Ipiani di mitigazionepromessi dallaCorea del Sudprevedono che il Paeseriduca del 40% le emissioni di gas alteranti entro il 2030rispetto ai livelli del 2018, mentre ilnet-zerodovrebbe essere conseguitoentro il 2050. Ma dietro queste solenni promesse,inizianoa emergere notevolidubbiriguardo le reali intenzioni dei Governi sud-coreani, che negli ultimi 2 decenni hanno più voltetradito i propositiespressi pubblicamente. Nel lontano 2009 l’ex presidente coreanoLee Myung-bakannunciò al vertice annuale sul clima delle Nazioni Unite che la Corea del Sud avrebbe investito il2% del Pil ogni anno per attuare i piani di mitigazioneclimatici, sostenendo che il suo Paese sarebbe diventato «Un precursore nell’affrontare il cambiamento climatico». Negli anni successivi, però, la Nazione asiaticanon ha seguito minimamente il percorso annunciato, con i vari Governi che hanno preferito concentrarsi principalmente sull’industrializzazione pesantedel Paese e la crescita economica, fino a trasformare lo Stato nella 12° economia del Pianeta, fortementedipendente dalle risorse fossili.Questa crescita impetuosa ha comportato un nettoaumento delle emissioni e dell’inquinamento,mentre le iniziative sostenibili sono rimaste sotto-finanziate, con uno sviluppo molto debole delle fonti rinnovabili. Tanto che il picco delle emissioni è arrivato solo nel 2018. La combinazione di ritardi e scarse iniziative rendono ladecarbonizzazioneannunciata dal Governo in carica di Yoon Suk-yeol decisamente più difficile e impegnativa, specialmente se non ci saranno imponenti interventi peraccelerare la transizione ecologica.Per raggiungere il targetnet zero,la Corea del Sud dovrebbeabbattere le emissioni del 5,4% ogni anno per i prossimi 27 anni, pari a oltre il doppio delle sforzo richiesto alle Nazioni dell’Unione Europea. Per il momento le iniziative legislative si basano ancora sulle misure adottate dal Governo del predecessore Moon Jae-in, che aveva annunciato la riduzione dell’energia generata dal carbone dal 42% al 22% e il taglio delle emissioni del settore industriale dalle 261 milioni di tonnellate del 2018 alle 223 milioni per il 2030. Vaghe promesse sono state fatte anche per l’espansione dell’energianucleare, mentre per lerinnovabilisono statitagliati i sussididietro la pressione di numerose lobby industriali-economiche. Una serie di segnali negativi che hanno portato Youn Se-jong, membro della ongPlan 1.5ad affermare che il Governo «Ha solo intenzione di ritardare la transizione necessaria ». Questo cronico ritardo è alla base anche dell’azione legale portata avanti da 3 giovani attivisti coreanidell’organizzazioneYouth 4 Climate Action,che hanno intentato nel 2020 una causa contro il Governo e l’Assemblea nazionale, ritenuti responsabili della mancanza di azioni adeguate nel contrasto al cambiamento climatico. «La loro immutabile affermazione (del Governo) è stata chericonoscono il problema, ma che risolverlo non è realistico. Per coloro che non condividono il valore del tempo, gli ultimi 3 anni potrebbero non aver significato nulla. Ma per noi quel periodo ha significato speranza e motivo per essere pazienti, il che ci ha spinto a continuare con questa campagna» hanno recentementedichiaratoa marzo i membri dell’organizzazione in una conferenza stampa aSeul.
«A nome dello Stato danese, a nome del Governo: mi dispiace». Con queste parole…
A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra…
Dall’Accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”. È questo il tema scelto quest’anno per la Giornata…
Una donna muore ogni due minuti per complicanzelegate al parto e alla gravidanza. Lo…
Dall’11 novembre al 7 maggio 2023,Palazzo Albergati a Bolognaospita la mostraJago, Banksy, TvBoy e…
La semplice diversificazione delle importazioni dicombustibili fossiliper liberarsi dalla dipendenza russa - che garantisce…