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Da Fao e Oms, una guida al futuro del cibo “a base cellulare”

 

Mentre noi ci prepariamo a vietarne la produzione, altrove sempre più aziende sono pronte a lanciare sul mercato il“cibo a base cellulare”. Così, più che “carne sintetica” come la chiamiamo in Italia, la si dovrebbe definire secondo unnuovo report-guidadiFaoeOms, pubblicato per fornire alcune indicazioni generali su questi prodotti. In Italia, tema di questi giorni, il Governo Meloni e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per proteggere il “made in Italy” intendono vietare la produzione della carne realizzata in laboratorio, ma non il consumo o l’importazione. Quello dellecolture cellulari è un nuovo settore che sta prendendo sempre più piedeanche comealternativa sostenibilee meno impattante a livello climatico per le diete del futuro. Per cercarne di definire alcuni dettagli sulla sicurezza alimentare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura(Fao) insieme all’Organizzazione mondiale della sanità(Oms) hanno sviluppato un documento che ha coinvolto 23 esperti nel tentativo di individuare rischi legati all’approvvigionamento cellulare; la crescita e la produzione cellulare; la raccolta cellulare e infine la lavorazione e formulazione degli alimenti. Per questi processi vengono indicate norme, buone pratiche e aspetti tecnici condivisi perché, come spiega Corinna Hawkes, direttore della divisione sistemi alimentari e sicurezza alimentare della Fao, «la Fao, insieme all’Oms, sostiene i suoi membri fornendo consulenza scientifica che può essere utile per le autorità competenti in materia di sicurezza alimentare da utilizzare come base per gestire vari problemi di sicurezza alimentare». Inoltre, aggiunge, «gli alimenti a base di cellule non sono alimenti futuristici. Più di 100 aziende/startupstanno già sviluppando prodotti alimentari a base di cellule pronti per la commercializzazione e in attesa di approvazione», prodotti che serviranno per far fronte anche alle sfide alimentari relative all’aumento della popolazione mondiale che nel 2050 potrebbe arrivare a 10 miliardi di persone. Il rapporto indica che per lo sviluppo degli alimenti a base cellularesarà necessario porre l’accento sui materiali, ingredienti specifici e attrezzature per la produzione, così come a livello informativo servirà una regolamentazione nazionale che stabiliscaun linguaggio chiaro e coerente per mitigare i problemi di comunicazione ed etichettatura. L’intero documento è di fatto non solo un riconoscimento dell’espansione nella produzione di alimenti, come la carne coltivata, a base cellulare, ma anche un tentativo di fissare standard per il suo sviluppo. In Italia però, nel comunicare la pubblicazione del report,Coldirettiche ha in comune con il ministro Lollobrigida la battaglia contro quella che viene chiamata “carne sintetica” si è soffermata su altri aspetti del documento per cui, a detta dell’associazione di categoria, “dalle allergie ai tumori sono 53 i pericoli potenziali per la salute dei cibi sintetici, prodotti in laboratorio, individuati nel primo rapporto Fao-Oms”. In realtà i “pericoli potenziali” sono passaggi che le due istituzioni identificano in una guida più ampia e che, per alcuni aspetti della produzione, potrebbe valere anche per cibi non coltivati. Coldirettiriporta comunque che “i rischi secondo gli esperti consultati da Fao e Omsriguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori e su come queste molecole attive possono interferire con il metabolismo o essere associate allo sviluppo di alcuni tipi di cancro. Inoltre secondo il rapporto Fao-Oms gli ingredienti aggiunti per migliorare le caratteristiche del prodotto possono esserecausa di reazioni allergiche”. Infine, l’associazione di categoria chiosa spiegando in una nota che “il documento Fao-Oms è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge che vieta la produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento, con la raccolta da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2.000 comuni che hanno deliberato spesso all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Una mobilitazione che ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino a ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia italiana”.

Redazione

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