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Violenza donne: nasce fondazione Una Nessuna Centomila

 

Ad un anno di distanza dalconcertoall’Arena di Campovoloa sostegno deidiritti delledonnee dell’uguaglianza di genere, è nata la fondazioneUna Nessuna Centomila, grazie alla determinazione diFiorella Mannoia, Giulia Minoli, Celeste CostantinoeLella Palladino. La fondazione ha già raccolto più di2 milioni di euro che saranno destinati ai centri antiviolenza e alle case rifugiodel Sud Italia, strutture penalizzate dalla scarsità di risorse. Le fondatrici diUna Nessuna Centomila, nel corso dellapresentazione alla Casa Internazionale delle donne di Roma, hanno messo in luce alcuni degli aspetti più problematici del mondo dell’antiviolenza, a partire dallaprecarietà delle operatrici e delle strutture. Il terzo settore, infatti, fa affidamento largamente al lavoro deivolontari: giovani specializzati a cui si richiedono tirocini completamente gratuiti nonostante le competenze necessarie siano specifiche. Sostanzialmente, lavoro gratis. Nei Cav serve un sostegno economico sul lungo termine, contratti di lavoro dignitosi per le operatrici e le figure professionali coinvolte, nonché strutture idonee a ospitare un lavoro così delicato. Quello che accomuna moltissime delle utenti dei centri è lamancanza di indipendenza economica(1 donna su 3 non ha un conto corrente proprio) e il rischio è che le stesse operatrici si rivedano in questa precarietà. Lostrozzamento burocratico e l’insufficienza dei fondi pubblici, che sono discontinui ed esigui, minano la dignità del lavoro di operatrice. La vicepresidente Celeste Costantino ha voluto ribadire con forza l’obiettivo diUna Nessuna Centomila:raccogliere fondi per sostenere la prevenzione e il contrasto allaviolenzamaschile sulle donne. Anche considerando l’ultimo dato delGlobal Gender Gap, che ha visto l’Italia scivolare dal 63° al 79° posto, è fondamentale comprendere lamatrice profondamente culturaledella violenza di genere, che non può essere affrontata come un’emergenza. Le fondatrici hanno voluto dedicare la giornata della nascita della fondazione a Michelle Causo, la ragazza di 17 anni uccisa da un coetaneo a Roma pochi giorni fa, ma hanno insistito anche sull’inutilità di allarmarsi per i femminicidi senza interrogarsi sulle cause socio culturali dietro a questi eventi. L’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul 2012, ma molte delle norme contenute nell’accordo devono ancora essere messe in atto, a partire da un’educazione all’affettività, che non viene insegnata solo in Italia e Grecia. Il panorama culturale in cui ci muoviamo è spesso scettico rispetto alla violenza di genere, perché non conosce il lavoro di chi si occupa davvero del tema, della decostruzione di stereotipi tradizionalisti e misogini, della vittimizzazione delle donne e di quella secondaria che avviene negli ospedali e nelle aule di giustizia. L’idea che, in fondo, la violenza maschile sia qualcosa che succede solo a chi non è in grado di riconoscere alcuni segnali è ancora profondamente radicata e sono icentriantiviolenzae il lorolavoro silenziosoa occuparsi (anche) di questo. Un ultimo tema su cui si sono soffermate le fondatrici è ladifficoltà di creare una rete forte e comunicativa,forse anche a causa dell’estrema precarietà dell’antiviolenza nel terzo settore. Il mondo del femminismo è estremamente frammentato a causa di visioni e approcci differenti, ma la lotta alle discriminazioni e alle violenze dovrebbe fondarsi su una maggiore collaborazione. È solo grazie alle alleanze di rete, infatti, che ogni anno circa 25.000 donne fuoriescono dalla violenza.

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