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Venezia: c’è un’isola-discarica che potrebbe produrre energia verde

 

Le discariche possono produrre energie? Ad avere l’idea è stata la società ravennateAgnesche, da due anni, sta lavorando a un parco fotovoltaico sulla discarica di fanghi tossici dell’isolotto delleTresse, a Venezia. Il progetto però è ostaggio della burocrazia. Ora nel mirino dell’azienda di recente è finita anche laSacca San Mattia, un punto di stoccaggio per tutti i materiali inerti dell’industria edile. Questo sito sarebbe ideale per rifornire di energia rinnovabile tutti i famosi produttori di vetro diMurano. La città però non è ancora convinta del progetto. Dopo una serie di iniziative nel mare Adriatico, da Pescara a Trieste,Agnesvuole portare l’elettricità pulita anche in laguna. Con il grande impianto eolico e fotovoltaico flottante a largo diRavenna (Emilia – Romagna), che ha appena iniziato la Via (Valutazione di impatto ambientale), grazie all’appoggio delle amministrazioni locali, l’azienda sta guardando al Veneto. Le iniziative nella Regione non sembrano godere della stessa fortuna di quelle messe in campo nelle altre parti d’Italia Per ora il suo progetto più ambizioso è poco più avanti rispetto ai blocchi di partenza, tanto da finire anche nel report diLegambienteScacco matto alle rinnovabili 2023, a causa dei rallentamenti burocratici che lo stanno ostacolando. Si tratta del parco solareZee, che la società vuole realizzare sull’Isola-discarica della Tresse. Con un investimento di 80 milioni di euro, riuscirebbe a trasformarla in un grande impianto fotovoltaico a terra da143 MWp di potenza. Con una produzione di circa165 GWhnetti all’anno, secondo le stime diAgnes, riuscirebbe a coprire tutto il fabbisogno di Venezia. Nella città «ci siamo resi conto che è tutto diverso, le cose sono più complesse e lunghe. Ma non desistiamo», ha spiegato alGazzettino VenetoAlberto Bernabini, Amministratore delegato della società. A novembre 2022, c’era stato un segnale di apertura: ilprovveditorato alle Opere pubblicheaveva rilasciato un “avviso di intendimento a procedere”, alla ricerca di eventuali altri soggetti. L’atto però era stato ritirato a pochi giorni dalla scadenza. Il motivo principale per il quale non vengono concesse le autorizzazioni è l’indagine dell’Anacsulle concessioni passate. La realizzazione diZeeperò risolverebbe due problemi: solleverebbe il porto dal problema dei fanghi tossici da smaltire e permetterebbe di abbattere le emissioni diVenezia. Una città a forte vocazione industriale, pesantemente a rischio a causa dell’innalzamento dei mari, dovuto alla crisi climatica. «Ci rendiamo conto che la situazione dell’isola è molto complessa, ma sarebbe un vero peccato non usarla per il fotovoltaico. L’impianto sarebbe invisibile dalla città e anche dalla laguna (pensiamo di circondarlo di alberi) – ha spiegato Bernabini, facendo riferimento al problema della tutela del paesaggio che induce leSovrintendenze del ministero della Culturaa bloccare numerosi progetti rinnovabili – Potrebbe fornire l’energia necessaria a tutta la città storica o in alternativa essere usato per il porto. Altre aree, industriali o portuali, hanno costi proibitivi per le rinnovabili. Ecco perché alla fine si usano terreni agricoli. Quest’isola sarebbe perfetta». La situazione non sembra muoversi. Per questo,Agnessta valutando una strada alternativa, ma anche compatibile con il progetto iniziale: la Sacca San Mattia a Murano. Quest’area del demanio era stata concessa a un privato per essere adibita a discarica per materiali inerti, con il tempo si è trasformata in un deposito abusivo. La società di Ravenna ha depositato una “manifestazione di interesse” in Provveditorato alle Opere pubbliche. Il progetto prevede la realizzazione di un parco fotovoltaico che sostenga la produzione di idrogeno verde.Questo combustibile, che non emette CO2, potrebbe essere un’alternativa sostenibile per i forni delle vetrerie, che rendono famosa l’isola di Venezia e che sono stati messi in ginocchio dagli aumenti dei prezzi del gas, dovuti alla guerra in Ucraina. Per ora non c’è stato ancora il responso da parte delle amministrazioni locali. Tuttavia «vogliamo capire se c’è la possibilità di avere la concessione dell’area, o anche di una sua parte, per poi sviluppare il progetto – ha detto Bernabini – In questo caso pensiamo alla creazione di una comunità energetica. Potrebbe servire l’abitato di Murano e anche le sue vetrerie».

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