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Canada: è record di aree bruciate ed emissioni di carbonio

 

Non era mai successo prima.Il Canada ha superato il suo record per la più vasta area boschiva bruciata in un solo anno:a noi dall’altra parte del mondo potrebbe sembrare qualcosa di lontanissimo ma – in questo Pianeta dove tutto è collegato – non è affatto così. Per dire:in Valle d’Aosta l’Arpa ha rilevato, proprio come prevedevano i modelli, tracce dellepolveri degli incendi canadesiche sono giunte fino a noi. I residui di quelle combustioni legate a oltre 480 roghi in tutto il Canada (e di cui 250 fuori controllo), per via di venti e correnti,sono diretti anche all’Europa. Il fumo della stagione degli incendi da record ha infatti già attraversato l’Atlantico settentrionale e ora sta colpendo parti dell’Europa occidentale, secondo il Met Office del Regno Unito. Attualmente, a pagare un alto prezzo in termini di fumi e polveri inquinanti, sono in particolare gli Stati Uniti:ormai un terzo della popolazione a stelle e strisce è direttamente interessato dalle conseguenze dei roghi canadesi. Oltretutto, vale la pena ricordarlo,c’è uno strettocollegamento fra le fiamme e la crisi del clima: quest’ultima ha reso secchi e molto più vulnerabili quei territori che oggi bruciano senza sosta. Il fuoco ha devastato oltre 8 milioni di ettari in tutto il Paese,ovvero ventuno volte sopra la media dei roghi dell’ultimo decennio.Quegli incendi hanno prodottolivelli record di emissioni di carbonio: secondo una analisi delServizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus“le emissioni prodotte da questi incendi fino al 26 giugno sono ora le maggiori emissioni annuali stimate per il Canada nei 21 anni del nostro set di dati GFAS. Nella seconda settimana di giugno, il fumo di questi incendi ha portato a un significativo degrado della qualità dell’aria in tutto il Nord America, raggiungendo anche le coste europee attraverso l’Atlantico”, scrivono i ricercatori. In totale si parla di circa 160 mega tonnellate di emissioni di carbonio “che sono ora le più alte emissioni totali annue stimate per il Canada in base ai dati delCAMS Global Fire Assimilation System(GFAS) che coprono il periodo che va dal 2003 a oggi”.Se per ora in Europa la “scia” degli incendi canadesi non dovrebbe impattare sulla salute dei cittadini in America invece ci sono più segnali di allarme: da Toronto a Ottawa, da Chicago a New York esistono rischi anche “elevati” legati alla qualità dell’aria. Sempre secondo gli esperti una delle concause relative alla potenza di questi incendi è come detto la crisi del clima.In Canada la primavera è stata più calda e secca del solito e i rischi di roghi si sono moltiplicati. «Il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e l’intensità degli incendi boschivi e sta creando stagioni degli incendi più lunghe in Canada», ha affermato Michael Norton, direttore generale delNorthern Forestry Centrepresso ilDipartimento delle risorse naturalidel Canada. Il cambiamento climatico è “l’elefante nella stanza” che sta peggiorando gli incendi e i loro effetti sulla qualità dell’aria, ha affermato John C. Lin, professore di scienze atmosferiche presso l’University of Utah. Anche per il primo ministro canadese,Justin Trudeau«anno dopo anno, con il cambiamento climatico, stiamo assistendo a incendi sempre più intensi e stanno iniziando a verificarsi in luoghi dove normalmente non si verificano». Il problema è che se l’uomo non riuscirà a fermare il circolo vizioso innescato dallacombustione delle fonti fossiliche portano all’aumento delle emissioni e il surriscaldamento planetario, non riusciremo a invertire la rotta delle temperature e di conseguenza a scongiurare incendi che rilasciano enormi quantità di carbonio andando ad accentuare ancor di più le difficoltà in atmosfera. Gli incendi canadesi – che solo negli Usa hanno interessato oltre 120 milioni di persone per qualità “malsana” dell’aria – sono una dimostrazione purtroppodi come le conseguenze della crisi climatica, indipendentemente da dove si fanno sentire, possono modificare la vita di chiunque sulla Terra.

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