Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per ilcambiamento climaticoecontrol’inquinamentoambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un Pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno. Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili. Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo, o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario. Se ti sei chiestə almeno una voltacosa puoi fare per salvare il Pianeta,ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita, alloraquesta è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto lemigliori invenzioni che possono aiutare la Terrache abitiamo. Tu sei dei nostri? CoalAsse CoalAsseè unamatitaprodotta in modosostenibile,utilizzando rifiuti agricoli e atmosferici. L’idea è di Jan Patricia Diamonon, Elijah Senia, Trixczia Salinas, Jea Pierre San Juan e Kervin Taoatao, studenti delTechnological Institute of the Philippines, che hanno pensato a un prodotto sostenibile che fornisse anche una soluzione aicrescenti danni causati dai rifiuti nelle Filippine. È nato cosìCoalAsse, unamatita sostenibileprodotta a partire dairesidui della canna da zuccheroe dairifiutiagricoli. Il corpo di questo oggetto è fatto dibagassa, cioè di polpa di canna da zucchero: la bagassa, infatti, è il residuo del processo di raccolta della pianta. Quando questa viene pressata per estrarne i succhi, il materiale fibroso (bagassa) è considerato un abbondante rifiuto agricolo, spesso lasciato a marcire. Il team diCoalAsseha pensato, piuttosto, diriutilizzare questa risorsaetrasformarlanella struttura di un prodotto utile e sostenibile. Così, dopo aver macinato la bagassa e averla resa polvere, l’hannomescolata con adesiviper solidificarla e posizionarla in uno stampo per stampanti 3D che producesse il corpo diCoalAsse. Per creare, invece, laminadella matita hanno utilizzato lapolvere d’aria raccolta dai filtri dell’aria(a esempio aspirapolvere, filtri per l’aria condizionata, purificatori d’aria) che è stata, successivamente bruciata e incenerita fino a raffinarla in polvere nera simile al carboncino e inserirla in una forma che le desse la giusta grandezza di una mina. SkinScape Ogni anno, una significativa quantità dibucce di cipollaviene gettata come scarto organico dopo la lavorazione e il consumo del prodotto. In realtà, la buccia rappresentaunarisorsa, spesso sottovalutata, per crearemateriali compositi e sostenibili,adatti per applicazioni di progettazione biofila. Grazie aSkinScapeè possibile dare nuova vita a questa preziosa risorsa, in un’ottica direcupero e riciclo: le bucce di cipolla di diversi colori destinate allo smaltimento, infatti, vengonoraccolte e legate insiemeusando un appositolegante a base di amido di avenache dona loro una superficie con proprietà traslucide. Vengono, poi, lavorate manualmente fino a crearne deifogli strutturatiche possono essere modellati nel design a seconda dell’applicazione desiderata. Per rinforzare ulteriormente i fogli e garantirne durata e resistenza, viene creata unamiscela con altri biomateriali,come la segatura o l’adesivo a base biologica, che permette di avere nel prodotto finale le caratteristiche funzionali che si preferiscono per le applicazioni previste. Sistema di raffreddamento passivo Parliamo di unsistema di raffreddamento per edificicapace diabbassare la temperatura di oltre 9 °Ce chenon ha bisogno di essere alimentatoda energia elettrica. È stato sperimentato direttamentesul tetto del campus del Mit di Bostonda un gruppo di ricercatori e si basa su una tecnologia che,sfruttando solo fenomeni fisici(come l’isolamento, l’evaporazione e l’emissione di radiazioni),assorbe il calore dall’ambiente interessato e lo trasferisce lontanodal sistema che si vuole raffreddare, senza necessità di alimentazione esterna. Il sistema dei ricercatori del Mit è costituito daun pannello piattocomposto da3 stratiche combinanodiverse tecniche di raffreddamento passivo, ognuna delle quali contrasta le carenze delle altre. Lo strato più esterno del pannello è fatto da un materiale ultraleggero, unaerogelaltamente isolante con struttura simile a quella di unaspugna. Sotto l’aerogel (e isolato da esso) c’è il secondo strato costituito da unidrogel: materiale caratterizzato da una rete di polimeri insolubili immersi in acqua. Quando l’energia termica che attraversa lo strato superiore viene a contatto con l’acqua, questa in parte evapora salendo attraverso l’aerogel. Inoltre, l’idrogel converte parte del calore assorbito in radiazione infrarossa che viene rilasciata nello spazio esterno passando attraverso l’aerogel. Nell’ultimo strato, quello sotto l’idrogel, i ricercatori hanno posto unmateriale riflettentesimile a uno specchio, che ha il compito di riflettere la parte di calore che riesce a passare attraverso i 2 strati superiori assicurando, così, che venga assorbito e dissipato dall’idrogel il più possibile. Si tratta di un sistema ancorain fase di sperimentazionee che ha molta strada da fare per migliorare prima di essere immesso nel mercato, ma è un primo passo in avanti verso un futuro piùsostenibile.
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