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Buone notizie: la crisi del clima entra nello statuto regionale dell’Umbria

 

In Italia manca ancora un vero e proprio Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, manca un inviato speciale per il clima dopo le dimissioni di Alessandro Modiano e mancano nell’esecutivo, attualmente, figure esperte e di spicco che possano avere un ruolo importante nei futuri negoziati dellaCop28. Tra tante mancanze però, dall’Umbria, arriva una minuta ma significativa luce:è la prima regione in Europa a inserire la crisi climatica nella propria Costituzione. Significa che è pronto un elaborato piano di adattamento agli effetti della crisi del clima? No, ma almeno sulla carta, èun passo in avanti nel mettere nero su bianco l’esigenza di porre al centro il surriscaldamento globale. Quello dell’Umbria è ilprimo caso di un articolo autonomo dedicato al clima inserito nello Statuto regionalee l’iniziativa è nata dal consigliereThomas De Lucadel Movimento 5 Stelle. Nelle scorse ore l’Assemblea legislativa regionale ha approvato in prima lettura le modifiche allo Statuto della Regione Umbria, compresa appunto quella relativa al clima. «L’art 11-ter dello Statuto regionale – racconta De Luca – adesso riconosce il grave rischio contemporaneo e le conseguenze locali e globali dei cambiamenti climatici per l’integrità e la sopravvivenza delle specie viventi. L’articolo si inserisce nei commi successivi come una vera e propria clausola climatica in cui si afferma che la Regione adotta e promuove politiche volte asostenere la transizione ecologica e la progressiva riduzione delle cause antropiche dei cambiamenti climatici, in armonia e d’intesa con tutti i livelli istituzionali nazionali e internazionali, ai fini del raggiungimento della neutralità climatica». «Il testo introduce inoltre – spiega inoltre il consigliere – il tema fondamentale delle politiche volte all’adattamento delle comunità al fine di ridurre e mitigare gli effetti delle crisi climatiche. Argomento che è ormai al centro dell’agenda politica di ogni governo mondiale, nazionale e locale, che si occupa diaffrontare siccità prolungate, ondate di calore ed eventi estremi senza precedenti. L’articolo sancisce quindi la necessità di una valutazione climatica alla base di ogni politica regionale, non solo nella pianificazione territoriale, ma anche nella tutela dei diritti della persona e nella tutela della biodiversità e dell’ambiente». Sempre secondo De Luca si tratta di «un impegno rivoluzionario nel fronteggiare la sfida del cambiamento climaticoattraverso un cambio di paradigma nel suo atto fondamentale. La Regione Umbria così facendo riafferma il primato della politica e la centralità del metodo scientifico come guida dell’azione dei legislatori». Per ora si tratta di un importante inserimento in statuto ma non c’è nessuna specifica sulle azioni oppure i fondi destinati alla lotta alla crisi climatica. Però, sottolinea De Luca, è un prendere atto che «la crisi è già qui e le sue conseguenze sono visibili in maniera estremamente preoccupante.Prenderne atto è il passo necessario per cominciare a ripensare urbanistica, pianificazione economica, agricoltura, sanità, protezione civile in modo da salvare vite umane e mettere in sicurezza le nostre città in questa nuova e mutata realtà». Infine, conclude il consigliere umbro, quello appena approvato è a suo dire «il primo caso di ‘costituzionalismo climatico’in Europa che, a oggi, vede solo 12 Paesi nel mondo ad averne fatto esplicito riferimento. Un esempio che ci auguriamo possa diventare la base di politiche concrete per il presente e il futuro dei nostri figli.Tell the truthè lo slogan rivolto alla politica mondiale dai movimenti che hanno animato la scena internazionale all’inizio del 21esimo secolo. La Regione Umbria lo ha fatto davvero riconoscendo l’origine antropica del fenomeno. Un approccio nuovo che riconosce quanto il cambiamento climatico rappresenti una minaccia senza precedenti per l’ecosistema, la salute umana, l’economia e la stabilità sociale, e quindila necessità di una risposta collettiva e coordinata».

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