Madri e bambini protestano contro la chiusura di un ospedale di maternitàCredit: 1972 Press Photo Credit: Mitchell Library, State Library of New South Wales and courtesy SEARCH Foundation, CC BY-NC-SA La marcia delle persone povere per la Festa della mamma, Washington, 12 maggio 1968Credit: Susan D. Anderson, CAAM History Curator and Program Manager, looks at the legacy of Black mothers who helped deliver lasting change Credit: Mitchell Library, State Library of New South Wales and courtesy SEARCH Foundation Cosa ti viene in mente se pensi allaFesta della Mamma?Probabilmenteconfezioni di cioccolatini, fiorie pubblicità in tema. Si tratta, in realtà, di una ricorrenza che affonda le sue radici nellecampagne femministe portate avanti tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Campagne che puntavano a promuovereunmaggiore riconoscimentodel contributo sociale ed economico delle donne come madri.Un intento che, però, nel tempo sparì progressivamente, fagocitato perlopiù dainteressi commerciali e politici. Non è sempre stata una festa amata da tutti, incondizionatamente. Neglianni ‘70, le correnti femministe dell’epoca ritenevano che la Festa della mamma non facesse altro checonfermare e rafforzare lo schema familiare del maschio lavoratore dominantee della femmina casalinga sottomessa. Un opuscolo pubblicato dai cosiddetti “liberazionisti” delledonnedi Adelaide,nel 1971, affermava che la Festa della mamma era una semplice forma diipocrisia. Per un giorno, spiegava il pamphlet, la società rendeva omaggio al “martirio” delle donne in casa. Per il resto dell’anno,il loro lavoro domestico rimaneva del tutto invisibilee i loro “bisogni fondamentali” restavano insoddisfatti. I liberazionisti delle donne sostenevano che il“culto” del focolare domesticoavesse delle conseguenze disastrose non solo per le donne, ma anche per i bambini. In quel periodo, iservizi di assistenza all’infanziaa prezzi accessibili rappresentavano un’esigenza impellente, non solo per consentire una pari partecipazione femminile alla vita pubblica, ma per i benefici che potevano portare nello sviluppo sociale dei bambini e nelle relazioni al di là del nucleo familiare. Questo sentimento è stato catturato al meglio nello slogan utilizzato durante le marce di protesta:”Mammalibera, papà libero, me libero, assistenza all’infanzia gratuita”. Molte insegnanti e madri femministe erano attratte dai nuovi approcci che incoraggiavano una maggiore indipendenza dei bambini. Questi princìpi hanno anche dato impulso a decisioni importanti e incisive riguardo l’educazione dei figli, come la selezione di libri, giocattoli e vestiti da parte delle mamme e i loro tentativi di essere più aperte nel momento in cui affrontano le domande dei propri figli sulla sessualità. Il rapporto tra ilfemminismo degli anni ‘70e lamaternitànon è sempre stato semplice. Ma ha creato certamente spunti di riflessioni e argomenti di dibattito su tematiche riguardanti non solo i diritti delle donne, ma anche quelli dei bambini: l’assistenza all’infanzia, la socializzazione di genere, gli abusi sui minori e la violenza familiare.
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