Un tavolo di consulenti molto speciali: non si tratta di esperti o tecnici, ma digiovani, tutti minorenni, chelavoreranno fianco a fianco alGarante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenzadi Milano, Silvio Premoli, Professore all’UniversitàLa Cattolica. Il progettoTeen Voicenasce dall’iniziativa europeaUrban Engagement, ma riesce a conquistarsi rapidamente un proprio raggio di autonomia. È la prima volta che iragazzi e le ragazze di Milanopossono, all’interno delle istituzioni,far sentire la propria voce. «Fino a maggio dell’anno scorso eravamo un foglio bianco», ha spiegato aLa SvoltaOrnella Faranda,Eu Project Coordinator and Counselor, specializzata in politiche giovanili. Poi è iniziata la fase operativa e sono arrivate le prime collaborazioni conAction Aid,Save the ChildreneUnicef, gli incontri nelle scuole, nei centri sportivi, per raggiungere più giovani possibili (per ora circa 400), workshop giocosi e aperti a tutti. «Una volta abbiamo chiesto loro diimmaginare i quartieri che desiderano,dividere in gruppi e di costruire insieme una città di Lego. Ne è venuto fuori un esperimento interessante, in cui i ragazzi hanno fatto emergere delleesigenze molto concrete, la necessità di determinati servizi, di maggiore sicurezza, di iniziative culturali», ha aggiunto Faranda. A dire il vero, perfino la figura del Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza non è poi così datata: è stata introdotta nel 2016, con l’intento di favorire il rispetto dei diritti dei bambini e dei ragazzi del capoluogo lombardo, riconosciuto lo stesso anno dall’UnicefcomeCittà amica delle bambine e dei bambini. Eppure, i dati registrati negli anni sembrano dirci il contrario. Secondo la classificaQualità della vita: bambini, giovani e anziani,pubblicata nel giugno del 2022 daIl Sole 24 ore,Milano non è una città adatta ai più piccoli: un misero 60° posto (surclassato nel punteggio da Aosta e, a seguire, da Arezzo e Siena). Secondo i dati del quotidiano economico,ogni bimbo nato a Milano non avrebbe a disposizione spazio per giocare tra le mura di casa.A dare il colpo di grazia c’è anche ilsovraffollamento delle classi,rispetto al quale Milano scivola al 96° posto. Male anche sul fronte deidelitti denunciati a danno dei minori(75° posto in Italia); la metropoli si classica tra le basse posizioni anche per quanto riguarda i giovani (le persone tra i 18 e i 35 anni): 95° posto, mentre sul podio troviamo Piacenza, Ferrara e Ravenna. «A pochi mesi dal mio insediamento, pur avendo a che fare almeno da 15 anni con i diritti dei bambini, mi sono accorto, a quasi 50 anni, di aver bisogno di unconfronto diretto, un canale privilegiato che raccogliere le istanze dei diretti interessati. Dopo alcuni progetti del comune di Milano, comeConsigliami, che coinvolgeva i bambini dalla quarta elementare alla terza media, ho deciso diavviare un progetto a sé stante. Un progetto che potesse coinvolgere una base ampia di ragazzi, il più possibile rappresentativa della popolazione giovanile di Milano», ha dichiarato Silvio Premoli aLa Svolta. «Finora gliincontri, perlopiùconoscitivi, sono stati3- ha raccontato Faranda – C’è stata sin da subito una risposta positiva e unapartecipazione attivae spontanea davvero sorprendente: dal primo incontro con il Garante, con una quindicina di ragazzi appena, tutti tra i 14 e i 18 anni, siamo giunto al terzo con il doppio di partecipanti. L’obiettivo è di arrivare a untavolo di consulenti composto da una settantina di elementi». Tra tutte le tematiche possibili,la sicurezza pare essere un’urgenza.«Credevo fosse una percezione amplificata a dismisura dai media, invece, diversi ragazzi presenti all’incontro hanno riportatoesperienze di aggressioni, rapine o scippi». Masta cambiando realmente qualcosa nel modo di fare cittadinanza attiva?«Per ora è più unobiettivoche un cambiamento in atto, uno strumento utile aformare le nuovegenerazionialla partecipazione, perché anche la partecipazione si impara. E per instillare un modo di fare politica, intesa nel senso etimologico del termine: cioè occupandosi della cosa pubblica, comune a tutti».
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