Di giorno nei laboratori di fisica, di sera leader delle manifestazioni che agitano i sogni del Premier israelianoBenjamin Netanyahu. Shikma Bresslerè un’esperta di fisica delle particelle presso il prestigiosoIstituto Weizmann di Rehovot, ma è anche uno dei volti principali che animano le proteste contro la nuova riforma della giustizia voluta da Netanyahu, accusata da molti di voler limitare il potere della magistratura. Nata ad Haifa nel 1980, Bressler è figlia di un ingegnere e di una medica. Si è laureata in fisica e matematica all’Israel Institute of Technologyper poi specializzarsi in fisica delle particelle. Al momentoè alla guida del progetto israeliano legato all’acceleratore di particelleLarge Hadron Colliderpresso ilCerndi Ginevra. La sua fama, però, non è dovuta alle sue doti in campo scientifico.Ma alle bandiere nere. Nel 2020, a seguito dello scontro tra Netanyahu e la magistratura, nato da una serie di indagini sul politico israeliano,Bressler ha avuto l’idea di fondare, insieme ai suoi fratelli, il cosiddettomovimento delle “bandiere nere”. Un gruppo nato attorno a un convoglio di auto, organizzato proprio da Bressler. Le vetture erano partite dalla Jezreel Valley nel nord del Paese per dirigersi verso Gerusalemme sventolando bandiere nerein segno di protesta contro i continui tentativi di Netanyahu di evitare i processi e restare al Governo. Nel corso dei mesi successivi le “bandiere nere” sono diventateuno dei simboli della lotta contro Netanyahu. L’estrema destra fedele al politico non ha certo gradito. Nell’estate del 2020 diversi manifestanti pacifici sono stati picchiati da alcuni sostenitori dell’attuale Premier. Azioni che avevano portato la stessa Bressler adichiarare: «C’è un po’ di preoccupazione; non so quanto, ma è sicuramente qualcosa che sento dalle persone intorno a me». Dall’inizio dell’anno, l’avvento della contestata riforma dalla giustizia ha risvegliato le bandiere nere. Secondo i critici, Netanyahu vorrebbe soggiogare la magistratura alla politica. In un’intervista aRepubblica, Bressler ha denunciato: «Sappiamo tutti dove portano questo tipo di politiche, abbiamo visto che cosa è accaduto in paesi come la Polonia, l’Ungheria e la Turchia. Dobbiamo impedire che accada anche qui». La situazione nel Paese resta molto tesa. E Bressler gioca un ruolo centrale anche se a Repubblica ha detto di «non sentirsi una leader». Certo è che i suoi discorsi animano ormai da settimane le piazze in protesta contro quello che viene definito un vero e proprio attentato alla democrazia del Paese. Il 12 marzo questi raduni sono arrivati a raccogliere oltre mezzo milione di persone in tutto il Paese (gli abitanti totali sono circa 9,5 milioni). Nel suo comizio Bressler hadetto: «Siamo stanchi di essere gentili. Se questa legge passerà, finirà la democrazia». La situazione negli ultimi giorni si è fatta ancora più pesante: il 23 marzo la studiosa è stataarrestatamentre si trovava all’ennesima manifestazione. Il suo arresto ha fatto infuriare la folla che ha gridato «vergogna» contro gli agenti. Bressler è stata rilasciata poco. Non si è mostrata scomposta, maha ribadito di voler «salvare la democrazia». Nel frattempo Netanyahu è sempre più in difficoltà e ha dovuto rimuovere anche alcuni membri del Governo contrari alla riforma. Se la proposta dovesse davvero naufragare, parte del merito andrà sicuramente a Bressler. Tanto che i laburisti hanno proposto di darle il premio Israele, il riconoscimento più importante del Paese. Fare previsioni sul futuro è difficile, ma quel convoglio partito tre anni fa è sempre più numeroso.
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