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Mar Mediterraneo: i cicloni saranno sempre più intensi

 

Da tempo laclimatologiaconsidera la regione delMar Mediterraneoun “hotspot climatico”, ovvero un’area dove gli effetti dellacrisi climatica-ambientalesono più severi eevidenti. Per questo motivo numerosi enti scientifici stanno moltiplicando le ricerche relative alle condizioni climatiche della regione del Sud Europa-Nord Africa, studiando i fenomeni estremi e i rapidi cambiamenti in atto (come la tragicaalluvione che è avvenuta recentemente in Emilia-Romagna). Il ciclone che ha investito l’area romagnola è stato monitorato attentamente dalla strumentazione oceanografica dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), che attraverso l’analisi dei datiha rilevatounabbassamento significativo della temperatura delle acque superficiali nel Tirreno e nel Canale di Sicilia. L’Ogsha come obiettivo ilmonitoraggio degli oceanidel mondo grazie alla cooperazione con l’infrastruttura internazionaleEuro-Argo.Questi studi avvengono in tempo reale con ifloat, strumenti autonomi rilasciati nelle acqua marine che si fannotrasportare dalle correnti dove raccolgono parametri fisici e biogeochimicilungo tutta la colonna d’acqua. «Raccogliere dati in-situ è fondamentale perconoscere meglio l’effetto dei ciclonie fornire informazioni in tempo reale ai modelli di previsione. Quando sappiamo che c’è una perturbazione in arrivo, aumentiamo la frequenza di campionamento dei nostri strumenti in acqua, chiamatiArgo float, per avere più informazioni. Non è scontato riuscire a catturare l’evento, perché non è possibile avere certezze sulla traiettoria che seguirà il sistema atmosferico. In questo caso i nostri strumenti hannocatturato il passaggio della struttura ciclonicae hanno registrato ilraffreddamento della parte superficialedella colonna d’acqua e il trasferimento di energia all’atmosfera durante l’evento. Nel week-end appena trascorso abbiamo continuato ad acquisire dati ad alta frequenza per seguire i sistemi ciclonici che hanno interessato Sicilia e Calabria» hasottolineatola ricercatrice Milena Menna della Sezione di Oceanografia dell’Ogs. Queste ricerche e analisi contribuiscono quotidianamente a un sistema integrato di osservazioni in-situ, dati satellitari e modelli operativi che aiutano amigliorare la conoscenza degli eventi estremi, garantendo così una misura di previsione e prevenzione. «Gli strumenti cheOgsusa per monitorare il mare montano in alcuni casi anche sensori in grado di misurare la pressione atmosferica, che è un parametro importante per ricostruire l’evoluzione dell’evento atmosferico e valutare eventualmente l’errore previsionale in un’ottica di miglioramento dei sistemi di previsione» ha dichiarato Marco Reale, ricercatore della Sezione di Oceanografia dell’Ogs. A marzo, l’Ogsha pubblicato unostudiosulla rivistaScientific Reports, dove viene analizzato per la prima volta l’evoluzione di un “medicane” (ciclone del Mediterraneo simile a quelli presenti nei tropici), denominatoApollo. Dai dati emerge l’impatto del ciclone sull’ambiente marino, dimostrando che le condizioni marine preesistenti possono guidare la risposta fisica e biogeochimica del mare al passaggio di eventi meteorologici estremi. Secondole più recenti simulazioni,la frequenza dei medicani diminuirànel corso del tempo, ma saranno semprepiù intensi e durevoli nel Mar Mediterraneo.

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