Se osserviamo la lista (in costante aggiornamento)stilata daForbesdellepersone più ricche del Pianeta, notiamo almeno 3 aspetti comuni: sonoquasi tutti uomini,i loro investimenti riguardano principalmente ilsettore tecnologicoe la maggior parte di loro è impegnata nellabeneficenza. Ma come e quanto la ricchezza di queste persone puòinfluenzare l’opinione pubblica e le democraziein cui viviamo? 60 di questi facoltosi imprenditori possiedono patrimoni miliardari che superanoil Pil dei Paesipiù ricchi del mondo. Tra i più noti ci sonoElon Musk,produttore di auto elettricheTesla, di razziSpaceXe fondatore della startupBoring Company, che punta a eliminare il traffico dei trasporti attraverso la costruzione di tunnel;Jeff Bezos, fondatore dell’e-commerceAmazone proprietario della testataWashington Poste dell’azienda aerospazialeBlue Origin; ma ancheBill Gates, co-fondatore diMicrosofte tra i maggiori proprietari di terreni agricoli negli Stati Uniti. Queste e altre personalità sono a capo di aziende la cui capitalizzazione di Borsa ha superato i 1.000 miliardi di dollari. Poiché fondano le proprie (enormi) ricchezze su attività prevalentemente digitali, il giornalista e saggista Riccardo Staglianò si riferisce a questi magnati parlando diGigacapitalistinell’omonimo libro (Einaudi, 12 euro, 152 pagine). Secondo l’autore, il rischio è che i plutocrati, lasciati liberi di agire e di continuare ad arricchirsi senza sostanziali limiti, possanodare vita a monopoli pericolosi per le democraziee per i cittadini. Nel suo libro, Staglianò descrive le modalità attraverso cui questi imprenditori avrebbero sviluppato il proprio business, vale a dire grazie a una “visione sinottica” degli affari e alla concentrazione di capitali, resa possibile anche dagli aiuti pubblici. L’estensione capillare dei servizi legati ai marchi creati avrebbe portatopoche aziende a monopolizzare interi settori, mentre alcune sovvenzioni statali hanno favorito la loro ascesa.Tesla, per esempio, ha ricavato grande supporto dai crediti verdi finanziati dal Governo statunitense, mentre l’esenzione delle tasse sulle vendite online ha agevolato a lungo la crescita economica di Amazon. Il tema del monopolio è particolarmente scottante: laFederal Trade Commission, l’agenzia governativa americana che si occupa di antitrust e protezione dei consumatori, indaga su Amazon dal 2019 eha messo in luceil suo abuso di potere nel mercato online, nonché potenziali violazioni della privacy dei consumatori collegate alle sue telecamereRinge all’assistente digitaleAlexa. Ipericoli di questo strapotere investono anche l’opinione pubblica.Piattaforme come Meta e Amazon sonoproprietarie di dati sensibilie di informazioni riguardo le preferenze dei cittadini che li rendono, secondo Staglianò, degli enormi serbatoi da cui anche la Cia si rifornisce. L’uso di questi pacchetti di conoscenza, però, può influenzare allo stesso tempo in modo scorretto consumatori ed elettori. Il caso diCambridge Analytica,segnalato dalGuardian, ha rivelato come nel 2016 un’agenzia di marketing avesse utilizzato impropriamente i dati forniti daFacebookpermanipolare online gli elettori indecisia beneficio della la campagna elettorale per la presidenza diDonaldTrump. Al controllo monopolistico dei dati personali, si somma ilpericolo di un protagonismosempre più marcato da parte di imprenditori privati all’interno di settori di interesse pubblico e internazionale, come l’aerospazio nel caso di Elon Musk conSpaceX, e la sanità nel caso di Bill Gates, tra i più grandi donatori dell’Organizzazione mondiale della sanità. Un altro esempio degno di nota è quello diMichael Bloomberg, imprenditore e politico statunitense (numero 7 al mondo per il valore della sua ricchezza) che ha donato più di12,7 miliardi di dollari a organizzazioni che si occupano del controllo diarmie dicambiamento climatico. Ma oltre a produrre un aumento del conflitto di interessi, è proprio attraverso la beneficenza che aziende multimiliardarie riescono a eludere le tasse e ad acquisire potere decisionale riguardo temi delicati.I dati raccolti dalla redazione indipendenteProPublicamostranoinfatti che imiliardari statunitensidispongono di un’ampia gamma di opzioni di evasione fiscaleper compensare i loro guadagni. Tra queste ci sono anche le detrazioni che derivano dalle attività filantropiche.
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