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Brasile: la lotta per la casa è donna

 

Vivere nelle città diventa ogni giorno più difficile. Nonostante geografi comeEdward Glaeserabbiano da tempo messo in luce i benefici sociali e ambientali del vivere in agglomerati urbani, negli anniil prezzo delle abitazioni in città è diventato insostenibileper molti. Chi ha potuto si è spostato in centri più piccoli, spesso periferici, mentre altri invece sono costretti a lottare quotidianamente per vedersi riconosciuto ildiritto a una casadignitosa in città, occupando spesso spazi disabitati, abbandonati o in situazioni di irregolarità. Come fa ilMovimento dos Trabalhadores Sem Teto(Mtst), organizzazione brasiliana chedal 1997 si batte nella lotta per il diritto alla casa,radunando lavoratori urbani, persone che non possono permettersi di pagare gli affitti sempre più alti o chi viveva in zone di rischio geologico (come nel caso dellefavelas) e allontanate da interventi di riqualificazione, nel tentativo di garantire spazi degni e adeguati dove poter vivere. La richiesta portata avanti dal movimento è quella di unariforma urbana equa e giusta per tutti e tutte,dal momento che la casa è riconosciuta come diritto sociale dalla Costituzione Federale brasiliana del 1988. Una delle città in cui ilMtstè più presente èSão Paulo,la maggiore metropoli del Brasile con i suoi 12,3 milioni di abitanti. Qui laleadershipdel movimento è principalmente femminile:le donne tentano di soddisfare i bisogni quotidiani e pratici della comunità, creare un ambiente di buona convivenza, organizzare iniziative culturali, gestire eventuali conflitti tra condomini, impedire l’infiltrazione da parte di membri della criminalità organizzata e negoziare con i pubblici poteri della città per ottenere garanzie, sicurezza e servizi di base per gli occupanti. I risultati finora sono stati notevoli emolti degli edifici occupatiche si trovano sotto la leadership femminile sonoin lista per entrare in iniziative diretrofitting:saranno quindirimodernatie, anche grazie alle nuove tecnologie, verrannomigliorate le infrastrutture,adeguandole alla legislazione vigente, purmantenendo le loro caratteristiche architettoniche originali. Uno dei primi edifici a essere oggetto dell’opera di recupero è stato l’exHotel Cambridge, nel centro della città. Dopo 11 anni di occupazione è statorimesso a nuovoe trasformato in uncomplesso di case popolari.I lavori sono iniziati nel 2018, sotto la supervisione della coordinatrice del MtstCarmen da Silva Ferreirache si è occupata di contattare l’impresa di ristrutturazione e gestire il ricollocamento delle famiglie fino alla fine dei lavori. Il nuovoResidencial Cambridge, chemantiene la struttura del vecchio hotelma è stato perfettamente rinnovato e riqualificato, è di nuovo in funzione dal giugno scorso eaccoglie al momento 121 famiglie. Le occupazioni delMtstsono strutturate e ben organizzate secondo dei regolamenti. Chi partecipa è tenuto alpagamento di quote mensilie deveprendere parte alle riunioni organizzative;i residenti, inoltre, sono molto stimolati a prendere parte alle lotte del movimento a beneficio di altre persone. «La lotta non si fa da soli, è una lotta collettiva.Non è che perché finalmente abbiamo una casa allora smettiamo di lottare. La lotta non è questo. Il movimento, ciò che vogliamo costruire, è una lotta continua peraiutare altre persone che sono in questa situazione»,ha dichiaratoVanessa Serra, una delle inquiline delResidencial Cambridge. Secondo Antonia Nascimento, coordinatrice dellaOcupação São João, la leadership femminile del movimento ottiene più successi perché «Le donne sono molto più coinvolte degli uomini.Noi siamo più brave a non mollare – ha spiegato al quotidiano brasilianoFolha de São Paulo -siamo più brave a continuare a lottare e pensiamo anche al bene degli altri, e non solo al nostro». E latenaciae ladeterminazionesono davvero qualcosa che non può mancare quando si è a capo di uno complesso abitato da centinaia di famiglie. Non è un’impresa banale mettere vecchi edifici spesso fatiscenti in condizione di ospitare così tante persone, inclusi spesso anziani, anziane, bambini e bambine. È necessario supervisionare le opere di manutenzione, la pulizia, garantire l’arrivo di servizi di base come l’acqua e l’elettricità e fare il possibile per far funzionare il tutto come un condominio legale. Tutto questo sotto il rischio costante di allontanamento esfratto,che vanificherebbero ogni sforzo fatto fin lì. Quando, però, alla fine, si riesce nell’intento, la soddisfazione è enorme: quando si riesce a rendere effettivo undiritto inalienabile come quello alla casa.E così, si contribuisce a rendere le città più giuste, strappando dall’abbandono e dal degrado edifici inutilizzati. Una pratica che, se messa in atto a livello più capillare e istituzionale, contribuirebbe a contrastare ilconsumo di suolocausato della continua costruzione di edifici nuovi.

Redazione

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