La legge russa contro la “propaganda Lgbt” ha colpito ancora: stavolta, nel mirino del Cremlino, è finitoGoogle. Un tribunale del distretto Taganksy di Mosca ha stabilito che l’azienda è colpevole di averrifiutato di rimuovere i contenutirelativi alle relazioni tra persone dello stesso sesso come richiesto dalla legge russa. La multa è di3 milioni di rubli, equivalenti a 38.600 dollari, e comprende anche una sanzione per non aver cancellato quelle che sono state definite “false informazioni” sulla campagna militare russa in Ucraina. Non è la prima volta che Mosca imponemulte alle società tecnologiche occidentali: questa mossa si inserisce nel tentativo di aumentare ilcontrollo sui contenutiche fruiscono online gli utenti russi,spiegaReuters. Secondo il giudice Timur Vakhramyev il motore di ricerca sarebbecolpevole ai sensi dell’articolo 13.41 del Codice amministrativo della Federazione Russa, che riguarda la “mancata cancellazioneda parte del proprietario di un sito Web di informazioni o di una pagina Web nel caso in cui l’obbligo di eliminare tali informazioni, siaincluso nella legislazionedella Federazione Russa”. La Corte ha fatto riferimento a diversivideo pubblicati sulla piattaforma YouTube,di proprietà di Google, che ha definito “di propaganda”: riguardanole relazioni sessuali “non tradizionali”, così definite dal presidente russo Vladimir Putin, l’educazione dei figli in famiglie dello stesso sesso e la vita delle persone Lgbt a San Pietroburgo, pubblicati dal blogger Karen Shahinyan, che le autorità russe ritengono essere un “agente straniero”,riferiscel’agenzia di stampa statale russaTass. Quando ilwatchdogrusso dei media ha scoperto i suoi video, hachiesto a Google di rimuoverli immediatamente.Ma Googlenon l’ha fatto. A novembre dello scorso anno,la Russia ha rafforzato le sue leggi contro la comunità arcobaleno, ampliando l’interpretazione di ciò che si qualifica come “propaganda Lgbt” ed è stata pesantemente criticata da gruppi indipendenti per i diritti umani. In base allanuova legge(bocciata dalla Corte di Strasburgo perché discrimina e lede il diritto alla libertà d’espressione), qualsiasi informazione considerata un tentativo di promuovere l’omosessualitàin pubblico, online o in film, libri o pubblicità, potrebbe incorrere in una pesante multa fino a 5 milioni di rubli, a seconda della categoria della violazione e se è stata commessa da un personaggio pubblico. Vladimir Putin ha criticato quella che chiama la «depravazione morale delle èlite liberali occidentali», promuovendo cause conservatrici sia in Russia che all’estero, spesso prendendo di mira le comunità Lgbt. Negli ultimi mesi,sottolineailWall Street Journal, il Cremlino ha anche tentato di convincere i russi a lasciare le piattaforme di social media occidentali per controllare la narrativa relativa all’invasione dell’Ucraina. Ha bloccato siti web di dozzine di mezzi di informazione russi indipendenti, installato firewall attorno a diversi social network come Facebook e Twitter, e promosso piattaforme comeRutube. Le autorità hanno approvatouna legge che prevede il carcere per chiunque pubblichi quelle che le autorità considerano “false informazioni” riguardo il conflittoe le azioni delle sue forze armate. Il termine “guerra”, in riferimento a quella che la Russia chiama “operazione militare speciale” in Ucraina, è stato vietato.Google avrebbe rifiutato di rimuovere contenuti anche su questo fronte. I rappresentanti della piattaforma non hanno risposto immediatamente a una richiesta di commento sulla multa o riguardo l’intenzione della società di presentare ricorso. A maggio dello scorso anno la filiale russa di Google ha presentatoistanza di fallimentodopo che le autorità hanno congelato il principale conto bancario della piattaforma nel Paese a seguito di una multa del valore di 7,2 miliardi di rubli,secondol’agenzia di stampa russaInterfax: circa 93 milioni di dollari. La ragione? La “sistematicaincapacità di rimuovere informazioni vietate in Russia”.
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