Categories: Economia

Italiani: vecchi e soli

 

Un Paese in grande trasformazione, di persone che, per motivi di varia natura,vivono da sole. Questo è il quadro delineato dall’ultimo censimento permanente dell’Istat.Vive da solo il 19,7% delle persone sotto i 45 anni, il 31% di quelle di età compresa tra i 45 e i 64 anni e il 49,3% di quanti hanno più di 65 anni. E, per una volta,non c’è moltissimo divario territoriale: rappresentano il 39,8% della popolazione che risiede al Nord, il 40,1% di quanti vivono al Centro e il 35,8% e 37,5% rispettivamente delle persone residenti al Sud o nelle Isole. Con alcune tendenze interessanti, che possiamo osservare quando disaggreghiamo i dati. Le persone single più giovani vivono prevalentemente nelle grandi città del Nord. Al contrario, nelle regioni del Sud e delle Isole sembra persistere quella struttura di rete famigliare che fa sentire le persone anziane meno sole: tra le 10 Province con un numero inferiore di anziani soli, solo 3 si trovano al Nord. Un modello famigliare in rivoluzione. Si va verso la famiglia mononucleare, lo sentiamo ripetere da anni e anche i dati ce lo confermano. Ancora una volta, senza grandi differenze sul territorio. a essere genitori single è il 10,7% delle famiglie residenti al Nord, il 13,8% di quelle del Centro, l’11,8% delle famiglie del Sud e il 12,3% di quelle che risiedono nelle Isole. Tutto bello, ma non conviene Certo, da queste parti non abbiamo le competenze per entrare nelle motivazioni che spingono le persone a scegliere di vivere da sole. E certamente non sappiamo se si tratti di una scelta o meno. Ma abbiamo dati che convergono su una considerazione:vivere da soli, economicamente non conviene. La spesa media mensile di una persona singleammonta a circa il 73% di quella delle coppie(ed il 62% dei nuclei composti da 3 persone). E indovinate un po’ quali sono le voci di spesa che pesano di più? Quelle legate alla casa, che pesa circa 800 euro per le persone single e oltre 950 per una famiglia di 5 persone. Rimane il tema delle persone anziane Secondo il censimento,le persone di età superiore ai 65 anni sono il 24% della popolazione italiana. Di queste, a vivere da sole sono 4,2 milioni. La tendenza, com’è noto, va verso un ampliamento della popolazione anziana: nel 2050 gli over 65 rappresenteranno il 35% della popolazione, gli over 80 raddoppieranno passando dagli attuali 7,6% a oltre il 14%. In prospettiva, per tutte e tutti noi che stiamo invecchiando sono buone notizie:aumenteranno anche gli ultracentenari, che nel 2050 saranno quasi 78.000. e i nuovi nati? Come sappiamo, diminuiscono. Però, però. Nel 1960, secondo Banca Mondiale, in Italia, il numero medio di nascite per donna ammontava a 2,4 figli. Ora, dopo oltre 60 anni, siamo a 1,2. Ma non siamo i soli (mai sentito, mal comune…). a esempio, la Spagna è passata dai 2,9 del 1960 a 1,2 del 2020. Gli Stati Uniti da 3,6 del 1960 a 1,6 del 2020. Insomma, nei paesi ricchi, come sappiamo ormai dai tempo, si fanno meno figli. Ma sono buone notizie per la collettività? Dove stiamo andando? Quella che emerge dal censimento Istat è la fotografia di un Paese di persone sole, che non fanno figli e nel quale la quota degli over 65 è in crescita. Rischierò di essere brutale, ma qui c’è qualcosa che non va. E mi torna alla mente il monologo di Paola Cortellesi nel filmFigli, di Giuseppe Bonito. La figlia parla alla madre, rimproverando lei e la sua generazione diaver goduto del boom economicoe diaver sprecato la ricchezza negli anni Ottanta e Novanta, non pensando alle generazioni successive. Di avere la pensione, di essere stati in grado di comprare la prima, la seconda e la terza casa. E la madre le risponde così: voi non avete capito chenoi anziani siamo una forza silenziosa e tranquilla, siamo tantissimi, siamo la maggioranza assoluta, la politica guarda a noi, condizioniamo i palinsesti e le linee editoriali. In mano nostra è il teatro, il cinema, l’intera economia nazionale. Questo è il Paese che siamo? Quello che stiamo diventando? E allora, dove collochiamo tutta la retorica sulla cosiddetta famiglia tradizionale? O forse è proprio questa retorica la principale responsabile dei processi che stiamo osservando?

Redazione

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