Famiglia è una parola abusata.Mai uguale a se stessa, sempre in trasformazione, è impossibile da definire e standardizzare, nonostante i tentativi. Luogo di amori e rancori, di legami indissolubili e dinamiche disfunzionali, di crescita e promesse infrante, è qualcosa che attira il nostro sguardo e tocca le nostre corde. Per questo,le saghe familiari sono tra i libri più amati.Perché ci permettono di guardare dentro le altrefamiglie, entrare nelle loro dinamiche fino a sentircene parte, conoscere i loro membri e, forse, conoscere meglio anche noi stessi. Oggi te ne proponiamo 3: 3 Paesi (Francia, Inghilterra, Spagna), 3 epoche, 3 autori e autrici, 3 racconti diversissimi, un’unica protagonista, mai uguale a se stessa. Ciclo di Malaussène (o Serie di Belleville) di Daniel Pennac Tolstoj diceva che tutte le famiglie felici si somigliano, mentre ogni famiglia è infelice a modo suo. I Malaussène,nati per scommessa dalla pena di Daniel Pennac nel 1985, se non sono la prova vivente che almeno in questo Tolstoj si sbagliava sono sicuramente l’eccezione che conferma la regola. In unaBellevillecaleidoscopica che fa venire voglia di fare le valigie e trasferirsi in questo quartiere multietnico diParigi, questa famiglia decisamente eccezionale non può proprio essere definita infelice, eppurenon somiglia davvero a nessun’altra: una mamma “graziosa come sono le mamme” sempre assente, decine di fratelli – e altrettanti padri – dai nomi sempre più improbabili e una rete di affetti che rende il senso profondo di “famiglia allargata” e ruota attorno alla figura diBenjamin, professione: capro espiatorio. Dal 28 marzo la tribù torna in libreria conCapolinea Malaussène(Feltrinelli, 400 p., 22€),il volume che chiude la sagae segna un addio che, per chi li ha amati, sarà nostalgico e doloroso. Se non hai mai avuto la fortuna di leggere le loro avventure, è il momento giusto per fare la conoscenza diJérèmy, È Un Angelo, Verdun e Signor Malaussène, degli occhiali rosa delPiccoloe diJulien, cane epilettico ma, soprattutto, puzzone. Primo appuntamento:Il paradiso degli orchi(Universale Economica Feltrinelli, 208 p., 11€). La saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard Dalla Francia all’Inghilterra, dalla Belleville popolare ai salotti “bene” con un balzo temporale che ci riporta alla fine degli anni ’30.Elizabeth Jane Howard– i cui romanzi sono pubblicati in Italia daFazi Editore– racconta la storia di una famiglia alto-borghese a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Se la trama, o meglio le trame, seguono l’evoluzione di tutti i Cazalet, l’accento è peròsulle donne della famiglia, sul loro ruolo(in famiglia, ma anche nella società) e sulle sue trasformazioni. Sullo sfondo, la Storia: le vicende personali si intrecciano con i cambiamenti politici e sociali degli anni ’40 e ’50 e i profondi stravolgimenti che la guerra prima e la ricostruzione poi portano con sé. La guerra che è una minaccia sempre più vicina nel volume che apre la sagaGli anni della leggerezza(606 p., 13€), che inizia due anni prima dello scoppio del conflitto.Conflitto che è invece lo sfondo su cui si muovono le vicende del secondo volume(Il tempo dell’attesa, 640 p., 13€), in cui alla leggerezza del periodo pre-bellico si sostituiscono l’ansia e l’inquietudine. La saga segue la famiglia Cazalet fino agli anni ’50 e auna nuova generazione pronta a prendere il postodi quella che ci ha accompagnato, riga dopo riga, per migliaia di pagine. Nella consapevolezza che, dentro e fuori Home Place,niente sarà come prima. Patria di Fernando Aramburu Non tutti amano le saghe familiari che si dipanano per migliaia di pagine, un libro dopo l’altro. Per fortuna, sono tantissimi gli autori e le autrici che sono riusciti a condensarle tra le righe di un unico romanzo:Gabriel Garcia MarquezinCent’anni di solitudine,Jeffrey EugenidesinMiddlesex,Nguyễn Phan Quế MaiinQuando le montagne cantano, solo per fare tre esempi lontanissimi per epoca, ambientazione e tematiche. Se dovessimo consigliarne solo uno, però, sarebbe questo. Uscito nel 2017 perGuanda(632 p., 19€), ha vinto il Premio Strega internazionale nel 2018. Due famiglie senza cognomi, talmente unite da essere una, una guerra intestina e una (in)evitabile frattura. Fernando Aramburu descrive una parabola in cui umanità, politica, rancori, affetti si rafforzano, dividono, lacerano. A fare da sfondo, ma ancheprotagonista al pari dei membri delle famiglie di Joxian e del Txato(e delle loro mogli, Miren e Bittori), il “profondoEuskadi”, un paesino rurale della Guipúzcoa, nei Paesi Baschi della lotta armata dell’ETA. Un racconto chesegueallo stesso tempo i fili della Storia e quelli dei rapporti che si intreccianotra le famiglie e dentro le mura domestiche, mostrando come una pace solo apparente possa spezzarsi ma anche come, oltre le fratture sia possibile – forse – il perdono. Anche oltre le parole: «Niente, non si dissero niente»
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