Nella primavera dello scorso anno, dopo che la Russia invase l’Ucraina, si cominciò a parlare seriamente dellepreoccupazioni per un durissimo inverno europeo, energeticamente parlando. Con la successiva chiusura delle forniture di gas russo al Vecchio Continente c’era il rischio sostanziale di non avere energia sufficiente per reggere le temperature invernali. Paesi come la Germania, che avevano già in previsione la chiusura delle centrali nucleari, decisero di posticipare lo stop ai reattori anche per questo motivo. Nel frattempo però sono successe tre cose: uno che – anche a causa della crisi del clima -temperature più mitiin tutta Europa hanno permesso minori consumi energetici, due che le famiglie hanno imparato e deciso dirisparmiare sui consumivisti i costi in bolletta e tre che i Paesi Ue hanno finalmenteutilizzato in buona parte energie rinnovabili. Un nuovo report del think tankEmberci dice infatti proprio questo: che tra ottobre 2022 e marzo 2023,le rinnovabili hanno generato più elettricità nell’Unione europea che i combustibili fossili.Una svolta davvero significativa. La riduzione della domanda energetica del 7% ha infatti permesso dicalare con la generazione di energia da fonti fossili di ben il 12% rispetto all’anno precedente.Di conseguenza, le energie rinnovabili comel’eolico e il solare hanno prodotto più energia dei combustibili fossili per la prima volta: 40% quelle pulite e 37% quelle da combustibili fossili. Si tratta, per l’inverno, di un primato. L’energia a carbone è diminuita dell’11% e il gas del 13%, nonostante i timori legati alla Russia. Inoltre, tra i 18 Paesi dell’Ue che utilizzano ancora l’energia a carbone, 15 hanno ridotto la loro produzione. Per esempio Polonia e Germania, i maggiori utilizzatori di questo combustibile fossile,hanno contribuito per il 70% alla riduzionee da Varsavia fanno sapere che il carbone ha raggiunto un nuovo minimo nel loro mix energetico. Bene anche il Portogallo che ha puntato sulle rinnovabili dopo la chiusura di diversi impianti a carbone. Non solo, secondoEmberse la Francia non avesse avuto problemi con la rete del nucleare (ci furono diverse interruzioni) probabilmente la produzione generale di carbone e gas sarebbe ulteriormente diminuita. Risultati incoraggianti che perònon devono far abbassare la guardia sulla necessità di spingere ulteriormente sulle rinnovabili. “L’Ue ha superato quei mesi difficili, ma non può fare affidamento su tagli alla domanda e clima mite per gli anni futuri”, ricordano daEmberin una nota. Bisogna dunque puntare sulladecarbonizzazionee l’ampliamento delle energie pulite, per avere successo anche in futuro. In media la domanda è diminuita del 6,2% tra novembre e marzo,risparmiando energia elettrica per 12 miliardi di euro, ma le condizioni dello scorso inverno non è detto che si ripeteranno. Il report ricorda anche “quasi tutti gli Stati membri dell’Ue hanno ridotto la domanda di elettricità durante l’inverno, anche se solo la Romania, la Slovacchia e la Grecia hanno raggiunto l’obiettivo di riduzione volontaria del 10% fissato dalla legislazione di emergenza dell’Ue tra novembre e marzo”. Solo un Paese, l’Irlanda, ha registrato in media un aumento della domanda energetica durante le ore di punta.
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