Spazzoloni, secchi e stracci:sono le armi del gruppo di20 attivistiche, con un’azione di protesta simbolica, hapulito a Zurigo la facciata di una delle filialidella banca svizzeraUbs.L’istituto finanziario, da qualche settimana sotto i riflettori per la sua fusione conCredit Suisse,è sotto accusa per i suoiinvestimenti nel settore dei combustibili fossili.Secondo l’agenzia americanaBloomberg,dal 2015, anno dell’Accordo di Parigi, i prestiti a compagnie del carbone o del petrolio (comeGlencoreoTotalEnergies) ammontano a6,4 miliardi di dollari. L’azione fa parte di una campagna più ampiacontro ifinanziamentibrownpromossa daScientist Rebellion, gruppo internazionale di scienziati ambientalisti:manifestazioniparallele si sono tenute in diverse città europee; in Italia, davanti alministero dell’Università e della ricerca a Roma. «Sono venuta qui oggi perpulire questa banca,Ubs, che è assolutamente disgustosa»,ha detto all’agenzia britannicaReutersAnais Tilquin, che sta frequentando un dottorato a Zurigo. Come i suoi colleghi, durante la protestaha indossato un camice biancoper segnalare la sua appartenenza al mondo scientifico e ha strofinato il logo sulla vetrina della filiale. Intanto altri giovani hanno agitato cartelli con le scritte “La scienza è chiara, perché la ignoriamo?”e“Investimenti + combustibili fossili = catastrofe climatica”. «Dobbiamo assolutamente smettere di usare i combustibili fossili il prima possibile. In questo momento, lebanche comeUbsstanno ancora finanziando l’estrazione di nuovo petrolio e gas- ha aggiunto Tilquin – Dobbiamo comportarci come se fosse un’emergenza, perché è una situazione di vita o di morte», ha concluso. Nonostante sia tra i membri dellaGlasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz),associazione di banche e soggetti nata dopo Cop 26 in Scozia per facilitare la transizione ecologica del settore finanziario,i progressi ambientali diUbsnon rispecchiano le sue promesse.L’anno scorso l’istituto di credito ha dichiarato di essere intenzionato aridurre dioltre due terzii suoi investimenti per le attività responsabili dell’emissioni da combustibili fossili entro il 2030.Ha fissato, poi, al2050la data per il raggiungimento dellaneutralità climatica. Nel 2022, effettivamente, le emissioni assolutedelleaziende fossili che hanno usufruito dei suoi prestitisonodiminuite del 42%,sempre secondoBloomberg.Inoltre, la banca ha portato le sue emissionia12.400 tonnellate metriche di CO2 equivalente;poi ha previsto nel bilancio di questo triennio (fino al 2025)200 miliardi di dollari a investimenti sostenibili. Il taglio sugliinvestimentibrowne sulla produzione di CO2 è, però, dovuto a un calo generale di questo ramo di attività più che a un piano green. Dal 2008 in poi, anno del salvataggio da parte del Governo svizzero, la banca si è infatti concentrata sulla gestione patrimoniale, riducendo il trading ad alta intensità di capitali. Sebbene oggi i numeri siano migliori rispetto a quelli degli istituti concorrenti (in primis, a quelli della nuova acquisizioneCredit Suisse), la banca di Colm Kelleher ha nel suo portafoglio quasi2 miliardi di dollari di investimentia imprese che si occupano della ricerca di giacimenti di petrolio e gas.In particolare, tra aprile del 2021 e settembre 2022,973 milioni sono stati destinati aicoal developerse 925 agliOil and Gas;nello stesso periodo, ha acquisito azioni di 138 società fossili per 11,3 miliardi di dollari, spiegaBloomberg NEF. «La Svizzera dovrebbe iniziare a investire solo in energie rinnovabili, elaborare un vero e proprio piano per liberarsi dei combustibili fossili e anche, in questo caso… smettere di aiutare queste banche», ha dichiarato l’eco l’attivista e neurobiologoJan Wintgens.
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