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Arabia Saudita: com’è essere una donna oggi?

 

Fino a giugno del 2018le donne in Arabia Sauditanon erano autorizzate a guidare. Da allora, grazie ai cambiamenti introdotti dal principe ereditario Mohammed bin Salman nel 2016, il sovranode factodel regno noto come Mbs, questi e altri diritti fondamentali sono stati ampliati anche alle cittadine. Le riforme, parte del programmaVision 2030, volto a trasformare radicalmente la società e a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio, hanno concesso anche alle donne di diventareastronaute(la ricercatrice biomedica Rayyanah Barnawi è stata la prima saudita ad andare nello Spazio)ambasciatrici,direttrici di banca,e molto altro.Gli attivisti per i diritti umani, però, dubitano di questa ondata di rinnovamento, denunciando una campagna di arresti più dura contro i critici del Governo che ha colpito anche le donne. «Abbiamo sempre più donne in prigione, o perché non indossano l’abaya(la lunga tunica di colore nero che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani,ndr) o, sai, per ballare in pubblico o per twittare le loro opinioni, qualunque sia l’argomento, anche sulla disoccupazione -ha dettoaFrance24Lina al-Hathloul, responsabile del monitoraggio e della comunicazione perAlqst,Ong indipendente fondata nel 2014 dal difensore dei diritti umani dell’Arabia Saudita Yahya Assiri per promuovere le libertà fondamentali nel Paese – Siamo davvero in uno stato di costante paura che le persone non sappiano veramente cosa sta succedendo o se gli è permesso fare qualcosa o no». I funzionari sauditi cercano di mantenere l’attenzione internazionale puntata sui diritti concessi alle donne, chedal 2019 possono vivere da sole, richiedere passaporti e aprire attività senza il consenso maschile, solitamente del padre, del marito o del fratello. Nel 2018 è stata cambiata anche la regola relativa all’abbigliamento obbligatorio per le donne: il principe ereditario Mbsha spiegatoche le leggi della Sharia non si riferiscono «nello specifico a un abaya nero o un copricapo nero. La scelta di decidere quale tipo di abbigliamento decoroso e rispettoso indossare spetta interamente alle donne». AlWorld Economic Forumdi Davos l’Arabia Saudita si è anche pregiata dell’aumento della percentuale di donne nella forza lavoro, che dal 2016 è passata dal 17% al 37%. Le riforme hanno ancheapparentemente contribuito a incrementare l’occupazione femminile, come mostrail recente rapportodell’Autorità generale per le statistiche: il tasso di disoccupazione tra le donne saudite è sceso dal 20,5% nel terzo trimestre del 2022 al 15,4% nell’ultimo trimestre. Ma, nonostante i recenti cambiamenti,le donne continuano a guadagnare meno dei loro colleghi:secondoi datidiffusi dall’Organizzazione saudita europea per i diritti umani il gender gap salariale nel 2022 variava tra il 4% all’interno del settore pubblico, di proprietà del Governo, e circa il 36% nel settore privato, anche se il sistema del lavoro saudita ufficialmente proibisce la discriminazione di genere nei salari. Inoltre,raccontailNew York Times, il Paese continua a ricevere molte critiche per il suorecord negativo relativo ai diritti umani. Nonostante abbiaaperto le portea “tutti i visitatori”, l’indice di viaggioLgbtq+ Travel Safety Indexha classificatol’Arabia Saudita penultima al mondo in termini di sicurezza per la comunità Lgbtq+. Nel Paese i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono ancora consideratiun reato. Sotto la leadership di Mbs e di suo padre re Salman, poi, le esecuzioni sono aumentate drasticamente, registrando una crescita dell’82% dal 2015. Pochi giorni fai funzionari delle Nazioni Unite hanno chiesto il rilascio di 2 donne saudite,Salma al-Shehabe Nourah bint Saeed al-Qahtani,condannate rispettivamente a34 e a 45 anni di carcerela scorsa estate dopo essere state arrestate in casi separati nel 2021. «Tutte queste riforme sono modifiche legali:sono riforme scritte, ma ciò non significa automaticamente che siano pratiche», ha detto aFrance24Sussan Saikali dell’Arab Gulf States Institutedi Washington, istituzione indipendente senza scopo di lucro che fornisce ricerche e analisi riguardo gli Stati arabi del Golfo. Ciò che denunciano gli attivisti è chele donne, tra le mura di casa, continuano a essere in balia degli uomini. Secondo l’attivista e scrittrice saudita Hala al-Dosari,alcune donne «si illudono chegrazie all’apertura degli spazi pubblici, all’alleggerimento delle restrizioni sul codice di abbigliamento femminile e sulla mescolanza dei sessi,ora possano muoversi più liberamente in quegli spazi», ma la verità è che molte rimangono«vittime dell’oppressione statale o delle loro stesse famiglie».

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