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Medici a gettone, addio?

 

“Stretta sui medici a gettone”. Da alcune ore se ne parla insistentemente dopo il “Decreto Bollette” approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 marzo. Oltre alle misure per contrastare il caro-energia, infatti, il testo contiene alcuni articoli che puntano aarginare il fenomeno delle esternalizzazioni negli ospedali, cercando diridurre le speseche stanno gravando su unservizio pubblico di cui sono ormai ben note le fragilitàe alzare la qualità dell’assistenza offerta ai pazienti. Machi sono i “medici a gettone”e perché il Governo vuole intervenire per restringere tempi e campi di azione di questidottori privati che lavorano nel pubblico? Medici a gettone: chi sono e cosa fanno? Si tratta dineolaureati, pensionati o liberi professionistiche lavorano a chiamata all’interno degli ospedali pubblici ma attraverso cooperative esterne; tra loro ci sono anche imedici stranieriche non sono ammessi ai concorsi pubblici (per cui è necessario il requisito della cittadinanza) echi ha lasciato ilServizio sanitario nazionale (Ssn)ma rientra dalla porta di servizio, con stipendi e condizioni lavorative migliori degli ex colleghi. Solitamente lavorano nei festivi o nel week-end pertamponare i turni scoperti(ma non solo) con turni di 12 ore. La loro storia inizia da lontano ed è indissolubilmente legata ad anni di riforme del sistema sanitario che hannoprogressivamente svuotato il servizio pubblico di risorse e, soprattutto, di specialisti. Per sopperire allamancanza di personaleche sta mettendo in crisi tutti i reparti, e in particolare il pronto soccorso, infatti, gli ospedali pubblici possono rivolgersi a terzi, vale a direcooperative che forniscono personale medico. Questi medici a chiamata vengono chiamati soprattutto nei reparti dimedicina d’urgenza, ma sono spesso presenti anche inPediatria, Ginecologia e Ostetricia. Secondo un’indagine dellaSocietà italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu)in Veneto fa ricorso ai medici a gettone il 70% degli ospedali, il 60% in Liguria, il 50% in Piemonte. Maanche se con percentuali diverse, la pratica è radicata in tutto il Paese: in Friuli Venezia Giulia e nelle Marche, a esempio, tutte le strutture sanitarie vi hanno fatto ricorso. In base ai dati forniti dalle Regioni,in Lombardia i turni gestiti dalle cooperative sono oltre 45.000, mentre sono 42.061 in Veneto. In Piemonte, sempre secondo i calcoli diSimeu(i dati disponibili sono fermi al 2021), si parla di 14.400 turni esternalizzati. Se l’esternalizzazione è condivisa su tutto il territorio, lo stesso non può dirsi dei requisiti di accesso: sono le cooperative, infatti, che devono garantire per i medici che inviano negli ospedali pubblici, mamancano delle linee guida condivise a livello nazionale. In Emilia-Romagna, a esempio, è necessario che abbiano una specializzazione, ma questo non vale in altre regioni, dovel’unico requisito è l’iscrizione all’Albo. Con rischi per i pazienti, a cui la qualità delle cure è garantita solo dalla serietà dei singoli o delle singole cooperative. L’indagine dei Nas e del Ministero della Salute, che hanno effettuato verifiche a campione su 1.525 medici delle cooperative, ha trovato “dottori arruolati come ostetrici senza nessuna formazione per fare i parti cesarei, altri in Ps [pronto soccorso, ndr] senza avere competenze in Medicina d’Urgenza, oppure già dipendenti di altri ospedali chefacevano di nascosto i doppi turni per la cooperativa, altri ancora sopra i 70 anni e dunque fuori per legge dal servizio sanitario”. Le posizioni irregolari rilevate sono state 165, le persone segnalate 205, 43 i casi di esercizio abusivo della professione medica, mentre 8 titolari di cooperative sono state deferiti per frode e inadempimento nelle pubbliche forniture. Per non parlare di neolaureati senza specializzazione o esperienza che si trovano aprendere decisioni o a effettuare diagnosi. A peggiorare le cose non c’è solo la mancanza di competenze (come quelle dei medici incaricati di effettuare parti cesarei senza alcuna esperienza), ma anche quella deicontrolli (a esempio sulla durata dei turni)e la scarsa conoscenza delle strutture in cui si trovano a operare. Medici a gettone: cosa cambia? L’obiettivo del Governo, quindi, èdiminuire i costi e alzare la qualità del servizio, rendendo allo stesso tempo meno attrattivo per i medici il percorso da “gettonista” piuttosto che il lavoro nel Ssn. Ma come dovrebbero cambiare le cose per i “medici a gettone” (e per le cooperative che li gestiscono) con l’approvazione del Decreto? Gli appalti esterni potranno essere delladurata di massimo un anno “solo in caso di necessità e urgenza”(richiesti in una sola occasione e senza alcuna possibilità di prorogare il servizio) saranno limitati alle aree critiche,i pronto soccorsoe a medici specializzati. Non solo: i servizi potranno essere appaltati esternamente solonell’effettiva impossibilità di reclutare personale già in servizioo idonei in graduatoria e dopo aver valutato la possibilità di inserire personale medico-infermieristico con una procedura autorizzata.Anche i prezzi per l’acquisto del servizio saranno regolamentati(con apposito decreto del Ministero della Salute, da emanarsi entro 90 giorni e dopo il parere dell’Anac) per garantire “equità retributiva” a parità di prestazione lavorative con i medici del Ssn. Ad oggi, infatti, lavorare da esterno per una cooperativa privata èmolto più redditizio per i medici e molto più oneroso per le casse dello Stato. Secondo i calcoli diDataroomdelCorriere della Seraa cura di Milena Gabanelli, infatti, “un medico ospedaliero assunto da più di 15 anni guadagna52 euro lordi all’ora, per 6 ore e 20 minuti al giorno da contratto (che però vengono sempre superate) per 267 giorni l’anno. Il calcolo tiene conto di un giorno di riposo settimanale, 36 di ferie e 10 di festività (qui il contratto). In totale il salario annuo lordo è poco più di85.000 euro. Gli stessi soldi un medico a gettone li guadagna facendo 84 turni da 12 ore, poiché la paga oraria minima in Ps e in Anestesia è di 87 euro lordi. Certo, a suo carico il gettonista ha ferie e malattia, ma c’è chi arriva a cumulare anche 20 turni al mese con uno stipendio che cresce esponenzialmente”. Ad aumentare i vantaggi c’è la flat tax, spiega la giornalistaGloria Riva: “Un medico gettonista che guadagna 85.000 euro con 20 turni di lavoro da 12 ore ciascuno,paga 12.750 euro l’anno di tasse. Mentre il suo collega dipendente, 85.000 euro li guadagna in un anno e versa allo Stato36.550 euro”. Giovanni Migliore, presidente diFiaso, Federazione delle Aziende Sanitarie Ospedaliere, ha dichiarato aL’Espressoche «Laspesalorda sostenuta dalle aziende sanitarie per il personale medico delle cooperative nel 2020 è stata di 6,3 milioni. Nel 2022è salita a 23,3 milioni. Il costo orario per il personale strutturato è di 49,45 euro, mentre un gettonista costa alle casse pubbliche 99,26 euro l’ora». Ultima stretta, quella sul personale del servizio pubblico che (proprio per le iniquità di trattamento salariale e organizzativo) decide di uscirne volontariamente per lavorare per un privato che lavora in appalto per il pubblico: a questi lavoratorisarà preclusa la possibilità di essere nuovamente assunti dal Ssn. Ma lariduzione dei “medici a gettone”non è l’unica misura contenuta nel decreto per tamponare la mancanza di personale, in particolare nei pronto soccorso: oltre allaprevisione dell’incremento delle tariffe orarieper gli straordinari in questo reparto, il testo punta aallargare i potenziali assuntie prevede lo stanziamento di 200 milioni di euro di incentivi. L’aumento degli stipendi già previsto, inoltre, è stato anticipato di 6 mesi. Chi tra gennaio 2013 e giugno 2023 ha lavorato in pronto soccorso per almeno 3 anni (anche con contratti anche discontinui) fino al 31 dicembre 2025potrà partecipare ai concorsidi Medicina e chirurgia di accettazione e di urgenzaanche senza specializzazione. Anche gli specializzandi, inoltre, potranno prestare servizio nei reparti di Ps: oltre a sostituzioni dei medici di base e servizio di guardia medica, infatti, potrannolavorare nei pronto soccorso pubblici per un massimo di 8 ore settimanali, con una retribuzione lorda in più di 40€/ora. Questa attività diventerà poi un requisito dei concorsi. Infine, fino al 31 dicembre del 2025 achi ha una qualifica professionale conseguita in un altro Statosarà consentito temporaneamente l’esercizio dell’attività sanitaria in deroga alle norme sul riconoscimento dei titoli esteri.

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