LaGasht-e Ershad, lapolizia morale iraniana,torna a esercitare le sue funzioni di controllo. L’annuncio è arrivato domenica da parte del generaleSaeed Montazerolmahdi, portavoce della polizia che ha affermato che le pattuglie ricominceranno aarrestare le donne che non portano l’hijabcome prescrittodalla legge islamica. A 10 mesi dall’arresto e dalla morte in custodia proprio della polizia morale della 22enne curdaMahsa Jina Amini, il corpo di sorveglianza introdotto in seguito alla Rivoluzione islamica del 1979 torna apattugliare le strade del Paese.Il suo compito è vigilare, oltre che sul corretto modo di portare il velo, sull’abbigliamento femminile, che deve essere abbastanza largo da non lasciare intuire la forma del corpo, e su alcuni comportamenti considerati indecorosi. Non è noto quante persone lavorino per questo ramo della polizia, che ha accesso ad armi e ha il controllo dicentri di detenzione e di “rieducazione”. A causa delle proteste innescate dalla morte di Amini, il ruolo dellapolizia moralesi era notevolmente ridimensionato. Mohammad Rostami Cheshmeh Gachi e Haj Ahmad Mirzaei, rispettivamente capo dellaGasht-e Ershade responsabile della divisione di Teheran, sono staticolpiti dasanzionida parte di alcuni Paesi occidentali. La presenza degli agenti per le strade si era ridotta tanto che, lo scorso dicembre, diversi media avevano riportato che fosse stata smantellata. Lanotizia, alimentata da alcune dichiarazioni del procuratore generaleMohammad Jafar Montazeri, è stata inseguitosmentita, per mancanza di conferme o di comunicazioni ufficiali. Di fatto le“pattuglie della guida”avevano visibilmenteallentatoil rigido controllo sull’abbigliamento e sui codici di comportamento femminile. A Teheran, così come in altre città, da mesimolte donne si mostrano in pubblico a capo scopertosenza subire conseguenze. Una ribellione senza precedenti nella storia della Nazione. L’elemento simbolico delvelo, visto come emblema della sopraffazione maschilista della Repubblica islamica sulledonne, ha contribuito alla formazione di unasolidarietà internazionale senza precedentiverso le proteste iraniane, spesso a discapito di alcuni fraintendimenti. Come la credenza che la battaglia delle donne sia contro l’hijabanzichécontro la sua imposizioneo la tendenza a trascurare le complesse ragioni sociali ed economiche che hanno portato allo scoppio delle rivolte. Un anno fa il presidenteEbrahim Raisiha deciso dirafforzarela “legge sull’hijab e sulla castità”, aumentando lerestrizioni(ad esempio punendo chi pubblica foto senza il velo sui social) e allargando la capacità di azione della polizia morale. Questo ennesimo colpo di forza ha probabilmente contribuito a preparare il terreno per le proteste scoppiate a metà settembre. La minore presenza delle pattuglie della polizia morale per le strade non ha portato il Governo ad ammorbidire le proprie posizioni circa il codice di abbigliamento imposto alle donne. Nel corso di questi mesi le autorità hanno messo in attodiverse strategieper convincere le cittadine arispettare l’obbligo dell’hijab:daldivieto di servirle nei caffè e nei ristorantialblocco dei conti correnti,dal sequestro della macchina alriconoscimento faccialetramitetelecameredi sorveglianza, le minacce contro le donne che si presentano in pubblico a capo scoperto non sono mai cessate. Dopo un periodo di relativo stallo in cui leproteste sembravano essere calate,resta da vedere se la decisione delle autorità iraniane porterà a una nuova fiammata di rivolte o, al contrario, sarà il prologo di una ancor più serrata repressione.Finora sonopiù di 500le persone uccise dal regimeper soffocare le proteste, comprese 7 condanne a morte. Mentre si stima che siano stati effettuatidecine di migliaiadi arresti, per stessa ammissione delle autorità.
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…
Dall’11 novembre al 7 maggio 2023,Palazzo Albergati a Bolognaospita la mostraJago, Banksy, TvBoy e…
La semplice diversificazione delle importazioni dicombustibili fossiliper liberarsi dalla dipendenza russa - che garantisce…