“Può ilbattito delle ali di una farfallain Brasile scatenare un tornado in Texas?” si chiedeva nel 1972 il matematico e meteorologo Edward Norton Lorenz. La cosiddetta teoria delButterfly Effect(effetto farfalla) poggia sull’idea chequalsiasi azione, anche se apparentemente insignificante, possa avere conseguenze, talvolta persino estreme, a distanza di tempo e in un altro luogo. La mostra collettivaThe Butterfly Affect(l’affetto farfalla, un curioso gioco di parole) negli spazi dellaFondazione Sandretto Re Rebaudengodi Torino si snoda in un percorso espositivo che vede protagoniste leopere di 11 artisti e artiste internazionali, dalla scultura all’installazione, dalla pittura al video. Credit: Lungiswa Gqunta Tending to the harvest of dreams (Curare il raccolto dei sogni), 2021 Credit: Senza titolo, Zoe Williams Credit: Nuova opera. Rachel Youn Credit: Patricia Dominguez Plant saga, 2023 (dettaglio) Credit: Fsrr.org A 50 anni dal principio enunciato da Lorenz, in un contesto che reca i segni inequivocabili delle nostre azioni, il Pianeta su cui viviamo, la mostra intende dar voce e spazio adapprocci artisticiche incrocianolepiccole-grandiresponsabilità individuali e iprocessi collettivi di cura, piacere ed ecologia. The Butterfly Affectpresenta la sfera dell’affettività interspecie come veicolo con cui immaginare nuove modalità dicoesistenza sociale e ambientale, allontanandosi dalle prescrizioni del dominio estrattivo. Artisti e artiste, attraversole scienze naturali elabotanica, raccontanoterreni di conflitto governati da dinamiche di sfruttamento e di oppressione. Ci si interroga relativamente ai modi con cui lo spazio naturale è costruito fisicamente e disciplinato dal punto di vista normativo e come ne è regolamentato l’accesso. Dal sapereerboristicovengono esplorati i temi dellavulnerabilitàe dellasalute, facendo emergere i processi dimedicalizzazione del corpo e di stigmatizzazione della malattia. L’affetto e le relazioni sono espanse inun’ottica transumanache sfuma i confinitracorpisessuali e vegetali. Infine, ladistruzione ecologicaè letta in connessione al trauma inciso sui corpi delle differenti comunità, permettendo agli artisti di immaginare spazi per nuove pratiche di guarigione collettiva. Jumana Manna si interroga riguardo l’impatto sociale ed economico delle leggi sulla protezione della naturadel Governo israelianosulla popolazione palestinese, mentre Lungiswa Gqunta decostruiscele eredità patriarcali e colonialiche regolano l’accesso e la proprietà della terra; Kapwani Kiwanga esamina glisquilibri di potere attraverso le regole del giardino all’inglesee delle tecnologie botaniche di epoca vittoriana; Ja’Tovia Gary si focalizza su un celebre giardino, quello di Claude Monet a Giverny, per riflettere riguardo leviolente politiche della rappresentazione del corpo nero. Sharona Franklin, poi, racconta l’attivismodisabilee bioetico, mentre Isaac Julien lastoria di cura e rinascita di Prospect Cottage a Dungeness, celebre rifugio in cui si ritirò Derek Jarman dopo la diagnosi di positività al virusHIV; Rachel Youn dà vita a installazioni con piante artificiali e macchine per i massaggi, evocando unoscenario ironico e grottesco di cura, piacere e intimità.
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