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Direttiva case green: quali trasformazioni ci attendono?

 

L’atteggiamento del Governo italiano riguardo la proposta didirettiva sull’efficientamento degli edificiè stato analogo a quello tenuto nei confronti della proposta sulla mobilità elettrica. Per Salvini la spinta verso lecase “green”sarebbe «una patrimoniale mascherata». Meloni aveva rivendicato il rallentamento dell’approvazione del passaggio delle vendite solo alle auto elettriche dal 2035: «È un nostro successo». Il ministroUrso: «Abbiamo svegliato l’Europa». In realtà, ricordiamo che le istituzioni comunitarie accelerano perchésiamo indietro rispetto agli obiettivi climatici al 2030.I Paesi dell’Ue hanno ridotto di un quarto le emissioni climalteranti rispetto al 1990, ma dovremmo ridurle del 55% al 2030, cioè fra 7 anni e mezzo. E gli effetti della siccità in molti Paesi sotto i nostri occhi non sono che uno dei tanti aspetti di una emergenza climatica che incombe. In realtà c’è anche un motivo più diretto della direttiva edifici che riguarda direttamente leesigenze dei cittadini.La spinta a rendere i nostri edifici più efficienti consente infatti diridurre fortemente le bollette,migliora il comfort termico degli ambienti, valorizza gli immobili(un edificio di classe A vale almeno il 30% in più di uno di classe G). Non è un caso che l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili)condivida l’impostazione della direttiva ritenendo “indispensabile” un grande piano di riqualificazione energetica degli edifici italiani e sottolineando contemporaneamente l’importanza di individuare le risorse necessarie. Ovviamente gli incentivi ci saranno, come sono esistiti dal 2006, ma indubbiamentebisogna accelerare. Si stima infatti che dobbiamointervenire su 1,6 milioni di edifici, il che implica 160.000 riqualificazioni l’anno.Nell’ultimo ventennio in Italia, come nel resto d’Europa,il ritmo degli interventi è stato pari all’1% della superficie costruita, mentre dovremmo gradualmente raddoppiare questa percentuale. Sono molti gli elementi interessanti della direttiva ma ne ricordiamo uno e cioè lostop agli incentivi allecaldaiedal 2024,mentre noi abbiamo continuato a sostenere questa tecnologia. Una tempestiva eliminazione delle caldaie a combustibili fossili consentirebbe di risparmiare l’8% delle importazioni di gas dell’Ue. Maquali trasformazioni ci aspettano?Sempre l’Ancesottolinea che servirebbe un granderafforzamento del numero di muratori, idraulici, elettricisti, falegnamie incolpa un sistema formativo inadeguato. Tutto vero, ma questa constatazione sottolinea le grandi prospettive occupazionali che si aprono in questo settore. La definizione di obiettivi ambiziosi comporterà la creazione di una quantità notevole di nuovi posti di lavoro. In realtà,questa sfida impone anche una rivisitazione dei modelli dilavorodelle imprese del settore, fino ad arrivare a una forte transizione, come proposto dalla industrializzazione della riqualificazione che accorcia tempi e costi secondo il modelloEnergiesprong, partito in Olanda e poi attecchito in altri Paesi europei.

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