Era una casa molto carina / Senza soffitto, senza cucina / Non si poteva entrarci dentro / Perché non c’era il pavimento / Non si poteva andarci a letto /In quella casa non c’era il tetto / Non si poteva fare pipì / Perché non c’era il vasino lì / Ma era bella, bella davvero / In via dei Matti numero zero. Questa filastrocca si chiamaLa casae la conosci sicuramente. A me piace tanto. Come mi piace una canzone per grandi che si chiamaIl cielo in una stanzae che dice così:Quando sei qui con me / Questa stanza non ha più pareti / Ma alberi / Alberi infiniti / Quando sei qui vicino a me / Questo soffitto viola / No, non esiste più. La casaeIl cielo in una stanzahanno un punto in comune: ci dicono che, quando siamo felici, le case impazziscono, diventano grandissime, bellissime, strambe, impossibili. I muri si trasformano e i soffitti non esistono più. Ma perché una casa pazza sia bella, dev’essere una casa felice. Se in una casa, però, non c’è davvero la cucina o il pavimento, se non ci si può entrare dentro o farci la pipì, allora siamo nei guai. Purtroppo, questi posti esistono e nelle grandi città costano pure un occhio della testa. Ne sanno qualcosa gli studenti dell’università che fanno una gran fatica a trovare una casa- ma anche solo una stanza, anzi un lettino – per poter studiare. A inizio maggio,una ragazza tostissima che si chiama Ilaria Lamera e che studia a Milano, ha piantatouna tenda davanti al Politecnico, che è la sua università. Non era una vacanza, la sua, ma una protesta. Col passare dei giorni, nuovi ragazze e ragazzi si sono aggiunti a questo gioioso e agguerrito campeggio. Non solo a Milano ma anche a Roma, Verona, Napoli.Ora in tutta Italia sono spuntate tante tende ostinate come bellissimi funghetti.Gli studenti e le studentesse che ci dormono dentro vogliono mostrare alla gente come sia difficile studiare – anzi, spesso studiare e lavorare – senza un tetto sulla testa. Milano, come dice un’altra canzone che mi piace tanto, è unposto impossibile.Succedono tante cose, tutti vogliono andarci: ci sono i turisti, la moda, i grandi eventi, le università. Ci sono un sacco di case vuote affittate per qualche giorno a prezzi carissimi e tanti studenti che cercano casa invano, perchéchi ha casa preferisce i turisti agli studenti. Negli ultimi annii prezzi degli appartamenti sono schizzati su ma gli stipendi della gente sono rimasti mogi mogilì dov’erano. E il problema ormai non è solo degli studenti squattrinati, ma anche di chi ha un lavoro buono: le case costano troppo. I ragazzi delle tende sono riusciti a parlare col sindaco, a parlare delle loro disavventure e delle loro buone idee.Il Governo ha detto che costruirà tanti nuovi alloggiper gli studenti. Ma per costruire, ci vuole tempo. Nel frattempo bisogna agire con le case vuote che ci sono – e che non sono poche. Bisognaregolare i soggiorni brevi e i prezzi pazzi, rassicurare i proprietari e aiutare gli affittuari. Noi viviamo in un’epoca in cuiper lavorare, molto spesso, bisogna aver studiatoalmeno un po’. Se per studiare c’è chi deve lavorare, e se il lavoro non basta a pagarsi una casa, allora il mondo si divide davvero in pochi ingiustamente fortunati e in troppiingiustamente esclusi. Le case servono a studiare, a lavorare, a diventare se stessi, a volersi bene, a metter su famiglia quando viene la voglia. Insomma, a far girare il mondo e costruire la propria felicità. Lo dice un filosofo che si chiamaEmanuele Cocciae che ha scritto unlibro bellissimosulla casa e sui suoi significati nascosti.Non è certo per proteggerci dalle intemperie che costruiamo case. […] Costruiamo case per accogliere […] la porzione di mondo – fatta di cose, persone, animali, piante, atmosfere, eventi, immagini e ricordi – che rende possibile la nostra stessa felicità. Allorase tutti avessimo una casa potremmo studiare, lavorare ed essere felici.E chissà che, come continuava quella canzone che a me piace tanto, non succeda il miracolo e chein questoposto impossibile / tu mi hai detto “ti amo” / io ti ho detto “ti amo”.All’amore, davvero, basta poco per mettere radici.
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