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Parità di genere: solo 8 donne su 100 sono Ceo di una società quotata

 

Ilgender gapè ancora ben presente a livello globale, sebbene vi siano stati dei miglioramenti negli ultimi anni. A fornire un quadro completo èGoldman Sachscon la sua analisiWomen (Still) Hold Up Half the Sky,di cui la prima edizione risale al 2008. Nel report vengono analizzati diversi settori che ci forniscono un quadro dettagliato sulla situazione della parità di genere nel mondo,a cominciare dall’istruzione. In questo settore si è registrato un netto miglioramento,con il 50% delle donne che possiede un’istruzione superiore nei Paesi emergenti, a fronte del 20% dei primi anni 2000. Questo è molto importante perché, se per gli uomini l’accesso all’istruzione superiore non ha minimamente avuto impatto sulla partecipazione al mondo del lavoro, per le donne la situazione è ben diversa. Grazie a un incremento dell’istruzione superiore femminile, si è registrato un aumento delle donne lavoratrici. Da qui, si passa al settore dellapartecipazione al mondo del lavoro: c’è stato sicuramente un miglioramento, ma la percentuale rimane comunque ancora troppo bassa rispetto alla partecipazione maschile. Nel dettaglio, attualmente nei Paesi più sviluppatila percentuale di donne di età lavorativa che sono occupate è pari al 73%contro l’85% degli uomini, nei Paesi emergenti invece la percentuale si attesta al 58% contro il 71% degli uomini. Alcuni Paesi del Medio Oriente hanno avuto dei miglioramenti, come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti o l’Arabia Saudita, ma la partecipazione rimane ancora molto bassa. A registrare un decremento, invece, l’Egitto e l’India, dove solo il 20% delle donne ha lavoro. Ma la situazione peggiore si registra in Iraq e in Giordania. Si è ridotto ancheil divario retributivo di genere che attualmente è del 18% nei Paesi emergentie 23% nei Paesi sviluppati. I Paesi più virtuosi sono la Colombia, la Spagna e la Norvegia. Male invece in alcune zone dell’Asia, come in Corea o in Giappone. Si è registrato un aumento anche in Turchia, Cile e Italia. Rimane comunque ancora fortemente elevato, perché? Uno dei fattori che influenza maggiormente il divario retributivo riguarda le posizioni lavorative:generalmente gli uomini tendono a lavorare in settori più remunerativi rispetto alle donne. Qui si spiega anche il basso divario retributivo che troviamo in Medio Oriente: le donne che lavorano sono pochissime, ma sono altamente istruite e formate e quindi, di conseguenza, svolgono lavori ben retribuiti. Qualche passo in avanti si registra anche per quanto riguarda la leadership femminile: troviamo un maggior numero di donne nei Parlamenti e attualmente sono circa un terzo le donne a ricoprire ruoli dirigenziali nelle aziende. Nonostante ciò, sono ancora fortemente sottorappresentate: nei Paesi sviluppati solo 8 donne su 100 sono Ceo di una società a maggiore capitalizzazione, e il numero si riduce nei Paesi emergenti (6 su 100). In notevole ritardo i Paesi del Medio Oriente e dell’Asia mentre i più virtuosi sono la Norvegia e la Francia, ma migliorano anche alcuni mercati emergenti: in Sud Africa, per esempio, la rappresentanza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotateè passata dal 19% del 2016 al 34% attuale, in Brasile dal 6% al 19%. Ciò che è stato notato è che più un’azienda è potente, minore sarà il numero delle donne al suo interno. Ma ciò che risulta estremamente preoccupante, è la mancanza di leadership femminile nei settori della tecnologia in un periodo storico in cui l’intelligenza artificialesta prendendo piede rapidamente: le donne rappresentano solo il 20% dei professionisti nell’intelligenza artificiale e il 18% degli utenti nelle più grandi piattaforme globali didata scienceonline. Grande mancanza anche nel settore finanziario. Si registrano, dunque, dei piccoli e lenti miglioramenti ma il raggiungimento della parità di genere nel mondo del lavoro è fondamentale per diversi aspetti: primo fra tutti, l’invecchiamento demografico che sta colpendo diversi Paesi. È il caso del Giappone, della Germania e dell’Italia. La diminuzione della popolazione in età lavorativa provoca anche un problema nel finanziamento delle pensioni: un aumento della partecipazione femminile nel mondo del lavoro potrebbe aiutare. Ma non solo,una maggiore parità tra uomini e donne incrementerebbe il Pil del 5 o del 6%, oltre che a potenziare economicamente i singoli Paesi. Per realizzare tutto ciò, è necessario investire su determinate aree, in particolare sull’istruzione – componente fondamentale – ma anche sulle politiche favorevoli alla famiglia.

Redazione

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