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La natura vince

 

Quello che nella plenaria dell’Europarlamento è stato appena votato, è unsuccesso storico: in Europadovremo impegnarci a ripristinare la natura per legge. Oggi a Strasburgo gli europarlamentari erano chiamati a un voto connotato da altissima tensione: in gioco c’era l’approvazione dellaNature Restoration Law,la parte più impegnata su biodiversità e natura delGreen Deal.La legge è passata grazie a 336 voti favorevoli, 300 invece i contrari e 13 gli astenuti. Il verdetto era tutt’altro che scontato:le destre europee e il Ppe, partito che nel Parlamento ha la maggioranza, erano contrarialla norma perché avrebbe potuto impattare su comparti come agricoltura, pesca o agroalimentare. Di conseguenza, un po’ come avvenuto settimane fa in Commissione Ambiente, si temeva una sorta di pareggio o una bocciatura. Circauna ventina di europarlamentari del Ppeperò, e soprattutto quelli irlandesi, hannodeciso di votare secondo buon sensoascoltando i numerosi appelli del mondo della scienza, dell’ambientalismo e di tutti coloro che si battevano per una legge che punta a ripristinare la natura di terre e mari d’Europa di almenoil 20% entro il 2030. Il voto, oltretutto, aveva una forte connotazione a livello politico: una bocciatura della legge avrebbe significato che le alleanze fra le destre d’Europa, così come i ranghi del Ppe, sarebbero stati compatti sino alle prossime elezioni Ue del 2024. Invece non è accaduto,la spaccatura c’è statae democratici, progressisti ed ecologisti esultano. Una esultanza che in aula è stata accompagnata da applausi, urla, abbracci, ma che sarà poiridimensionata dal fatto che alcuni emendamenti, per esempio relativi agli impollinatori e all’agricoltura, non hanno ottenuto la spinta necessariaper rientrare nella legge che in autunno inizierà il suo iter verso l’applicazione. Detto questo resta però la certezza che il pacchetto, fortemente promosso dal vicepresidente Frans Timmermans, è passato:la “natura ha vinto”riassumono i tanti sostenitori della legge, daGreta Thunberge i giovani attivisti presenti fra il pubblico sino ai6.000 scienziati europeiche si sono espressi a favore dellaNature Restorationoppure il milione di cittadini che ha firmato un appello per il “sì”. Delusi, ovviamenti, i popolari che difendevano a spada tratta le categorie come Coldiretti o Copa Cogeca e gli interessi di agricoltura e pesca, due settori che per via di quelle indicazioni su pesticidi oppure sul “ripristino del 10% dei terreni agricoli totali” temono per ripercussioni su “produttività” ma anche “sicurezza alimentare”. “Siamo delusi dall’esito del voto sulla legge per il ripristino della natura, nonostante le obiezioni e le perplessità di tre commissioni parlamentari. Temiamo che questa legge sia controproducente e abbia conseguenze sociali ed economiche significative”, ha commentato a caldo il Partito popolare europeo. Felicissimo inveceCésar Luena, parlamentare socialista e relatore della legge. «Questa legge va bene anche per coloro che hanno votato contro. Voglio ringraziare in particolare gli scienziati e i giovani perché hanno convinto tutti che abbiamo bisogno dellaNature Restoration Law». Adesso i deputati avvieranno i negoziati con gli Stati membri, che hanno già concordato una posizione comune sul fascicolo, per poi elaborare un testo di compromesso che potrebbe essere approvato da entrambi i colegislatori. Ci vorrà ancora tempo (e ci saranno altri scontri) prima che la legge diventi realtà, ma quello odierno appare come un voto che porta una chiara indicazione:il Green Deal deve restare un faro e l’intera Europa deve battersi per garantire sicurezza alimentare, resilienza climatica e salute e benessere per popolazione, fauna e flora. Allo stesso tempo, in vista delle elezioni future, è importante registrare anche quello che sta accadendo nel Ppe. Circa 21 eurodeputati del partito hanno ignorato le raccomandazioni votando a favore del testo: fra questi per esempio l’irlandese Frances Fitzgerald, la finlandese Sirpa Pietikäinen e il ceco Stanislav Polčák che hanno deciso divotare con “coscienza”.Proprio questa, la “coscienza ambientale”, potrebbe diventare perno di un cambiamento anche in quelle destre europee che negli ultimi mesi, tra opere di negazionismo climatico e voti per interessi di categorie, stanno osteggiando larga parte di quello stesso Green Deal che è tanto decantato dalla presidente della Commissione Europea e membro del Ppe Ursula von der Leyen?

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