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Honduras: le attiviste che aiutano le donne ad abortire

 

Pseudonimi, messaggi in codice, chat segrete, telefoni usa e getta, appuntamenti notturni. La strada che inHondurasdeve percorrere chi decide diabortireè lunga e composta da 1.000 step. Ogni passo deve essere calcolato scrupolosamente perché compierne uno falso potrebbe costare molto caro. Nel Paese, infatti,l’interruzione volontaria di gravidanza è illegaleed è in vigore una delle leggi più severe al mondo, che la vietain tutti i casi compreso lo stupro. Mentre alcuni stati dell’America Latina come Argentina, Colombia e Messico stanno andando nella direzione opposta, ampliando i diritti all’aborto, in quelli più vicini all’Honduras comeEl Salvador e Nicaragua, ci sono leggi similie questo esclude anche la possibilità, per chi potrebbero permetterselo, di oltrepassare ilconfineper abortire. In risposta a questa privazione estrema della libertà di decidere del proprio corpo e della propria vita,sono nate reti di aiuto clandestino, che operano su tutto il territorio nazionale. Secondo ilGuttmacher Institute, in Honduras si verificanoogni anno più di 50.000 aborti clandestini, nonostante lepeneper chi li compia o aiuta a farlo possano arrivarefino a 6 anni di carcere. Si tratta però di dati ipotetici e probabilmente al ribasso visto che tutto avviene nell’ombra, comeha documentatoAssociated Press, intervistando attiviste e persone che si sono rivolte a loro per interrompere una gravidanza indesiderata. Quando una donna honduregna decide di farlo devechiamare un numero specifico, reperibile tramite il passaparola o il web, dove si può trovare sotto un nome in codice. Chi risponde cerca di capire, ponendo diverse domande, se la richiesta è reale e dall’altro capo non ci siano la polizia o gruppi di conservatori che tentano di rintracciare gli attivisti per poi denunciarli. Una volta verificata l’autenticità,le chiamate sono fatte rimbalzare da un numero all’altroin modo che sia più difficile rintracciarle. A volte anche le sim vengono cambiate ma alla finesi arriva a parlare con una personacoperta da uno pseudonimoche funge da guida, telefonica, lungo tutto il percorso abortivo. Dopo ulteriori domande riguardo la salute e l’avanzamento della gravidanza, si passa alreperimento delle pillole abortive, che nelle comunicazioni tra le parti non vengono mai chiamate con i loro nomi: misoprostolo emifepristone. Anche se il primo è venduto in Honduras su prescrizione medica perché usato per problemi gastrointestinali e aborti spontanei, solitamentele reti di aiuto li introducono entrambi di nascosto dal Messico, a volte comprandoli, altre tramite donazioni spontanee. A chi li richiede per abortire e non può permetterseli vengono dati gratuitamente, altrimenti il costo è di50 o 60 dollari. Una volta che la donna ha in mano le pillole,la guida spiega come assumerle e consiglia di tenere il cellulare vicino per avvisarla in caso di emergenza. Molto spesso le cose vanno lisce, ma non sempre. Come dimostrato da una serie infinita di report e statistiche, vietare l’abortonon lo elimina ma lo rende solo più pericoloso. La prova arriva anche dall’Honduras, dove non sono poche ledonne che si rivolgono agli ospedalidopo aver assunto le pillole in modo sbagliato, averle inserite erroneamente nella vagina, o a seguito di aborti incompleti in gestazione avanzate. Eventi che oltre a essere allarmanti e a costare, a volte, la vita, testimoniano inequivocabilmente un tentativo di interruzione volontaria di gravidanza chei medici sarebbero obbligati per legge a denunciarealle autorità. Capire quanti lo facciano e quanti no è complesso ma, anche se ufficialmente non ve ne è traccia, secondo il gruppo di attivistiSomos Muchas6 donne sarebbero state condannate per aborto dal 2012 al 2018.Fortunatamente nessuna di loro è in carcere ma finire dietro le sbarre non è l’unica conseguenza alla quale si può andare incontro. Molte, infatti, denunciano l’impossibilità di lasciare il lasciare il Paese o di ricevere le autorizzazioni di idoneità al lavoro Anche se la situazione non è mai stata particolarmente rosea in Honduras,il divieto totale di aborto risale al 1985. In precedenza era consentito in 3 casi: stupro, rischio di vita per la madre o non sopravvivenza del feto.Nel 2009, dopo il colpo di stato che ha destituito l’ex presidente Manuel Zelaya, marito della presidente di oggi Xiomara Castro,è stata bandita anche la pillola contraccettiva d’emergenzae nel2021è stato adottato un emendamento per aggiungere ildivieto di aborto nellacostituzione, blindandolo ulteriormente. Castro è la prima donna presidente dell’Honduras e dopo 14 mesi al potere,l’8 marzo 2023 ha posto fine al divieto della pillola contraccettiva d’emergenzae si è impegnata a legalizzare nuovamente l’aborto nei 3 casi precedentemente consentiti. Purtroppo, però, la sua amministrazione non ha la maggioranza nella legislatura e sono in molti a credere che questa promessa difficilmente verrà mantenuta.

Redazione

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