Sforare oggi per rientrare in futuro. Nel suodiscorso di insediamento,il nuovopresidente del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni unite (Ipcc),Jim Skea,ha dato al mondo intero una brutta notizia per il futuro, ma anche una speranza per quello che verrà dopo. Il fisico scozzese,eletto il 26 luglioalla guida dell’Ipcc,ha spiegatoche«i colleghi che lavorano alWorking Group 1sulla scienza fisica dei cambiamenti climatici sono molto chiari sul fatto cheraggiungeremo un aumento delle temperature globali di 1,5 gradi attorno al 2030,o nella prima parte degli anni ‘30». Le sue parole sono un macigno per le speranze generate dall’Accordo di Parigi. Ilpatto, firmato nel 2015 da 183 Paesi, puntava a mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. Un obiettivo che con ogni probabilità non sarà a questo punto rispettato. Non tutto è perduto però:Skea si è definito «generalmente ottimista»e ha specificato che «nello scenario migliore potremo iniziare adabbassare di nuovo la temperatura globale sotto quella soglia».Tutto questo però a patto che gli attori politici ed economici inizino ad ascoltare gli scienziati, davvero. Le parole di Skea sono molto importanti: l’Ipccè l’organo Onu creato per comprendere le cause scientifiche delcambiamento climaticoe fornire i giusti consigli ai politici e ai leader delle istituzioni per contrastarlo. Da anni questa organizzazione chiede ai Governi di fare di più: a marzo di quest’anno nel suoSesto Rapportol’organo ha denunciato come le azioni prese finora sianoinsufficienti, nonostante le possibilità per intervenire siano molte. Secondo il report, l’economia globale sarebbe già pronta per abbracciare l’energiarinnovabile, magli Stati devono mettere a disposizione i fondi necessariper farlo. In attesa dell’inversione di tendenza, bisogna anche prepararsi agli effetti che l’innalzamento della temperaturaavrà sul nostro Pianeta. Secondo Skea, «il mondo non finirà se diventerà più caldo di 1,5 gradi. Tuttavia,sarà un mondo più pericoloso. I Paesi dovranno lottare con enormi problemi e ci saranno molte tensioni sociali». Il legame tra il benessere sociale e quello ambientale è stato sottolineato più volte dallo studioso scozzese. In un suo recenteinterventoha ricordato: «L’azione per il clima non è fatta solo di linee a lungo termine su grafici e astrazioni scientifiche: ricordate l’aspetto delle persone reali». Prendersi cura della Terra per prendersi cura di noi stessi.Sembra una frase fatta, ma per capire quanto sia reale basta guardare agli incendi nei Paesi mediterranei, ai tifoni in Asia e ai migranti climatici che già iniziano a scappare da territori ormai invivibili. La buona notizia, secondo Skea, è che gli esseri umani possono ancora intervenire per far sì che l’ormai pressoché sicuro sforamento di 1,5 gradinon sia un punto di non ritorno.Rivolgendosi ai Governi, il neopresidente dell’Ipccha detto «avete la cassetta degli attrezzi, ora dovete tirarli fuori».
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