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Qual è il piano climatico del sultano Al Jaber per la Cop28?

 

Per certi aspetti la credibilità dell’interaCop28ruota attorno al suo presidente,il sultano Al Jaberche per paradosso è sia a capo della Conferenza sul clima sia petroliere dell’Adnoc, fra le principali compagnie del greggio emiratine. Al Jaber, già contestato, sommerso di critiche e invitato ad andarsene tramite una lettera firmata da parlamentari americani ed europei, è però anche impegnato nel mondo delle rinnovabili. Proprio su questo aspetto, quello più green, ha puntato molto oggi presentando il suo piano in vista della Cop di dicembre. Quello che gli esperti si chiedono è se il sultano, in maniera netta e chiara,riuscirà prima o poi a parlare della necessità di una uscita immediata dai combustibili fossili, come chiede la scienza, anziché come ha fatto finora limitarsi a parlare di “riduzione delle emissioni da fonti fossili”. Un primo assaggio della posizione del presidente della Cop28 di Dubai è arrivato da Bruxelles dove il sultano ha partecipato a un incontro ministeriale sul clima portando quello che saràil suo piano di azione per la Cop. Dentro ci sono quattro pilastri:una transizione energetica responsabile, i finanziamenti per il clima, l’implemento delle rinnovabili e una Cop che sia pienamente inclusiva. Nella sua visione Al Jaber ha parlato dirivedere e sfidare i modelli finanziaricostruiti in passato per andare verso un’economia a basse emissioni di carbonio. «Siamo a metà strada tra Parigi e il 2030, ma non siamo neanche lontanamente vicini alla nostra destinazione. Dobbiamo affrontare i fatti. I passi incrementali compiuti finora per affrontare la crisi climatica non soddisfano l’urgenza del momento. Chiedo a tutti di unirci attorno ad azioni decisive e ottenere risultati rivoluzionari», ha detto il presidente. Parlando del suo piano ha spiegato che «è guidato da un’unica stella polare.E questo significa mantenere l’obiettivo di stare dentro 1,5 gradi a portata di mano. Per fare ciò, miriamo a far corrispondere la più alta ambizione per i risultati negoziati con un programma d’azione altrettanto forte e solido che possa implementare tali risultati nel mondo reale». A un certo punto del suo discorso ha poi finalmente affrontato la questione delle fonti fossili. «Come ho detto molte volte,la riduzione graduale dei combustibili fossili è inevitabile.È infatti indispensabile. E deve anche essere responsabile. Dobbiamo adottare un approccio che riunisca sia l’offerta che la domanda in una risposta integrata», ha spiegato sostenendo di voler coinvolgere le maggiori industrie fossili in questo cambiamentoverso una transizione che prevede la triplicazione della produzione di energia rinnovabile e il raddoppio della produzione di idrogeno entro il 2030,oltre a sollecitare le compagnie petrolifere e del gas a diversificarsi in energie pulite. Parole positive ma che, come conferma lui stesso,non prevedono un immediato abbandono del fossilema un addio “graduale”, che sia fattibile nella transizione. Poi è tornato su un vecchio cavallo di battaglia, criticato perché non del tutto efficace,ovvero le tecnologie per la cattura e rimozione della CO2.«Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti disponibili per abbattere le emissioni, comprese letecnologie nucleari, distoccaggio delle batteriee dicattura e rimozione del carbonio, in particolare per i settori più difficili da abbattere», ha spiegato Al Jaber che, contemporaneamente, invita i Paesi ricchi a raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento e mantenere gli impegni miliardari nei confronti degli stati meno abbienti. Illustrando il suo piano per la Cop28 davanti ai ministri di circa 40 paesi, tra cui l’Ue, il Canada, la Cina e il gruppo G20, il sultano ha anche parlato della necessitàdi puntare sull’inclusivitàdella Cop28, con più attenzioni a giovani, popolazioni indigene e donne, e disnellire i percorsi burocraticiche oggi in vari Paesi ostacolano investimenti sulle rinnovabili. Infine, nel suo discorso, Al Jaber ha affermato che tutti i governi devono aggiornare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni entro settembre, cosa che gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto il mese scorso. Tutto il suo piano, presentato utilizzando spesso concetti tipo “dobbiamo essere brutalmente onesti”, si basa sulriconoscere l’urgenza e l’emergenza in corso, prevendo un cambiamento che passa soprattutto per la spinta alle rinnovabili ma, punto non da poco, pur riconoscendo l’importanza della decarbonizzazionenon fissa date e paletti per l’addio definitivo al fossile.

Redazione

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