Categories: Economia

È tutta colpa dei giovani?

 

Cosa vogliamo da questigiovani? Ma soprattutto, cosa vogliono loro?Non lasciano casa, non fanno figli,il 24% di loro non studia e non lavora(per questo abbiamo ilprimatoeuropeo). A comprenderli forse un po’ meglio arriva l’indagine cheNoto Sondaggiha realizzato perIl Sole 24 Oresu giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Primo dato:al Nord si lavora, nel resto del Paese si studia. Nel Nord Est, a lavorare è il 67% del campione, mentre il 39% di coloro che risiedono al Centro studia (al Sud arriviamo al 41%). E non è vero che sono scoraggiati, soprattutto quando studiano e stanno investendo sulla loro crescita formativa: tra di loro,a dichiararsi soddisfatto dell’istruzioneche sta ricevendo è il69%e il 63% ritiene che troverà un lavoro in linea con le competenze che sta costruendo. I figli? Anche se a molti piace presentarli sotto una certa luce, non sonobamboccioni: sono finanziariamente cauti. E, quando si parla difuturo, hanno ben chiaro che i figlicostano: il 60% del campione individua nella solidità economico-finanziaria uno dei prerequisiti fondamentali per decidere di riprodursi. Ma c’è un altro aspetto che dovremmo tenere in considerazione, daadulti che stanno ancora impattando enormemente sul mondoche i giovani (e i loro figli) vivono e vivranno: il 23% delle persone intervistate pensa che non sarà in grado di avere figli nel proprio futuro perché èpreoccupato delle prospettive economichedel Paese e teme chenon riuscirà ad avere un lavoroo, comunque, un reddito che permetta di dare concretezza ai propri progetti famigliari. Quanto costa mettere su famiglia? Del resto, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, già solo durante ilprimo anno di vita di un figlio, le spese da sostenere sono comprese in un range che vadai 7.065,07 aI 17.030,33 euro. E non è tutto, perché questi costi sono anche in aumento. Qualche esempio? Per comprare un passeggino, in un anno la spesa è aumentata del 27%, per una culla circa il 14%. Vale la pena sicuramente ricordare che l’Osservatorio Inps pubblicato a dicembre 2022 avvertiva che per i lavoratori (sia autonomi che dipendenti)tra i 20 e i 24 anni,ilreddito medio annuoda lavoro è stato di9.911 euro(ovviamente, con una pesante disparità di genere:11.875 per i ragazzi e 7.948 per le ragazze). Cosa si può fare? Certo,c’è l’assegno unicoper i figli a carico. Un bell’impegno, per le finanze pubbliche: secondo l’Inps, nel 2022 sono stati spesi 13 miliardi di euro, con una media di146 euro al mese per figlio.E però, secondoFederconsumatori, questi bonus sono ancorainsufficientie comunquenon rappresenterebbero un fattore determinante per decidere di mettere al mondo un figlio.Del resto, i figli restano, ma i Governi passano (e a volte, con loro, anche i bonus). Cosa servirebbe si sa (e se ne parla da 60 anni):asili nidoe tempo pieno. Almeno, abbattere le spese legate ai servizi di base per le famiglie. Ma in un Paese dove i Governi, di qualunque colore politico siano, parlano in continuazione di maternità, natalità e fertilità, pare proprio che non ce la si faccia. Ricordiamo che il Consiglio dell’Unione Europea ha recentemente elevato l’obiettivo di copertura dei servizi di educazione e cura per la prima infanzia da parte degli Stati membri, passando dal 33% a 45% del totale dei bambini sotto i 3 anni ai quali questi servizi dovrebbero essere garantiti. Ma secondoOpenpolis,nel 2020 erano solo 6 le Regioni che superavano la soglia minima del 33%. Senza soldi, senza servizi, senza poter realizzare i propri progetti.Vogliamo davvero continuare a dare la colpa ai giovani?

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