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“Life Climax Po” tutela il bacino del Grande Fiume

 

Identificare, sviluppare e attuare,da qui al 2032, attività e pratiche che promuovono l’adattamento ai cambiamenti climaticiattraverso unagestione «climaticamente intelligente»delle risorse idrichenel Distretto del bacino delfiume Po. Sono gli obiettivi del progettoLife Climax Po,cofinanziato dal programmaLifedell’Unione europea, presentato oggi a Roma presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera, durante una conferenza di approfondimento dedicata ai temi delPiano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici(Pnacc), attuativo della relativaStrategiaapprovata nel 2015. Il distretto del fiumePosi estende per circa87.000 chilometri quadratie comprende in tutto 8 regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche) oltre la Provincia autonoma di Trento e parte del territorio francese e svizzero. Ospita oltre3 milioni di ettari di superficie agricolae raccoglie circa un terzo della popolazione italiana, responsabile di oltreil 40% del Pilnazionale e del55% della produzione idroelettrica.È inoltreun ecosistema naturale ricco di specie e habitatconservati all’interno di 37 zone di protezione speciale e 49 zone speciali di conservazione ai sensi delle direttive Habitat e Uccelli, oltre a 13 aree naturali protette di interesse locale, regionale o nazionale. Ladiminuzione progressiva delle precipitazioninell’ultimo trentennio (i dati più recenti dati parlano di un calo di circa il 20% su base annua) ha fatto registrare undecrementodella portata media del fiumein chiusura di bacino (sezione del Po a Pontelagoscuro) pari al 20% su base annua e al 45% nella stagione estiva. «Il progettoClimax Porappresentaun’applicazione concreta del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che necessitano di azioni adeguate alle criticità sia di natura gestionale che infrastrutturale», ha sottolineatoAlessandro Bratti, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po(Aipo) che opera sotto la vigilanza del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase). All’incontro era presente anche il vicepresidente della Camera Sergio Costa insieme a Titti Postiglione, vicecapo del Dipartimento della protezione civile, oltre a Elena López-Gunn delloEuropean Scientific Advisory Board on Climate Changee a Silvano Pecora, direttore della divisioneGovernance di bacino e coordinamento delle Autorità di bacino distrettualepresso la Direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche (Ussri). «Il bacino del fiume Po è l’area più colpita dove intervenire è urgente, ma al tempo stesso può diventare un’esperienza pilota nelle politiche di adattamento alla crisi climatica -ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore generale diLegambiente -Avviare interventi in tal senso, con azioni efficaci di riduzione dei prelievi,riuso delle acque reflue, rinaturalizzazione e tutela degli ecosistemi fluviali, è una priorità. È essenzialecoinvolgere i cittadinisull’importanza di ridurre la nostra impronta idrica». «Nel2022– ha aggiunto – l’Italia ha registratooltre 300 eventi climatici estremiche hanno causato danni e impatti, il 50% in più rispetto all’anno precedente». Legambientefa parte dell’ampiopartenariato del progetto, che coinvolge circa 20 enti e istituzioni tra cui l’Università di Bologna, ilPolitecnico di Torino,l’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Piemonte,l’Agenzia regionale per la prevenzione, ambiente ed energia dell’Emilia-Romagna,laFondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climaticie l‘Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari.

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