Categories: Diritti

Il racconto di Michela Murgia ha tutta la vita davanti

 

Era il2007. Non tanto tempo fa. Sono passati “solo” 15 anni da quando l’opera letteraria diMichela Murgiaè entrata a far parte del nostro lessico famigliare. Da quandoci ha indicato la strada della ribellione attraverso la scrittura- lei per prima lo ha fatto scrivendo il blog e poi libroIl mondo deve sapere(Einaudi) – rifiutando di lavorare nei contemporanei lager professionali. Nel suo caso, uncall center. Quella scrittura così calda, emotiva e chirurgicamente dotta di dettagli veri è stata lo strumento principe di unarivoluzione non silenziosapoi capita e compresa da Paolo Virzì, che mise su pellicola un immaginario che prima era stato raccontato solo lateralmente. Non in prima persona. Ed è per questo cheil libro di esordio di Michela Murgia ha un grande valore. Non è semplice letteratura (con tutto il rispetto per la Letteratura con la L maiuscola) manarrazione della realtà. Nelle scuole di giornalismo la chiamano “inchiesta” quellatestimonianza in prima persona di quanto umiliante potesse essere il lavoro di vendita alla cornetta telefonica, se non che, per chi fa il nostro mestiere la necessità di verifica prevede sempre le famose “3 fonti” incrociate, che possano restituire una realtà complessa. Ma che cos’è la realtà se non quello che accade davanti agli occhi di unagiovane insegnante di religione sarda, nata nel paesino di Cabras (ottimila anime) ma colta, con uno sguardo profondo ma lucido. Enon noiosa come tutti gli intellettualonispesso tristi apposta. Un’intellettuale positiva, allegra, con il sorriso. Unagiovane donnache sapeva anche divertirsi senza vergognarsi. E infatti più che noi giornalisti con i nostri blog e le nostre rubriche, ha fatto una giovane Michela Murgia:ha saputo- con grazia -affermare che “il re è nudo”, e che le nuove forme di racconto (pensiamo solo a cosa sono oggi i social media e gli influencer) avevano non solo in sé una verità intrinseca ma dovevano far parte anch’esse della storia. Rappresentavano dei testimoni a chi spesso esercita una professione e non è in grado di percepire perché immerso sia nella “crisi del giornalismo” sia “nella scrivania” sia nei “sistemi di potere” legati a un mondo in decadenza. Il mondo di Michela Murgia ha tutta la vita davantiproprio come il titolo del film di Virzì, perché vince grazie all’amore della veritàe alla forza di chi conosce i propri diritti senza mai dimenticare di sorridere. Michela Murgiaè scomparsa nella notte delle stelle cadentie la sua eredità brillerà per sempre anche per chi come noi prova a capire cosa accade intorno a sé, spesso senza avere le risposte giuste. Perchéci ha mostrato un percorso diverso. Che val la pena di essere valorizzato in futuro, anche nel giornalismo.

Redazione

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