Continua la stretta attuata dallaBce(Banca centrale europea) per combattere l’inflazione.Aumentano ancora i tassi di interessedi 25 punti base, raggiungendo il4%. La strada è ancora lunga e lo conferma la Presidente della Bce, Christine Lagarde: «a meno di cambiamenti radicali nel nostro scenario di base,continueremo ad alzare i tassi alla prossima riunione,non stiamo pensando a una pausa». L’inflazione, infatti, non ha ancora raggiunto il valore di riferimento pari al 2%, anzi; l’inflazione core(che non tiene conto dei beni soggetti a forte volatilità) è pari al 5,3%. Secondo gli analisti, la stretta proseguirà non solo a luglio, ma anche a settembre. Le stime, infatti, parlano di un’inflazione al 5,4% a fine anno,del 3% a fine del 2024, mentre si dovrebbe raggiungere il valore del 2,2% entro la fine del 2025. C’è ancora molto da fare. Ovviamente, tutto ciò avrà delle fortiripercussioni sulle rate deimutui, in particolare per coloro che hannostipulato un contratto a tasso variabile.Negli ultimi mesi, infatti, il tasso variabile ha superato il fisso, nonostante quest’ultimo rimanga comunque più elevato rispetto agli anni passati. Generalmente, iltasso variabile risulta più convenientea discapito del fisso che prevede una rata già prestabilita e non segue gli andamenti del mercato. La situazione, però, si è capovolta: se a gennaio 2022 la rata di un mutuo standard costava poco meno di 500 euro, ora si arriva a750 euro.E la situazione è destinata a peggiorare almeno fino a novembre, quando si potrebbero sfiorare gli 800 euro, registrando unaumento del 60%. Ovviamente questi cambiamenti si ripercuotono fortemente sulmercato immobiliare.Secondo l’indagine condotta daNomisma, sono sempre meno le persone che possono permettersi l’acquisto di una casa. Le famiglie che intendono cercare un’abitazione sono 3,1 milioni, ma di queste il56% ritiene l’affitto come l’unica strada percorribilea causa delle risorse economiche insufficienti. Soltanto per il 13% costituisce una vera e propria scelta, ritenuta più conveniente rispetto all’acquisto di una proprietà. Il34,8% delle famiglie prevede di avere difficoltà nel pagare il canone di locazione nel prossimo anno, registrando un aumento del 3% rispetto al 2022. L’indagine si concentra anche sullefamiglie che devono estinguere il mutuo:il6%ha difficoltà nel pagamento delle rate, registrando un calo dell’1,5% rispetto al 2022, mentre la percentuale dei nuclei che temono di non riuscire a pagarle regolarmente da qui ai 12 mesi successivi sale al 27,8%. La ricerca ha, inoltre, messo in luce una certa propensione all’indebitamento:la percentuale delle famiglie che farebbe sicuramente ricorso al finanziamento per acquisto di una casa è pari al 42,7%, mentre la percentuale di coloro che hanno intenzione di ricorrere al credito raggiunge il 35,2%. Proprio a causa deicontinui rialzi dei tassi di interesse da parte dellaBce,sono sempre di più le persone che vogliono ricorrere alcredito. Al tempo stesso, però,diminuisce la domanda di acquistotanto che si prevede un calo delle compravendite del 14,6% su base annua. Un trend negativo già ben visibile daidati dell’Osservatorio sul mercato immobiliaredell’Agenzia delle Entrate, che nel primo trimestre del 2023 segnala uncalo significativo delle compravenditerispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Andando nel dettaglio, i cali più importanti si sono registrati aBologna (-23,9%) e a Milano (-22,9%), seguono anche Roma (-10,3%) e Firenze (-9,4%). Complice l’aumento dei prezzi, secondolo studio condotto daImmobiliare.ittra le grandi città più costose, al primo posto troviamo Milano, con una media di 5.221 euro/mq; seguono Bolzano con 4.768 euro/mq e Firenze, con 4.091 euro/mq. Chiude la top 10 la città di Rimini, con i suoi 2.725 euro/mq.
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