Era il 1982 quando le primeemoticoncominciarono a prendere forma, con le faccine sorridenti e tristi che conobbero un’evoluzione fulminea soprattutto a partire dagli anni ‘90, grazie all’avvento del computer. È bastato poi un attimo. Sononate grazie al designer Shigetaka Kuritaleemojii, termine giapponese con cui vengono indicate una serie disimbolicapaci di rappresentare in maniera celere numerosi concetti e infiniteemozioni. Ciò è stato possibile tramite l’introduzione sul mercato dei primismartphoneall’avanguardia. Ancora una volta, quindi, la tecnologia è stata la protagonista principale di un fenomeno che harivoluzionato il modo di comunicare,soprattutto deigiovani. Infatti,a partire dal 2014, ogni anno il17 luglioviene celebrata laGiornata mondiale dell’emoji:il giorno venne stabilito da Jeremy Burge, fondatore diEmojipedia.Probabilmente, non si sarebbe aspettato tutto questo successo. L’Unicode Consortiumevidenzia checirca il92%delle persone in tutto il mondo utilizza le emoji. Nello specifico, ragazze e ragazzi (ormai anche gli adulti) riassumono quotidianamente i propristati d’animomediante innumerevoli espressioni, ma anche attività come aperitivi, le cene e sport vengono manifestate attraverso l’uso di emoji su WhatsApp, Facebook e Instagram. Tuttavia, questo metodo innovativo di diffondere idee ed emozioni ha assunto con il temposfumature differentirispetto al passato attraverso la creatività e lo humor dellaGenerazione Z. I giovani di oggi sembrano essere molto attratti daun’altra tipologia di linguaggio, più umoristica e veloce: imeme,considerati come media contemporanei che riescono ad avereuna forte influenza comunicativae che si sono diffusi rapidamente sui social network. Meme può significare anche “imitazione” e, in un certo senso, riproduce un fatto mediatico precedentemente accaduto con l’aggiunta però di una peculiarità divertente e molto difficile da dimenticare. Siamo di fronte, quindi, a unaseconda e grande metamorfosi della comunicazioneutilizzata in particolar modo daigiovanicome passatempo: reinterpretano determinate tematiche, anche di stampo sociale,amplificandone il messaggio originaleal fine di renderlo puramentecomico. Bastano pochissimi minuti o addirittura secondi, e ciò che accade nella società a livello artistico, economico e politico, si trasforma in unmeme divulgatorio, garantendo un umorismo immediato. È un processo che può ricordare lasatiradegli antichi poeti e le vignette ironiche ma, nel caso dei meme, spicca ildigitalcon il qualela gioventù odierna riesce a catturare subito l’attenzione e trasmettere un messaggio.Tuttavia, anche se la caratteristica principale è la comicità, i giovani stanno utilizzando i meme perdivulgare informazionie coinvolgere più persone, perché spesso vengono toccati fatti di cronaca. Secondo lostudioeffettuato dall’University of Zuriche dallaCurtin University, i meme maggiormente pubblicati dalle nuove generazioni riguardavano già nel 2019 lostile di vita e la salute, la politica, l’ambiente e le questioni razziali.
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