Categories: Economia

Famiglie: il lavoro è sempre più instabile

 

Non più solo full-time a tempo indeterminato. Negli ultimi venti anni, il lavoro a termine e altre forme di lavoro temporaneo sono diventati sempre più comuni. L’instabilità non è più l’eccezione, considerando anche che queste tipologie di lavoro sono le prime a contrarsi durante le fasi di recessione, ma anche le prime a crescere rapidamente nelle congiunture di ripresa economica. E la pandemia, impattando fortemente su un mercato del lavoro già provato dalle crisi finanziarie del 2008-2009 e del 2011-2012, ha ulteriormente incentivato questa diffusione. Ma quanto un mercato del lavoro così instabile influenza il grado di soddisfazione lavorativa delle famiglie italiane? Il nuovoRapporto Annuale 2022 Famiglia e lavoro(realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche – Applicazioni Data Science – diAnpal Servizi) fornisce una fotografia del mercato del lavoro nella prospettiva delle famiglie italiane, basandosi sui dati del 2021. Il report indaga, tra l’altro, un’eventuale associazione tra due indicatori:l’intensità lavorativa(intesa come distanza rispetto a un impiego full time) eil grado di soddisfazione mediotra i membri occupati della famiglia (misurato esprimendo un punteggio su una scala da 0 a 10). Il campione di famiglie è stato selezionato tra quelle che hanno almeno un componente occupato, per un totale di circa 15 milioni. E se le famiglie con lavoratori part-time o temporaneial Nord rappresentano circa il 10% del totale,nel Mezzogiorno la loro quota supera il 16% del totale. Una bassa intensità di lavoro si riscontra maggiormente tra i monogenitori (per il 29,7%). Ma se si è single e senza figli, si raggiunge il 77,7%, in assoluto il valore più elevato. Anche questo report conferma chele donne italiane continuano a farsi carico del lavoro di curain misura molto maggiore rispetto agli uomini: forniscono l’apporto maggiore all’intensità lavorativa solo in un quinto dei casi, dato che scende ancora di più in presenza di due o più figli minori. Parliamo di soddisfazione La maggioranza delle famiglie (oltre il 73%)si dichiara soddisfatta o molto soddisfatta del lavoro svolto. Un dato significativo: l’81,7% delle famiglie con un livello alto o molto alto di soddisfazioneè formata da soli occupati in lavori stabili(contro il 67,5% nei nuclei con soli occupati temporanei). Dei gruppi familiari presi in esame, solo lo 0,2% presenta sia un basso livello di intensità di lavoro che di soddisfazione lavorativa, e di esso, circa il 58% lavora in professioni di livello medio. Fortunatamente, la quota maggiore di famiglie (34,4%) si concentra nella classe “intensità lavorativa molto alta” e “alto livello di soddisfazione”. Ed è proprio in questa fascia del campione che ricade il maggiore numero didiplomati e laureati, oltre al 40% deiprofessionisti high-skill(contro il 18,4% presenti nelle famiglie con bassi livelli per entrambi i parametri). Inoltre, poco meno del 74% delle persone che sono molto soddisfatte del proprio lavoro e che lavorano con una grande intensità hanno un contratto di lavoro standard, mentre il 61% dei membri delle famiglie che riportano bassi livelli per entrambi gli indicatori hanno contratti di lavoro temporanei. Dove vivono i lavoratori più soddisfatti? In generale, le regioni italiane con una maggiore intensità di lavoro presentano anche un maggior livello di soddisfazione per il lavoro svolto. A conferma dello storicodivario Nord-Sud, nella Provincia di Bolzano solo il 10% delle famiglie riporta bassi livelli di intensità lavorativa, mentre in Sicilia questa quota sale al 36,9%. Il Mezzogiorno ha anche una percentuale di famiglie insoddisfattesuperiore alla media nazionale(pari al 4,3%): la Calabria raggiunge l’8,6%, mentre la Campania il 7,4%, seguite dalla Sicilia (6,6%). Se Calabria e Campania sono le regioni in cui il mercato del lavoro presenta maggiori criticità, Marche, Toscana e Umbria hanno famiglie con livelli elevati di intensità di lavoro e soddisfazione lavorativa. La Provincia Autonoma diBolzanosi conferma in testa alla classifica, riportando i dati migliori per entrambi i parametri (spiccando per un basso livello di soddisfazione lavorativa presente solo nel 2,2% dei casi). Disparità del genere ci ricordanoquanto sia necessario incentivare l’occupazione stabile, promuovendo una maggiore formazione professionale e introducendo incentivi fiscali per le aziende che assumono a tempo indeterminato. E nel frattempo,sostenere le famiglie che attualmente svolgono lavori precariattraverso politiche di welfare come sussidi, agevolazioni, e supporto per l’accesso ai servizi essenziali. Creare una società più equa è l’unica strategia perché tutti i cittadini abbiano la possibilità di vivere dignitosamente e di contribuire alla crescita economica e sociale.

Redazione

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