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Come combattere l’influenza negativa dei colleghi ansiosi

 

Ogni contesto lavorativo ha in sé una serie di meccanismi che siamo abituati a percepire come lanaturale scansione degli eventigiornalieri, fino al punto di adottareatteggiamenti emulativi e del tutto meccanicistici del sistema. Le relazioni negative tendono a rendere la vita infelice, anche quelle relegate al mero posto di lavoro; pertanto, è giusto stabilire dei limiti. Icolleghi ansiosipossono a esempio essere un grande fardello da affrontare e, solitamente,tutto ciò porta a una sensazione di estrema ansia, un senso difrustrazioneche ci fa pensare a una perdita di tempo prezioso. Il prototipo del collega ansioso si identifica inun soggetto intrappolato in circuiti di evitamento dell’ansia; nello specifico, persone che tendono a impedire sentimenti spiacevoli eagiscono per prevenire o smorzare quegli impulsi contrastanti che intasano le loro mentidurante il turno di lavoro. L’effetto che ne consegue si ripercuote su tutti i soggetti appartenenti allo stesso contesto lavorativo, provocando ancheinefficienze e guasti nella risoluzione dei problemi e nel corretto svolgimento delle attività. Davanti all’impotenza di avere sempre tutto controllo, esistono però strategie in grado di far fronte alle ansie negative provocate dai colleghi. Ciclo di perfezionismo Per riuscire a essere resilienti davanti a una situazione che provoca malessere all’attività lavorativa, e non solo, bisogna cercare diporre sotto analisi il collega ansioso. Un ciclo di evitamento dell’ansia che colpisce frequentemente i collaboratori negativi è quello delperfezionismo, uno scenario che coinvolge la stragrande maggioranza dei colleghi negativi che siamo abituati a incontrare ogni giorno. Essi ambiscono alla condizione di impeccabilità,un impulso ossessivo che si lega a molte ansie come fallire e commettere errori,per poi successivamente essere criticati e di conseguenza sentirsi inutili. Talvolta peròmirare alla perfezione può far insorgere problemi disalute mentale, come unamaggiore depressione e una minore efficienza e produttività del lavoro, come riportato dalWahington Post. La potenzialità del ciclo del perfezionismo, inoltre, riesce a dirigersi dall’interno verso l’esterno, coinvolgendo indirettamente anche gli altri. Il collega ostile, a esempio, potrebbe trovare sempre difetti nel lavoro altrui scagliandosi verso alcuni colleghi mentre magari altri intervengono con critiche costruttive. Calo di autostima L’umore instabile dei nostri colleghi può renderci dipendenti da un altro ciclo di ansia: quello dellacontinua ricerca di rassicurazione. Immersi in una situazione di disagio e dipendenza, quello che secondo ilWashington Postè più comune accada, èl’accrescimento di uno scarso livello di autostima. Vedendo il mondo incerto e minaccioso, si ha la percezione di non essere in grado di raggiungere i risultati, né quantomeno di sopportare tali condizioni di subordinamento estremo. Per non portare al limite l’insoddisfazione, gli ansiositendono a ricercare incoraggiamento e confronto negli altri, fino a procrastinare. Questo effetto si riflette su tutti i membri del gruppo di lavoro, provocando di conseguenza una forte sensazione di ansia; più è lungo il tempo di procrastinazione, più sarà in aumento il senso di panico nella gestione degli eventi. Il risultato?Un abbassamento della qualità del lavoro e dello stato di benessere del collaboratore; talvolta apparire chiaramente sotto pressione davanti ai colleghi portatori di negatività, aumenta il loro bisogno di rassicurazione, che riavvia il ciclo dell’ansia. Lasciar perdere senza intervenire significa prolungare il problema per tutti. Alcuni rimedi Rimanere fermi davanti a un ostacolo tanto condizionante quanto invasivo, potrebbe portare a ulteriori conflitti dovuti anche alla perdita di lucidità in alcuni momenti. Il trucco èassicurarsi che l’attenzione sia sulla flessibilità e sull’apprendimento, tanto da efficientare la catena di produttività. Per andare d’accordo con i meccanismi distorti che operano la mente del collega ansioso, è necessarioentrare in confidenza con le sue fissazioni: pianificandosessioni di feedback regolariper revisionare e analizzare da più punti di vista ointervenendo in maniera costruttiva e non giudicante. Tanto per iniziare, anziché percepire noi stessi come la pietra che i nostri colleghi devono scagliare per raggiungere maggiore appagamento lavorativo, entriamo nell’ottica didiventare un risorsa trasversaleper loro e per noi stessi. Invece di diventare schiavi di quelle pressioni forzate abbassando il rendimento, possiamodiventare un partner di brainstorming per tutti i nostri vicini di scrivania. Come? Aiutando colleghi e colleghe quando commettono errori, spronandoli a escogitare le strategie vincenti per i passi successivi; guadagnando indipendenza e osservando i propri successi. Tutto questo farà crescere il trend delle prestazioni e, solo allora,il lavoro verrà semplificato.

Redazione

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