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Clima: Usa e Cina cercano una nuova intesa

 

Dopo 1 anno di tensioni e accuse reciproche, ilGoverno americano ha provato ariavviarei colloqui riguardo le misure per contrastare la crisi climatica con la Cina. Nei giorni scorsi, l’inviato speciale statunitense per il ClimaJohn Kerryè atterrato a Pechino per una serie di incontri bilaterali, il cui obiettivo è diminuire le diffidenze fra le 2 potenze globali e trovare unpunto di intesa per accelerare i piani di mitigazione. Ma, nonostante i fitti colloqui diplomatici, rimane la distanza fra le 2 parti, anche se Kerryrimarcala nota positiva di unprimo tentativo di disgeloper una tematica così importante: «Questo non è un incontro una tantum… stiamo già fissando il momento del nostro prossimo incontro. Entrambe le parti hanno concordato di lavorare per garantire un risultato positivo [al vertice Onu COP28 a Dubai alla fine di quest’anno, ndr] dove ovviamente la cooperazione fra Cina e Stati Uniti è fondamentale». Ilmeeting è il terzo tentativodi generale dialogo fra americani e cinesi nell’ultimo anno, dopo lo scontro economico-politico scaturito dalla visita della speaker democratica della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi a Taiwan, avvenuta lo scorso agosto. John Kerry ha discusso delleprossime mosse climatichecon gli alti vertici cinesi, partendo con il direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale per gli affari esteri del Partito Comunista Cinese Wang Yi, poi il premier Li Qiang, il vicepresidente Han Zheng e l’inviato climatico cinese Xie Zhenhua, masenza incontrare il leader Xi Jinping. La necessità di un dialogo costruttivo fra le parti nasce dal fatto chela Cina èresponsabiledi circa un terzo delle emissioni globali, derivanti anche dalle numerose centrali a carbone che operano e cheverrannocostruite nel Paese. Durante il primo trimestre del 2023, Pechino ha vistocrescerele proprie emissioni di gas alteranti del 4% rispetto al 2022, a causa della fine delle politiche zero-covid e l’avvio della ripresa economica post-pandemia. Data la struttura energetica della Nazione,le emissioni sono aumentate a causa delle risorse fossili, con una crescita del 5,5% del consumo di petrolio, del 3,6% di carbone e dell’1,4% di gas naturale. Questo impatto ambientale ha suscitatonumerose critiche da parte dei Paesi occidentali,rigettate immediatamente dalla leadership cinese, anche tramite una recente dichiarazione di Xi Jinping, con cui haaffermatoche lariduzione delle emissionisarà messa in atto in accordo con gliinteressi nazionalie le loro tempistiche: «Il percorso e i mezzi per raggiungere questo obiettivo, nonché il tempo e l’intensità, dovrebbero e devono essere determinati da noi stessi, e mai sotto l’influenza di altri». Un atto di accusa contro le ingerenze occidentali, anche seKerry ha negato le pressioni ostili su i vertici cinesi: «Se qualcosa sta dettando le misure da prendere è la scienza. Tutti noi dovremmo essere informati e costretti dalle indicazioni della scienza. Non si viene a sbattere qui e a iniziare a spingere le persone in giro. Se ne parla, si costruisce una relazione, dai alle persone una motivazione per fare qualcosa che si basa sul proprio interesse». Nel 2020 il Governo cinese aveva promesso che il picco di emissioni sarebbe stato raggiunto nel 2030 e il net-zero nel 2060. Con questi precisi obiettivi la Cina èdiventatala prima Nazione al mondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili.Ma sia per il Paese asiatico che per gli Stati Uniti le iniziative per una vera sostenibilità sono ancora troppo deboli e ridotte.Le 2 parti si incontreranno in futuro per discutere delle emissioni di metano e dei nuovi target climatici per il 2025.

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