In Svizzera, il 14 giugnopiù di 300.000 persone si sono radunateper manifestare in quello è stato annunciato al pubblico come uno“sciopero femminista” nazionale.In una grande marciacontro le diseguaglianze di genere, donne, bambini e altri attivisti hanno preso parte a eventi organizzati nelle maggiori città partendo da Ginevra fino a Zurigo, passando per Losanna, Berna, Basilea, Lucerna e San Gallo. Non basta vivere nelterzo Paese più ricco al mondo perPil pro capite(circa 95.000 dollari l’anno a persona) per vedere riconosciuta la parità anche economica tra uomini e donne. Così, in migliaia hannoprotestato con abiti e striscioni tinti di viola, simbolico colore che richiama i concetti di dignità e giustizia, per chiedere l’eliminazione delle disparità retributive di genere, la prevenzione di sessismo e molestie nei luoghi di lavoro e misure di contrasto alla violenza che colpisce le donne e la comunità Lgbt. Lo sciopero, indetto a seguito di unavotazione unanimedi oltre 250 sindacati e collettivi femministi, annoverava tra le richieste ufficiali anche l’introduzione di unsalario minimo nazionale di 4600-5100 euro al mese, un aumento delle pensioni (che per le donne hanno ungap del 34%rispetto a quelle maschili) e l’introduzione di uncongedo parentale di 1 annoper ciascun genitore. Al centro delle richieste dei manifestanti restava, però, l’uguaglianza retributiva. Quando si parla di retribuzioni femminili, la Svizzera si posiziona, infatti,tra i peggiori Paesi europeisecondo i dati dell’Ufficio federale di statistica. Nell’ottavo Paese più feliceal mondo, le donne elvetiche non sono in realtà tanto felici, perchéa parità di mansioni guadagnanoil 18,4% in menodegli uomini, contro una media nell’Unione europea del 13%. Anche se la forza lavoro femminile ha numeri piuttosto alti (il 75,4% delle donne svizzere tra i 15 e i 64 anni ha un lavoro), le donne sono penalizzate daun’altissima percentuale di impieghi part-time (il 61% nel 2021), con la conseguenza che il reddito guadagnato dalle donne in tutta la carriera lavorativa è complessivamenteinferiore del 43%rispetto a quello maschile. Le proteste sono state accentuate anche dal fatto chel’anno scorso la Svizzera ha deciso di estendere l’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni. Per ritrovare esempi di manifestazioni femministe di così ampia portata bisogna tornare al raduno di circa500.000 persone avvenuto il 14 giugno del 2019, la più grande mobilitazione svizzera dopo lo storico sciopero del 1991. Le proteste di 4 anni fa hanno dato il via aimportanti riforme,come l’introduzione delcongedo di paternità retribuito di 2 settimanenel gennaio 2021 e la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso a luglio del 2022. La data del 14 giugno è diventata ricorrente per celebrare l’anniversario del voto del 1981 che ha sancito l’ingresso del principio diparità dei sessinella Costituzione federale. L’attivista per i diritti delle donne Françoise Nyffeler, che con altre donne e partecipanti allo sciopero è scesa per le strade di Ginevra, haspiegatoaReuters: “L’abbiamo fatto per simboleggiare la nostra rabbia e la nostra furia nell’aspettare, aspettare e aspettare. La diseguaglianza salariale continua, la violenza continua e non ci sono sufficienti misure per contrastare ciò che sta accadendo”.Reutersriporta anche che alle15.24, cioè nel momento della giornata in cui si stima che le donne inizino a lavorare gratis a causa delgender pay gap, i manifestanti hanno iniziato a gridare nel quartiere di Plainpalais di Ginevra inun grido collettivo che è durato all’incirca un minuto. La condizione di svantaggio delle donne nei luoghi di lavoro è stata condannata anche dal ministro dell’InternoAlain Berset(eletto presidente della Confederazione per il 2023), che ha definito lo sciopero una dimostrazione di “come l’indignazione può essere trasformata in azione politica”. Oltre ai problemi economici, la consigliera nazionale dei VerdiSibel Arslanha ricordato che occorrono anche “misure sistematiche a livello nazionale percombattere la violenza di genere, sessuale e domestica. La Svizzera ha ratificato la Convenzione di Istanbul nel 2017, ora è tempo di implementare i suoi obiettivi”. ABernapiù di un migliaio di persone ha riempito la Piazza federale chiedendo al Governo dispendere per i servizi all’infanzia la stessa cifra di 109 miliardi di franchi destinata al salvataggio dellaCredit Suisse, mentre a Losanna la cattedrale è stata illuminata di viola per l’occasione. Nella città di Zurigo, le forze di polizia sono statecriticate per aver usato gas lacrimogenicontro un gruppo di persone che aveva bloccato il traffico stradale e per la violenza con cui un agente ha gettato a terra una delle partecipanti, come mostrano ivideodiffusi da alcuni attivisti presenti sul posto. Ai cori di protesta dello sciopero si sono unite anchele donne che lavorano nel mondo delgiornalismomostrando cartelli con lo slogan promosso dal sindacato di categoria “Nessuna donna, nessuna notizia. Più donne, più notizie”, per denunciare le disparità salariali e lamaggiore precarietà delle giornalisterispetto ai colleghi maschi, con il rischio per molte professioniste che vogliono mettere su famiglia di non avere altra alternativa che abbandonare la professione. “Rispetto, più salario, più tempo”è stato il motto della manifestazione nazionale. Lo si è visto stampato sulle magliette di 4 bambini seduti di spalle in unafotografiascattata durante il raduno al Theaterplatz di Basilea. Non sappiamo se sono maschi o femmine. Tengono in mano una bandierina con una striscia di tela rosa e una azzurra e sembrano guardare verso un futuro in cui ha davvero senso parlare di parità di genere.
Versare i contributi? Sembra ormai essere acqua passata, adesso l'INPS te li regala come un…
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…
Dall’11 novembre al 7 maggio 2023,Palazzo Albergati a Bolognaospita la mostraJago, Banksy, TvBoy e…