I laghi naturali e artificiali coprono 5 milioni di chilometri quadrati della superficie terrestre e contengono il90% dell’acqua superficiale del Pianeta.Siccitàe cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova queste enormi riserve idriche, chesono sempre più soggette a evaporazione: in media “perdono” 1.500 chilometri cubi all’anno a livello globale. Questi e altri dati sono ancora più importanti oggi, vigilia dellaGiornata mondiale della desertificazione e della siccitàcelebrata ogni 17 giugno dal 1995 dalle Nazioni Unite per diffondere consapevolezza e cercare soluzioni comuni. Quest’annoil tema è dedicato ai diritti alla terra delle donne, con il claim“Her Land, Her Rights”(la sua terra, i suoi diritti). Proprio in questi giorni è stato pubblicato unnuovo studiosuNature communicationcheanalizza la quantità di acqua disponibile nei serbatoi mondiali, fino a oggi non ancora ben quantificati su scala globale, fondamentali per garantire l’accesso acqua a tutti. Grazie alle osservazioni satellitari,la ricerca ha stimato le variazioni di stoccaggio di 7.245 invasi dal 1999 al 2018. Se la capacità “teorica” di accumulo è aumentata a un tasso di 27,82 km3/anno (principalmente dovuto alla costruzione di nuove dighe),lo stoccaggio effettivo è diminuitodello 0,82 soprattutto nei Paesi del Sud del mondo globale. “Con il deflusso previsto in calo e l’aumento della domanda di acqua, questi rendimenti probabilmente persisteranno in futuro” avvisano gli scienziati che hanno lavorato alla ricerca. Specificando che “anche se i serbatoi globali hanno una capacità totale molto più piccola rispetto ai laghi naturali, la loro regolazione del flusso rappresental’alterazione più intensa indotta dall’uomo del ciclo idrologico”. Durante il 20° secolo c’è stato unboom di costruzione di dighe, a partire dal Nord America, che hanno migliorato la capacità di gestire le risorse di acqua dolce della Terra “ma hanno anche impostoeffetti ambientali e sociali negativi” avvisano gli esperti nel report. Dopo un calo della crescita durante gli anni ‘90, centinaia di grandi nuove dighe sono state costruite in Asia, Africa e Sud America. Altre3.700 sono in fase di pianificazione o in costruzionenei Paesi in via di sviluppo. La maggiore domanda di acqua dovuta alla siccità ha reso fondamentale dotarsi di queste preziose riserve, ma “la costruzione di dighe e le operazionisono raramente coordinate tra i Paesi, nonostante quasi la metà di tutti i terreni siano coperti da bacini fluviali internazionali” avvisa il report. “Le misurazioni dello stoccaggio dei serbatoi spesso non sono condivise e i modelli terrestri e idrologici producono stime incerte: il telerilevamento satellitare fornisce invece una valida alternativa per il monitoraggio”. Dal “cielo” arrivano anche gli ultimidati allarmanti sulla siccità in Europa: secondo il programmaCopernicus Climate Change Serviceper il controllo del cambiamento climatico l’ultimo inverno è stato caldissimo. Tra dicembre 2022 e febbraio 2023, la temperatura media europea è stata di1,4°C superiore alle annate precedenti.
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