”Su queste strade se vorrai tornareai nostri posti ci ritroveraimorti e vivi collo stesso impegnopopolo serrato intorno al monumentoche si chiamaora e sempreResistenza” ”Su queste strade se vorrai tornare morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento Con questi versi, nel 1952, il partigiano e politico italianoPiero Calamandreisi rivolse al generale nazistaAlbert Kesselring, che dal 1943 al 1945 era stato a capo delle forze di occupazione tedesche in Italia, poi aveva subito una condanna a morte per crimini di guerra e, infine, era stato graziato. Al suo ritorno a casa, dichiarò che gli italiani avrebbero dovuto essere grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione e dedicargli un monumento. Lo fecero: Calamandrei, padre costituente della Repubblica, fece incidere un’epigrafe (di cui riportiamo solo la parte finale) che sorge nell’atrio del municipio di Cuneo, in Piemonte. Altri Comuni, successivamente, l’hanno replicata. Ilnuovo progettodiCheap- Street Poster Art Festival,realtà indipendenteche promuove lastreet artcome strumento di rigenerazione urbana e indagine del territorio, riprende, in parte, quelle parole. Per le strade di Bologna e dell’Appennino,per celebrare la Festa della Liberazioneil 25 Aprile, sono stati installati deiposter che ritraggono 5 donne della Resistenza. I loro volti, rielaborati con colori brillanti e decisi che rimandano allaPop art, sono accompagnati da alcuni versi di Calamandrei. Credit: Cheap Credit: Cheap Credit: Cheap Credit: Cheap Sopra i ricci rosso vivo diAnna Maria Musolesi, che “era una casalinga” ed è stata “riconosciuta partigiana con il grado di capitanə”, scriveCheap, appare la scritta “Resistenza”. “Era parte della Brigata partigianaStella Rossa, che dal novembre del 1943 combatté contro le forze nazi-fasciste nei territori compresi tra i comuni di Marzabotto, Monzuno, Grizzana Morandi e comuni limitrofi”. Tra gli altri volti femminili della lotta partigiana che popolano le vie porticate e non di Bologna dal 21 aprile (giorno della Liberazione della città), c’è quello diOlga Musolesi, che insieme ad Anna Maria e alle altre sorelle Bruna e Lucia faceva parte dellaStella rossa. Fu infermiera e staffetta: manteneva i collegamenti con le altre brigate. I versi sopra il suo viso recitano: “Per dignità e non per odio”. Poi c’èTolomina Guazzaloca, nome di battaglia: Giuliana. Era un’operaia, venne licenziata per attività antifascista e divenne staffetta partigiana e poi addetta al trasporto di armi e munizioni. La sua scritta dice: “Ai nostri posti ci troverai”. Infine, “Ora e per sempre” si eleva sul volto diGiulia Manettie diLidia Massa: la prima fu tra le fila della resistenza toscana, la seconda, detta “Ada”, di quella bolognese. Il progetto diCheapnasce da una collaborazione con il Comune di Marzabotto e il rifugioPoggiolo Resistente, 2 delle molte anime all’interno delComitato Regionale per le Onoranze dei Caduti di Marzabotto. Partner del progetto anche l’Istituto Storico Parridi Bologna, che ha fornito le foto originali delle schedine della Resistenza. Quest’anno,Cheapha voluto celebrarla “anche da una prospettiva di genere per rendere visibile il contributo delle donne alla Resistenza, contributo che è stato spesso invisibilizzato ma che negli ultimi anni è riuscito a riemergere grazie agli sforzi storiografici e non di moltə”,spiegano. L’iniziativavuole celebrare la Liberazione dal Nazi-Fascismo“in un momento in cui è in atto una demolizione del dato storico e politico della Resistenza” e diventa sempre più importante “rilanciare le pratiche antifasciste, farlo partendo dal territorio e quindi celebrando le brigate partigiane e laStella Rossa, ricordando gli eccidi che hanno colpito Monte Sole, Marzabotto, Grizzana Morandi, Monzuno” scriveCheap. Non è casuale la scelta dei versi di Calamandrei rivolti a Kesselring: il comandante dell’esercito tedesco, infatti, è statogiudicato responsabile di alcune delle stragi più sanguinose avvenute in questi territori. Una è quella di Marzabotto, nell’Appennino bolognese, dove tra l’estate e l’autunno del 1944 le truppe tedesche, ormai sconfitte, lasciarono dietro di sé una gigantesca scia di sangue, uccidendo circa 800 persone. Kesselring, in qualità di generale delle truppe tedesche in Italia, “entra direttamente nella catena di comando che porta alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine”, spiegail sitodelMausoleo delle Fosse Ardeatine. Dopo il suo intervento, infatti, venne dato l’ordine a Herbert Kappler di fucilare 10 italiani per ogni tedesco ucciso in via Rasella.
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