Il progressivo abbandono delle campagne in favore delle città porteràentro il 2050 2 miliardi di personea trasferirsi nei centri abitati: la previsione, contenuta in unrapportodell’International resource panel, istituito dall’Onu nell’ambito delProgramma per l’Ambiente(Unep), impone una riflessione su come vadano ridisegnati gli spazi dei territori urbani per accogliere l’ondata in arrivo nell’immediato futuro e su quali contromisure vadano prese affinché il vivere comune non sacrifichi spazi di condivisione e, soprattutto,la cura per l’ambiente. Per la sua stessa sussistenza, una città ha bisogno diinglobare energia e risorse, restituite poi sotto forma diconsumo di suolo,inquinamento atmosfericoerifiuti. Per ridurre la pressione antropica nelle città, sempre più avvolte dallo smog e vulnerabili di fronte a eventi climatici estremi e improvvisi, un numero crescente diComuni sta facendo ricorso apiani di forestazione cittadina, per i quali è stata riservata ancheuna parte di fondi del Pnrr. Ad oggi, la ripartizione delle areetra risorse naturali, ambiente e sviluppo urbano è ancora troppo sbilanciata in favore di quest’ultimo. «Serve un cambio di paradigma», spiega aLa SvoltaAndrea Pellegatta, fondatore e responsabile dei progetti forestali diRete Clima,enteche promuove l’economia circolare e supporta aziende e pubbliche amministrazioni nello sviluppo di percorsi di decarbonizzazione e forestazione. «Bisogna cominciare ad avere visione del verde non solo dal punto di vista ornamentale oppure come un costo, ma come ungeneratore di benefici per la salutedi chi vive in città e per la salute degli stessi centri abitati». La sua associazione ha lanciato una campagna, rivolta principalmente ai Comuni di medie dimensioni in Italia, affinché mettano a disposizione aree pubbliche di almeno un ettaro da destinare alla riforestazione. Tra la primavera 2022 e la primavera 2023 l’appello ha interessato17 regioni e 42 tra siti urbani ed extraurbani,piantando circa 60.000 alberi di 35 specie arboree e arbustive autoctone. Un progetto che ha permesso a molte persone di godere dei benefici diretti e indiretti del verde pubblico.«Oltre a quelli più immediatamente misurabili come quelli ambientali,gli aspetti positivi di avere una foresta urbana sono anche sociali», aggiunge Pellegatta. «Queste aree riducono le diseguaglianze– insiste – perché le persone che le frequentano sviluppano un senso di appartenenza che accomuna tutti. Poi rappresentano anche un incentivo dal punto di vista turistico, si pensi alle attività sociali e sportive delParco Nord Milano. E ancora, sono un toccasana dal punto di vista psicologico. Non a caso esiste una pratica chiamataforest bathing, unapraticache dà sollievo mentale e riduce lo stress di chi si immerge nella natura». Tra i risvolti meno conosciuti della presenza di una foresta urbana in città anche lariduzione della criminalità:studidimostrano che furti, omicidi, spaccio di droga e atti di violenza sono inversamente proporzionali alla copertura territoriale di alberi e piante. Benefici di cui molti Paesi europei stanno già vedendo gli effetti,mentre l’Italia prova a mettersi al passo: lo scorso anno l’allora Ministero della Transizione Ecologica avevamessoa disposizione330 milioni di euro per progetti di forestazione urbana, con l’obiettivo diimpiantare 6,6 milioni di alberi nelle città metropolitane entro il 2024:tra il 2021 e il 2022 sono stati assegnati 84 milioni a 11 delle 14 città coinvolte, ma nel 2023 l’effettiva piantumazione è in estremo ritardo:molte piante messe a dimora sono morte per criticità climatiche come la siccità, mentre per altre si è fatto ricorso alla semina in vivaio, un processo che allunga i tempi perché richiede almeno due anni prima che la pianta sia sufficientemente sviluppata.
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