volte minori. Troppo spesso minori. Era l’aprile 2020 e, mentre l’Italia e il mondo restavano a casa,Wiredci portava di nuovo – dopo averlo fattonel 2018 con l’inchiestaUscite le minorenni–dentro l’orrore, più precisamente nel“più grande network italiano”di quello che con un infelice nome inglese chiamiamorevenge porne a cui sarebbe meglio riferirsi come “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti” oPnc, Pornografia non consensuale. Migliaia di uomini, centinaia di migliaia di messaggi e contenuti multimediali condivisi tra perfetti estranei senza che le donne e bambine che di quelle immagini sono il soggetto abbiano voce in capitolo, con il solo scopo disessualizzarle, umiliarle, violentarle. Uno sguardo sull’abissoche Lucia Bainotti e Silvia Semenzin avevano portato ancora più a fondo nel loro libroDonne tutte puttane(Durango Edizioni, 143 p., 15€) dal gruppoWhatsApp“creato da una decina di ragazzi allo scopo discambiarsi foto e video intimi di ragazze senza che le ragazze ritratte ne fossero consapevoli o addirittura scattate a loro insaputa”, in cui uno dei capitoli è dedicato proprio al “casoTelegram”. Quelle chat ci avevano sconvolto, i giornali ne avevano discusso, la polizia postale aveva fatto chiudere molti gruppi eavevamo detto “mai più”. Eppure, i messaggi che aprono l’articolo non risalgono a 3 anni fa. Un’utenteTwitterle ha condivise in questi giorni sul suoprofilo, mostrando come il 6 agosto, quando il gruppo è stato chiuso dalla Polizia Postale, gli iscritti fossero 52.000.Cinquantaduemila. Il gruppo è stato chiuso, certo, ma a centinaia continuano a esistere e a riformarsi rapidissimamente, nuovi canali cheil loro desiderio di “stupro” a volte lo scrivono a chiare lettere nel nome. Invece che diminuire, infatti, dal 2020 a oggila diffusione di materiali intimi non consensuali è cresciuta, soprattutto suTelegram, dove è aumentata del21%in un solo anno, tra novembre 2021 e novembre 2022. A dirlo èState of Revenge 2022, il report annuale diPermessoNegato, la più grande associazione europea contro “la proliferazione della Pornografia Non Consensuale (anche conosciuta come NCII eRevenge Porne dialtre forme Image Based Abuse, mediante identificazione, segnalazione e rimozione (circa 3.500.000 contenuti nell’anno solare) dei contenuti dalle principali piattaforme online”, nata durante la pandemia. I numeri del rapporto sono sconvolgenti: nel 2022, i canali attivi nella condivisione di materiali intimi non consensuali dedicati solo al pubblico italiano erano231, gli utenti non unici – un’espressione che indica “il numero degli utenti assidui” – oltre 13 milioni, 4.217.220 in più (+32%) rispetto a 12 mesi prima. Il gruppo più numeroso raccoglievaoltre 540.000 utenti. Quello è che ancora più sconvolgente, però, è vedere comei numeri siano saliti vertiginosamente negli ultimi anni, in particolare durante e dopo la pandemia che «ha amplificato questi fenomeni.Si sono moltiplicate le condivisioni di contenuti pornografici non consensuali, ed è esploso il problema dei gruppiTelegram», ha spiegato il Presidente diPermessoNegatoMatteo Flora inun’intervista. * febbraio 2020:17gruppi/canali per un totale di 1.147.000 utenti non unici; * maggio 2020:29gruppi/canali per un totale di 2.223.336 utenti non unici; * novembre 2020:89gruppi/canali per un totale di 6.013.688 account non univoci; * novembre 2021:190gruppi/canali per un totale di 8.934.900 account non univoci. * novembre 2022:231gruppi/canali per un totale di 13.152.120 account non univoci. Dietro queste statistiche ci sono le vite delle persone che, ignare, vedono la loro immagine condivisa e umiliata: ora, oltretutto, grazie alla “magia” dell’AIqualsiasi foto può diventare nudo o pornografia, attraverso l’utilizzo deldeepfakeo di bot che “spogliano” le foto di persone vestite. “Il fenomeno in Italia ha assunto online tinte inquietanti”, si legge nel report. “Numerosi sono siti e “canali” social dedicati alla diffusione di NCP, che oltretutto incoraggiano in una sorta di “gara” i propri utenti a caricare e video intimi dei loro attuali o ex- partner, al fine di condivisione, di scambio o di mera “valutazione”. Ad aggravare la situazione,una cospicua parte del materiale viene corredato da nome, cognome e/o collegamenti ai profili social personali delle vittime oltre che – meno spesso – indirizzi email o numeri di cellulare. Le conseguenze di questo fenomeno sono spesso devastanti per la vittima, con ripercussioni non solamente sul piano psicologico e reputazionale, ma sempre più spesso con dirette ripercussioni sul piano lavorativo”. Quello che è particolarmente grave e preoccupante è lo scambio di contenuti pedopornograficisu questi canali, speso richieste con perifrasi “esplicite con la ricerca di ‘scambio bambine’ o di ‘chi ha bambine’”. “Il canaleTelegramdi informazione sulChild Abusefornito dalla Piattaforma e raggiungibile (t.me/stopCA)”, spiega il rapporto diPermessoNegato, “riporta dai 25.000 ai 35.000 gruppi rimossi ogni singolo mese per pedopornografia, sottolineando la gravità ed endemicità del problema”. A far crescere i numeri, però, è anchel’attenzione mediatica che viene riservata ad alcuni gruppi(non è un caso se le cifre sono iniziate a salire dopo la condivisione delle inchieste nel 2020): «dalle nostre rilevazioni emergono correlazioni che fanno vedere cheogni volta che un gruppo viene citato dai mass media esplode il numero di persone che si iscrivono», ha spiegato Flora, cherispondendoall’utente che oltre agli screen dei messaggi ha mostrato la descrizione del gruppo e i nomi di altri canali simili, ha ricordato «mandare screen con il nome del gruppo è unaPESSIMAidea».
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