Categories: Diritti

Re:B, la risposta alle molestie nelle agenzie pubblicitarie

 

Ormai non c’è più modo di negarlo: il re è nudo. Il mondo delleagenzie pubblicitarie(in Italia come all’estero) ha un enorme problema dimolestie sessuali.Un problema che,lo abbiamo già raccontato, non è limitato a un’agenzia né a una chat (per quanto i messaggi scambiati al suo interno ci facciano giustamente rabbrividire), né ad alcune mele marce, di cui (almeno in un caso) conosciamo nomi e cognomi. È unproblema sistemico. Lo hanno dimostrato centinaia ditestimonianze: luoghi diversi, colleghi diversi, storie diverse che hanno raccontato un identico ambiente lavorativo in cuisessismo, misoginia e violenze non sono eccezioni,ma ordinaria routine. Testimonianze che (è dolorosamente evidente) una parte del settore spera di spazzare via sotto al tappeto, mentre tantissime realtà hanno occupato gli spazi e le voci rivendicando che no,#notallagency, perché “la nostra è un’agenzia che bla bla bla”. Qualche mese, la campagnaGentilissima Rivolta(di cui è tornato a parlare in questi giorni ancheMassimo Guastini, il pubblicitario che con la sua intervista ha innescato la scintilla che ha dato il via al #metoo italiano) denunciava sfruttamento ed eterno precariato all’interno dell’industry creativa italiana. Dopo aver raccolto e condiviso tantissimi racconti ed esperienze, però, il progetto si è spento. Il motivo non è mai stato comunicato ufficialmente, ma non è difficile immaginarlo. Oggi si rischia di ripetere lo stesso errore. Quel che doveva essere fatto, invece, ricordaTania Loschi(che ha raccolto, diffuso e tutelato le testimonianze delle persone molestate) su LinkedIn, “eracomprendere l’entità del problema, ammettere di essere coinvoltie mettersi a disposizione della causa. Mettersi in ascolto, mettersi in movimento”. Qualcosa, però, è in movimento, nonostante chi vorrebbe che le donne smettessero di dire “anche a me” o di chi, invece di voler vedere quanto il sistema di cui fa parte è marcio dalle radici, preferisce ribadire la propria (presunta) purezza. Così, per rispondere “chi sperava che la questione si esaurisse in una settimana e fosse un fuoco di paglia” e alla cultura tossica in cui il settore affonda, ha spiegato Loschi in un altropost, è arrivatoRe:B: “un progetto che ha come obiettivo primario ladenuncia del problema: non possiamo più tollerare che qualcuno si nasconda dietro al ‘non sapevo’. Ci stiamo organizzando per supportare le persone da ogni punto di vista (psicologico, emotivo e legale) e soprattutto per dare inizio a un cambiamento che dev’essere culturale e radicale. Un cambiamento che deve coinvolgere tutto il nostro settore”. Un cambiamento necessario proprio perchéle molestie e gli abusi non sono una novità. Tutti sapevano, e nessuno ha mai fatto niente. Quello che è nuovo è che, finalmente, se ne parla. E continuare aparlarneè proprio l’obiettivo primario del progetto. Per questo motivo, oltre a mettere a disposizionesupporto legale gratuito(grazie alla collaborazione con avvocatə in caso di denuncia per molestie e abusi, che può essere richiesta scrivendo a legal@rebcollective.com), il collettivo ha creatosafe spacedove le persone che hanno subito violenze possano condividere la loro testimonianza. Non solo unformattraverso cui raccontare la propria esperienza, che richiede l’esplicito consenso di chi lo compila riguardo ad anonimato e alla possibilità di essere contattatǝ da eventualǝ giornalistǝ, ma ancheuncanale Telegram(che al momento ha poco meno di 180 iscrittǝ), “un luogo dove poter raccontare la propria esperienza trovando supporto, validazione e comunità”. E, in fondo, per trovare ciò di cui molte persone che hanno subito questo tipo di abusi hanno bisogno: laconsapevolezza di non essere soli. Ma l’ascolto e la condivisione sono anche un punto di partenza, per cambiare dalle radici quel sistema che non funziona. Attraverso 3 semplici parole (Rebellion, Rebulding, Rebooting), un post sullapagina Instagramdel progetto spiega:“Vogliamo distruggere il sistema malato per ricostruirne uno migliore. Per noi, per tuttə. Per questo dobbiamo ribellarci ai meccanismi tossici, costruire unacultura sana e riavviare la nostra industria”. “Partiamo da queste azioni che sono la base – ha spiegato sul suo profilo la copywriter freelanceLinda Codognesi- per mirare a cambiare sempre di più unamentalità patriarcale che per troppo tempo ci ha fatto sentire in pericolo nei luoghi di lavoro. Perché delle vostre survey interne alle aziende che vengono lette dagli stessi reparti HR che proteggono i molestatori non ce ne facciamo un cazzo. Perché delle scuse fatte sottovoce senza nessuna presa di coscienza collettiva ancora meno. È tempo di agire e di farlo ORA”. “The answer will be Bold”dice il claim diRe:B. Ma questa risposta, proprio perché non vuole cedere nulla, non vuole dimenticare né scendere a patti col sistema, è già coraggiosa, audace e impenitente.

Redazione

Share
Published by
Redazione

Recent Posts

La Danimarca si scusa per gli abusi sulle persone con disabilità

  «A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…

5 giorni ago

Natalità: -1,1% nei primi 4 mesi del 2023

  A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…

5 giorni ago

Biodiversità: Italia è quinta in Europa per numero di ricerche scientifiche

  Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…

5 giorni ago

Ogni 2 minuti una donna muore per gravidanza o parto

  Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…

5 giorni ago

Bologna: l’arte di Jago, Banksy e TvBoy approda in città

  Dall’11 novembre al 7 maggio 2023,Palazzo Albergati a Bolognaospita la mostraJago, Banksy, TvBoy e…

5 giorni ago

Romano Prodi e i “ribelli” che chiedono un Patto verde Ue

  La semplice diversificazione delle importazioni dicombustibili fossiliper liberarsi dalla dipendenza russa - che garantisce…

5 giorni ago