L’Unione europea ha messo a disposizione2,3 miliardi di euro per la ricerca nella cultura e nella creatività– progetto avviato conThe Creative Europe Programme 21-27– da cui le imprese della moda, sia italiane che europee, potranno attingere per poter rispettare le nuove regole della transizione ecologica che verranno imposte. Ma le imprese, da parte loro, vorrebbero che si intervenisse, prima di tutto, sulla normativa in corso di approvazione, specificando per esempio la definizione di stock, distinguendo tra materiali vergini biodegradabili e non, regolamentando i dati da inserire nel passaporto digitale. Alcuni dei punti di discussione, però, sono già quasi al traguardo. È il caso, per esempio, del regolamentoEspr – Ecodesign for Sustainable Products Regulation, presentato nel marzo 2022 e attualmente ancora in bozza ma in agenda per l’approvazione in Parlamento il 20 luglio. Si tratta di una normativa con cui l’Unione europea vuole estendere il campo di applicazione delle norme sulla progettazione ecocompatibile ai prodotti di moda. Un regolamento da cui si evince l’esenzione a tempo indeterminato delle regole sul fine vita dei prodotti valida per micro e piccole imprese, un’esenzione che, per esempio, è stata fortemente voluta dal nostro Paese. Nonostante questo, il dialogo, avviato i primi di giugno,è risultato essere un dialogo proficuo: i temi sono stati affrontati in Parlamento con i membri dell’Efa, l’associazione europea delle camere della moda nata soltanto 10 mesi fa con l’esigenza di raccogliere le varie voci del settore su scala comunitaria. Christian Ehler, coordinatore Ppe nella Commissione Industriae organizzatore dell’incontro ha dichiarato in riferimento ai fondi stanziati: «La moda si faccia avanti conposition paperse proposte di progetti che possiamo finanziare, anche per sostenere la transizione». Di questi fondi, spiega, un miliardo è già stato messo a disposizione per progetti di innovazione tessile. «La moda è un ecosistema importante e finora questo non è purtroppo stato capito – affermaThierry Breton, Commissario al Mercato Interno– Bisogna lavorare sulla transizione green e digitale. Dando noi il quadro normativo, dobbiamo raccogliere le indicazioni dai player». Indicazioni che l’Efa, che riunisce 23 Paesi, sembra aver ben recepito: «Tra i temi più importanti c’è quello della distinzione tra fast fashion e moda creativa – affermaCopasa, Presidente Cnmi– Un tema che è presente nella proposta di regolamentoCorporate Sustainability due diligence, approvata dal Parlamento lo scorso 1° giugno e che vorremmo fosse inserito anche nella proposta di regolamentoEspr».
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