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Il labirinto della governance digitale

 

Chi compie un percorso tra universalismo e sovranismo si trova in unlabirinto. Forse alcuni valori potrebbero essere condivisi da tutta l’umanità,ma se all’atto pratico sono espressi per impulso di una sola parte del genere umano, alla fine, appaiono comealtrettante forme di potere. Questo non significa che non abbiano alcuna efficacia: per esempio, si osserva che il tema deidiritti umaniva avanti e ha effetti culturali di lungo termine anche quando quei diritti sonodichiarati in contesti che non li rispettanoe formalmente accettati anche da Stati che di fatto poi li osteggiano. Un altro esempio è la questione dellagovernance di internete dell’intelligenza artificiale: un insieme di argomenti che sono contemporaneamente valoriali, economici e tecnologici. Da una parte, ogni sistema politico tenta diregolamentare internet in base ai suoi particolari principilegali e culturali. Dall’altra, internet è pensato come unarete globale, il cui valore sta proprio nel fatto chefunziona nello stesso modo in tutto il mondo. È evidente che messa così la questione genera conflitti insanabili.Cina e Russiavogliono strutturare internet in modo che non interferisca con i loro sistemi di potere. GliStati Unitivogliono una rete che sia lo specchio della propria filosofia economica. E l’Europapensa che anche la rete debba essere governata in modo da rispettare i diritti umani. IlGlobal South,un aggregato eterogeneo di sistemi meno politicamente centrali, sembra di solito in grado di influire meno sullagovernance del digitale.Alcune istituzioni internazionali intervengono su questo stato di cose, dall’Ocse al G7, dall’International Telecommunication Unionall’Internet Governance Forume l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers. Per ora la rete ha funzionato soprattutto sulla base del suo fondamento tecnico: ilprotocollo che consente aicomputerdi comunicare.Ma le strutture sociali ed economiche che sono nate grazie alla rete sono diventate enormemente importanti e ovviamente non sono omogenee nel mondo. Impossibile pretendere che lo siano in assoluto. Ma questo non impedisce i tentativi di armonizzazione.L’Onu sembra intenzionata a intervenire. Che cosa può fare? Le proposte non mancano. Dallacostruzione di una nuova organizzazione delle Nazioni Uniteper la governance globale del digitale alla frammentazione degli interventi in chiave pragmaticaper non suscitare dibattiti insolubili e arrivare a soluzioni operativamente accettabili, ma che diano più voce alle organizzazioni politiche che ne hanno meno come, appunto, ilGlobal South. Che a sua volta è disomogeneo, perché è composto da Paesi meno influenti, purtroppo, come molti Stati africani, ma anche da giganti come India e Brasile. Per uscire dall’impasse si può forse partire da un’assunzione:il digitale ha fatto nascere nuovi poterieaccelerato la distanza tra i Paesi sviluppati e gli altri,ma resta un’opportunità disviluppo per tutti.La soluzione strategica è: i poteri non si possono ovviamente annullare, ma si possono limitare. Si può pensare che l’Onuriesca a lavorare innanzitutto come autorità culturale e come grande istituzione che favorisca lalimitazione delle grandi concentrazionidi potere. Per farlo, le Nazioni Unite conoscono la strada:scrivere un’agenda, dare una direzioneumanamente accettabile allo sviluppo,creare condizioni di discussioneche possano condurre poi tutti i sistemi a prenderedecisioni convergenti. Che cosa succederà, nei fatti? Un esempio istruttivo, che da una parte non ha raggiunto successi decisivi ma, dall’altra, ha comunque avviato processi importanti, è lagovernance dell’emergenza climatica.Il mondo non poteva evidentemente fare di meglio: il che non è abbastanza, ma non è neppure il nulla. Nel digitale si assisterà probabilmente a qualcosa di simile: gli interessi in gioco sono altrettanto giganteschi, le disparità di vedute (ideologiche e pratiche) sono altrettanto grandi, gli obiettivi sono altrettanto controversi, ma alcuni problemi sono comuni. Attorno a queste questioni, che sono di tutti e di ciascuno,l’umanità si gioca il suo destino.Non è probabilmente richiesta una rivoluzione: ma di certo è necessaria un’accelerata evoluzione.

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