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Amnesty: “I diritti umani hanno bisogno di una svolta”

 

È una tradizione che va avanti dagli anni Sessanta, quella diAmnesty International: l’organizzazione internazionale fondata nel 1961 in Gran Bretagna pubblica annualmente il suo rapportodal 1962e così fa quest’anno, con il più grande lavoro di ricerca sulla situazione dei diritti umani nel mondo: l’Amnesty International Report 2022/23: The state of the world’s human rightsanalizza conflitti nuovi, ritrovati e protratti, tragedie, repressioni e discriminazioni che hanno riguardato 156 Paesi del mondo. E invita ad agire. Il report snocciola numeri che dipingono una realtà preoccupante per i diritti umani: nel mondo in almeno 85 Stati (più della metà di quelli analizzati)è stata usata illegalmente la forza contro i manifestanti; in almeno 47 si sono verificatemorti a seguito di torture o maltrattamenti; almeno 79 hannoarrestato arbitrariamente chi era sceso in piazza per protestare. Amnestydenuncia come “i doppi standard e le risposte inadeguate alle violazioni dei diritti umani nel mondo abbiano alimentato impunità e instabilità”: è il caso dell’“assordante silenzio sulla situazione dei diritti umaniinArabia Saudita”, dove le esecuzioni sono aumentate dell’82% dal 2015. O della “mancanza di azione rispetto a quelladell’Egitto”, dove le persone Lgbtq+ e non solosubiscono continue violenze dalla polizia. O ancora, “del rifiuto di contrastareil sistema di apartheid israelianonei confronti dei palestinesi”. L’invasione russa dell’Ucraina, che “ha causato una delle peggiori crisi umanitarie ed emergenze dei diritti umani della recente storia europea”,«è un esempio agghiacciante di cosa può accadere quando gli stati ritengono di poter aggirare le norme internazionali e violare i diritti umani senza conseguenze», ha dichiaratoAgnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Nella prefazione del report, che in Italia è statopubblicatodaInfinito Edizioni, Callamard scrive che “la risposta dell’Occidente all’aggressione della Russia contro l’Ucraina ha anche sottolineatoi suoi doppi standard e le sue reazioni inconsistenti a tante altre violazioni della Carta delle Nazioni Unite”. Per esempio, se le sanzioni economiche alla Russia, l’indagine sui crimini di guerra avviata dalla Corte penale internazionale e l’invio di assistenza militare a Kiyv avessero funzionato “per chiamare la Russia a rendere conto deicrimini commessi in Cecenia e in Siria, allora come oggi migliaia di vite avrebbero potuto essere salvate, in Ucraina e altrove. Invece, abbiamo altra sofferenza e altre devastazioni”. Per non parlare dei rifugiati accoltiprovenienti dall’Ucraina: “Gli Stati membri dell’Ue hanno aperto le loro frontiere agli ucraini in fuga dall’aggressione russa”, ma molti “hanno chiuso le porte a chi fuggiva dalla guerra e dalla repressionein Siria, Afghanistan e Libia”. Gli Stati Unitihanno condannato le violazioni russe dei diritti umani, accogliendo decine di migliaia di rifugiati in fuga dalla guerra, ma “le loropolitiche e prassi razziste contro i nerihanno causato l’espulsione, tra il settembre 2021 e il maggio 2022, di oltre 25.000 personefuggite da Haiti, sottoponendo molte di esse a torture e ad altri maltrattamenti”. I doppi standard dell’Occidente hanno anche rafforzato realtà come la Cina, che ha adottato “pesanti tattiche per impedire l’azione internazionale suicrimini contro l’umanità che ha commesso”. L’anno scorso è stato anche uno dei più mortali peri palestinesida quando le Nazioni Unite hanno iniziato a registrare sistematicamente le vittime nel 2006: sono state 151, tra cui “dozzine di bambini uccisi dalle forze israeliane” nella Cisgiordania occupata. Il report denuncia anche l’espulsione dei palestinesi dalle loro case e la grande espansione degli insediamenti illegali progettata dal Governo israeliano, guidato daBenjamin Netanyahu, nei territori occupati della Cisgiordania. Nell’anno in cui ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948, “dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale”, Agnès Callamard propone un nuovo approccio: «Non aspettiamo che il mondo bruci ancora una volta per vivere veramente secondo le libertà e i principi che sono arrivati a costo di milioni di vite.Il 2023 deve essere un punto di svolta per la difesa dei diritti umani: qualcosa di meno da parte dei leader mondiali è un tradimento che potrebbe portare il mondo nell’abisso».

Redazione

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