Dietro a un cestino di pomodori in vendita, frutto delcaporalato, ci sono idiritti negati dei figli dei lavoratori agricoli sfruttati. Privati dell’accesso all’istruzione e alle cure,i figli dei braccianti che lavorano nei campi sono spesso vittime a loro volta diemarginazione sociale e abusi.Ne parla Save The Children nel nuovo reportPiccoli Schiavi Invisibili, che denuncia le condizioni drammatiche in cui si trovanomigliaia di famiglie nel Mezzogiornocostrette a lavorare dall’alba fino a notte fonda per sopravvivere. Le testimonianze raccolte tra le province diLatina e Ragusa, dove hanno sede 2 dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese, rivelano lostato di degrado in cui vivono i figli di famiglieprevalentementemarocchine, tunisine, pakistane e nigerianeche, per pochi centesimi, raccolgono la frutta e la verdura nei campi. In assenza di alternative e supporto, spesso ibambinisi trovano a doversaltare la scuola per accompagnare i propri genitori a lavoro, rimanendo ore chiusi in auto ad aspettare il loro ritorno oppure venendoimpiegati insieme a loro nei campi. In Italia, nel biennio 2019-2020, losfruttamento minorileha colpito il27,3% dei giovani stranieri, dicono fonti istituzionali, secondo cui, però, il numero delle vittime non registrate risulta più alto. Tra loro c’è chiproviene dalla tratta di esseri umani,un fenomeno che in Italia nel 2021 ha coinvolto96 bambini e 168 bambinedestinati alla manodopera e alla schiavitù sessuale. Save The Childrenstima che, tra i 14-15enni che lavorano nel Belpaese, il 27,8% (circa58.000 minorenni) abbia svolto lavori dannosi per il proprio sviluppo educativo e il benessere psicofisico. Tra i bambini e le bambine intervistate che hanno raccontato di aver avuto esperienze lavorative, il 9,1% è impiegato in attività in campagna. Lavorare nellafiliera agricolae andare a scuola per i bambini e i ragazzi cresciuti nelle famiglie di braccianti è la normalità. “Per S., una ragazza di 14 anni, illavoroè iniziato quando ne aveva 13, impacchettando ortaggi o “bombando i fiori”, spargendo cioè la sera gli antiparassitari sulle coltivazioni, senza protezioni per le mani e per la bocca.Lei a scuola ci va lo stesso, ma capita che per la stanchezza si addormenti sul banco”, si legge nel report. Per molti di loro la giornata inizia all’alba.I fratelli più grandi si prendono cura dei più piccoli trascorrendo la maggior parte del tempo da soli, tra scuola e lavoro nei campi. Vivono in abitazioni di poche decine di metri quadri, spesso malsane e sovraffollate, generalmente isolati in veri e propri ghetti e senza spazi di socializzazione. Maa essere negato non è soltanto il diritto all’infanzia, come raccontano gli autori del report. A non essere rispettato è anche ildiritto allasalute. I genitori senza permesso di soggiorno, infatti, faticano a ottenere i documenti necessari per accedere ai servizi essenziali, come ilmedico di base,e lo stesso si riflette sui figli. Nonostante l’intervento di sindacati, cooperative, assistenti sociali e insegnanti, le denunce da parte delle persone sfruttate sono tuttavia pochissime. Il ricatto economico e la (mancata) promessa di messa in regola da parte dei caporali vincolano i braccianti allosfruttamento. L’assenza di inserimento sociale, poi, li rende soggetti fragili: senza conoscere l’italiano e il sistema legislativo del Paese in cui vivono,non hanno la consapevolezza di avere dei diritti, sostieneSave The Children. Il risultato è un perpetuarsi della loro condizione di sfruttamento, da cui anche le giovani generazioni difficilmente riescono a uscire.
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