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Sudafrica: via alla produzione profilassi generica contro Hiv

 

Secondo i dati riportati daUnaidsil continente africano rimane ancora la regione più colpita al mondo dal flagello dell’Aids. Secondo il programma delle Nazioni Unite per il contrasto al diffondersi dell’Hiv,in Africa a fine 2020 37,7 milioni di persone avevano contratto l’infezione, nonostante negli ultimi 10 anni siano stati registrati miglioramenti rispetto agli anni del picco dell’epidemia, con il 44% in meno di nuove infezioni ogni anno e una diminuzione del 55% delle morti legate al virus. Le disuguaglianze globali legate alla possibilità di contrarre la malattia e all’accesso a trattamenti adeguati però rimangono, e sono riemerse con forza in seguito alla più recente pandemia, che ha visto gran parte delle risorse mediche e tecnologiche concentrate sul Covid-19 lasciando temporaneamente da parte la lotta all’Aids, ponendo nuovamente milioni di vite in pericolo, specialmente nei Paesi emergenti e in particolare in quelli africani. L’obiettivo di debellare completamente il virus entro il 2030 sembra dunque essersi allontanato; come riportato daUnaidsattualmentela prevenzione raggiunge solo il 40% di giovani donne e adolescenti in Africa, e coloro che contraggono l’Hiv si trovano ancora a dover combattere con barriere strutturali, come la criminalizzazione, la discriminazione elo stigma che colpiscono in particolare soggetti appartenenti a comunità marginalizzatecomesex workerse personeappartenenti alla comunità Lgbtq+. Servono più investimenti e una maggiore sinergia tra compagnie farmaceutiche, per rendere prevenzione e trattamenti disponibili a un numero sempre maggiore di persone. Un segnale positivo in questo senso arriva dal Sudafrica, dove proprio negli scorsi giorni l’azienda farmaceutica indianaCiplaha confermato che darà inizio alla produzione di un trattamento pionieristico a prezzi accessibili che potrebbe salvare la vita a milioni di persone. Si tratta della versione generica del farmaco CAB-LA (long-acting cabotegravir), una profilassi sviluppata daViiV Healthcare, cheblocca il virus impedendogli di entrare nelle celluleeriduce quasi a zero le probabilità di contrarlo per via sessuale. Questo tipo di prevenzione, che consiste in un iniezione ogni due mesi, si è rivelata più efficace della pillola da assumere quotidianamente (attualmente disponibile gratuitamente in Sudafrica e altri Paesi del continente), probabilmente perché più discreta e perché richiede meno impegno da parte del soggetto. ViiV Healtcarea marzo ha concesso la licenza aCiplae ad altre due aziende farmaceutiche, sempre indiane, che riceveranno la ricetta e il procedimento per poter produrre il farmaco generico diminuendo il prezzo per renderlo accessibile anche ai Governi con poche disponibilità di budget. Attualmente, infatti,la versione brandizzata del CAB-LA costa 3.500 dollari a iniezione, un prezzo che mette il farmaco fuori dalle capacità di acquisto della maggior parte delle persone che ne avrebbero bisogno. Secondo le stime del centro per il giornalismo medicoBhekisisa, l’entrata sul mercato del farmaco genericoporterebbe il prezzo inizialmente a 39 dollari a iniezioneper un totale di 237 dollari all’anno, ma potrebbe scendere fino a 190 dollari all’anno per persona. Naturalmente per arrivare alla produzione e commercializzazione del trattamento potrebbe volerci del tempo. Cipladeve valutare se è più conveniente importare i componenti principali dall’estero o produrseli in casa. Inoltre, per garantire la sicurezza e la sterilità dell’iniezione il confezionamento deve avvenire in un ambiente asettico con tecnologie specifiche che devono ancora essere implementate. A tutto questo devono aggiungersi i tempi tecnici necessari al trasferimento di tecnologie e competenze da parte diViiV Healthcare. Si stima che prima di avere il farmaco finito e pronto per la commercializzazionepotrebbero volerci dai 3 ai 5 anni. È un tempo molto lungo, ma vale la pena aspettare, anche perché il contratto per la concessione della licenza per la CAB-LA ha acceso i riflettori sull’importanza della condivisione di conoscenze e la rottura del monopolio delle industrie farmaceutiche che può rendere farmaci salvavita disponibili a prezzi sempre più bassi a un numero sempre maggiore di persone.

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